L’EUROPA non è dei banchieri tedeschi, l’Europa è dei cittadini europei». Il premier Matteo Renzi legge con disappunto l’attacco che gli riserva il potente presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Ma non perde le proprie certezze. MA IL premier non perde la calma. «Bene bene, questo è un ottimo segnale, se pensano di farci paura lo vedranno, hanno sbagliato governo ». Però al secondo giorno consecutivo di attacchi tedeschi all’Italia – mercoledì era stato il capogruppo del Ppe a Strasburgo Manfred Weber – a Palazzo Chigi rifiutano di parlare di incidente tra Roma e Berlino. Già, perché la convinzione di Renzi e del suo staff è che né Weidman, né Weber, né Schaeuble rappresentino la linea della Germania. «In Germania decide la Merkel e la linea della Cancelliera è un’altra». Il governo italiano non perde il sangue freddo nella battaglia per ottenere maggiore flessibilità sui conti in cambio di riforme.
D’altra parte, ricordano tutti come un mantra, «Roma non chiede di cambiare il Patto di stabilità, ma di interpretarlo in modo più elastico per far ripartire l’economia». Ma visto che la prudenza non è mai troppa, il governo prepara le contromisure per farsi valere in Europa e lo fa in collegamento con gli uomini di peso del Pd all’Europarlamento. Già, perché il 15 luglio il popolare Jean Claude Juncker dovrà ottenere la fiducia di Strasburgo. E come dice Simona Bonafè il presidente in pectore della Commissione europea per passare «ci dovrà dare delle spiegazioni, ci dovrà dire come intende applicare la flessibilità già concordata ». Con il Partito democratico pronto a far saltare il patto con il Ppe con il quale governa il Parlamento di Strasburgo in Grande Coalizione. E nella battaglia europea Renzi e il Pd sanno di avere anche la copertura del presidente Napolitano, che ieri ha ricordato come l’Italia «negli ultimi anni ha fatto molto, l’aggiustamento della finanza pubblica che c’è stato in Italia negli ultimi anni può sfidare qualsiasi termine di paragone ». E il Capo dello Stato ha ricordato che il risanamento dei conti deve essere combinato «all’imperioso obiettivo del rilancio della crescita».
Renzi sapeva che la vittoria ottenuta sette giorni fa a Bruxelles con l’approvazione da parte dei leader del documento sulla flessibilità sarebbe stata solo la prima battaglia per arrivare davvero a un Patto meno dogmatico, visto che il principio politico apbolezza provato dai capi di Stato e di governo ora deve essere declinato in realtà principalmente dalla Commissione. E il premier per chiudere la partita conta sulla Cancelliera: «La Merkel ha interesse ad avere un rapporto con Renzi — spiegano gli esperti di Europa del Pd — altrimenti l’Unione con chi la manda avanti?». Considerazione che sconta la politica di Hollande e l’isolamento di Cameron. E c’è la convinzione che anche la donna più potente del mondo voglia sinceramente andare verso la flessibilità per aiutare la ripresa in tutto in Continente. E in queste ore ad ammorbidire Schaeuble ci pensa il ministro Padoan con telefonate assai frequenti. La situazione ricorda il 2012, quando i falchi guidati dalla Buba di Weidman e dal Finanzminister picchiavano contro lo scudo antispread chiesto da Monti per salvare la moneta unica: alla fine la Merkel sostenne l’Italia e nonostante le bordate lo scudo passò. L’ottimismo di Renzi sulla partita europea è anche dovuto dal fatto che la Germania non è un monolite, che anche a Berlino si fa politica e c’è chi si comporta duramente con i paesi del Sud Europa per lucrare voti. Per questo ieri non ci sono stati contatti chiarificatori tra Renzi e la Merkel dopo l’agguato di Weber al Parlamento europeo, visto che il quarantunenne capogruppo del Ppe milita tra le fila della Csu, alleato bavarese della Cdu della Cancelliera spesso su posizioni più intransigenti. «Anche da loro si fa politica», è la certezza del governo italiano. Così come si pensa ci sia anche una dose di gioco delle parti, con i falchi alla Schaeuble dentro alla Cdu che fanno i duri per tranquillizzare la base del partito e l’opinione pubblica sul fatto che la Germania non permetterà un allentamento delle regole di bilancio dell’eurozona. Salvo poi far passare in sordina le novità in Europa. Almeno questa è la scommessa italiana.
da La Repubblica