Ci siamo, da domani per l’undicesima volta dal 1959 toccherà all’Italia guidare l’Unione europea. Un semestre cruciale per Renzi, che mercoledì presenterà davanti al Parlamento di Strasburgo le sue priorità politiche per l’Europa. Una traccia del discorso al quale il premier lavora di persona da qualche giorno si trova su italia2014. eu, il sito della presidenza italiana preparato dallo staff di Palazzo Chigi: «Il tema dell’Europa è dire ai nostri figli, noi che siamo la generazione Erasmus, che è possibile che l’Europa oggi sia il luogo in cui è possibile la speranza». Insomma, ricreare intorno al progetto comunitario quell’alone di sogno spazzato dalla crisi. «Non provate un brivido pensando di essere chiamati oggi a realizzare quel sogno degli Stati Uniti d’Europa avuto da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto?».
Si spinge avanti Renzi evocando gli Stati Uniti d’Europa, e il suo sogno nascosto è di dare il via a una nuova costituente che riapra i Trattati per far avanzare il progetto continentale dopo gli anni della crisi, del rigore e dell’exploit dei populisti. Ma se il governo italiano riuscirà a centrare questo difficile obiettivo dipenderà dal clima politico che si respirerà nei prossimi mesi e per questo l’avvio di una riflessione così profonda sul futuro dell’Unione arriverà solo se Renzi troverà terreno fertile. Ad ogni modo le priorità della presidenza, quelle che il governo porterà certamente a Strasburgo e Bruxelles, sono di per sé ambiziose. Crescita, lavoro, immigrazione, energia, Green Economy, digitale, ricerca, infrastrutture e investimenti. Saranno questi i temi che il premier, affiancato dal sottosegretario Gozi, e i ministri che per sei mesi guideranno i consigli settoriali dell’Unione proporranno ai partner Ue.
Senza dimenticare che resta aperta la partita delle nomine, con i leader che hanno indicato solo Juncker alla guida della Commissione. Mancano l’assegnazione della presidenza del Consiglio europeo, dell’Eurogruppo e del ministro degli Esteri. Senza contare che Juncker deve ancora assegnare i portafogli ai commissari che saranno indicati dai governi. Saranno loro a dover trasformare in atti concreti quella flessibilità sui conti in cambio delle riforme strappata dall’Italia e dalla quale dipendono i margini di manovra di Renzi sull’economia.
Probabilmente a Strasburgo il premier non andrà a braccio, per la prima volta nella sua carriera politica potrebbe attenersi a un testo scritto. Di fronte a sé troverà i 766 deputati appena eletti, metà dei quali alla prima esperienza in Europa. Tra gli esordienti i grillini, che hanno formato il contestato gruppo con gli estremisti dello Ukip e probabilmente dovranno sedere nell’estrema destra dell’emiciclo. Per l’occasione a Strasburgo è prevista la “rumorosa” presenza di Beppe Grillo. Nuovi anche gli estremisti greci di Alba Dorata, come i tre deputati della Npd, il partito neonazista tedesco.
E tra quelli di destra farà la parte del leone il Front National della Le Pen, vincitrice in Francia che però non è riuscita a formare un gruppo con la Lega e gli xenofobi olandesi di Wilders. Insieme agli altri si insedieranno domani, quindi passeranno all’elezione del presidente dell’Assemblea. In ossequio alla Grosse Koalition tra Pse e Ppe, alla quale si sono aggiunti i liberali, i primi due anni e mezzo della legislatura saranno guidati da dal socialdemocratico Schulz (salvo sorprese dei franchi tiratori), poi da un popolare. Domani verranno eletti anche i vicepresidenti, due dei quali italiani: Sassoli (Pd) e Tajani (Fi). Giovedì, all’indomani del discorso di Renzi a Strasburgo, la Commissione europea uscente guidata da Barroso sarà in visita a Roma per una riunione operativa con il governo. Il 7 luglio il primo Ecofin presieduto da Padoan, poi nel corso dei mesi i vari consigli a guida italiana a Bruxelles e, quelli informali, ospitati in Italia con molti appuntamenti a Milano per creare un effetto traino in vista di Expo 2015.
La Repubblica 30.06.14