Pessima notizia quella del flop del bonus assunzioni per gli under 29 che, nonostante la ricca dotazione (quasi 800 milioni di euro), non riesce a decollare. Vi sono almeno due ragioni: la prima è la mancata risposta del Mezzogiorno, a cui è dedicata gran parte della provvista (500 milioni), segno del distacco sempre più marcato del Sud rispetto al resto d’Italia, i cui vagoni sono lontani dalla locomotiva, per quanto lenta sia; la seconda è un campanello d’allarme per il decollo dell’altro provvedimento, sempre per under 29, che si chiama Garanzia giovani, che a due mesi dall’avvio registra notevoli ritardi da parte delle Regioni e l’assenza di una cabina di regia nazionale e di una rete di servizi all’impiego, in grado di reggere l’obiettivo di coinvolgere 900 mila giovani, nonostante la dote ricca di 1,5 miliardi.
Il flop del bonus, che qualcuno propone di usare a questo punto anche per la Garanzia giovani, rivela la debolezza di una politica del lavoro basata su incentivi temporanei, che non riesce ad affrontare i nodi strutturali dei costi di produzione e del costo del lavoro, insieme all’azzeramento della domanda delle imprese e al clima di sfiducia per un futuro incerto. È necessario più coraggio e una maggior decisione per rimettere al centro dell’agenda del governo e del paese la questione lavoro, in una settimana, la prossima, caratterizzata da tre eventi significativi: la ripresa del dibattito martedì al Senato sul disegno di legge delega di riforma del lavoro che, incassati 465 emendamenti, si sta di nuovo arroventando sull’introduzione del contratto a tutele crescenti e, di nuovo, sull’articolo 18; l’avvio mercoledì della sesta sanatoria per altri 32 mila esodati che, di toppa in toppa, non riesce a porre lo stop a una vicenda socialmente incresciosa, politicamente devastante ed economicamente insostenibile; le reazioni sindacali alla lettera del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha dichiarato che non ci sono più soldi per la cassa in deroga, che copre oggi 350 mila lavoratori.
Un inizio davvero bollente per il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea.
da www.lastampa.it
Flop del ‘bonus giovani’ di Letta, solo 22mila assunti
Il provvedimento, lanciato lo scorso agosto dal precedente governo, stanziò 800 milioni di euro con l’obiettivo di creare 100mila nuovi posti di lavoro
ROMA – La crisi morde e così si è rivelato un sostanziale flop il bonus per le assunzioni dei giovani tra i 18 e i 29 anni messo in campo l’anno scorso dal governo Letta per creare, in 18 mesi (e quindi fino all’inizio del 2015), circa 100mila nuovi posti con lo stanziamento nel periodo di 794 milioni. Secondo i dati Inps a fine giugno le domande confermate erano poco più di 22mila.
Al 23 giugno, si legge appunto negli ultimi dati elaborati dall’Inps, il numero totale delle domande di prenotazione arrivate per l’assunzione di giovani disoccupati erano 28.606, ma tra queste 5.499 sono scadute (andavano confermate entro la settimana successiva alla prenotazione). Le domande confermate sono dunque 22.124.
Il beneficio per ogni lavoratore assunto con il bonus è di un terzo della retribuzione lorda fino a un tetto di 650 euro al mese per un massimo di 18 mesi (12 mesi nel caso di trasformazione di un contratto a termine in un rapporto a tempo indeterminato). Quindi se si calcolano circa 8.000 euro in un anno per ogni assunto (il bonus varato nel decreto legge approvato esattamente un anno fa vale per le assunzioni fatte a partire dal 7 agosto 2013 mentre il click day è partito il 1 ottobre) al momento sono stati spesi meno di 160 milioni di euro (circa 7.150 euro per 11 mesi per 22.000 assunti considerandoli tutti assunti dall’inizio e tutti con il beneficio massimo cosa che naturalmente non è).
Non basta quindi il taglio totale dei contributi per 18 mesi per convincere le aziende ad aumentare il personale (il bonus prevedeva che l’assunzione dovesse incrementare l’organico rispetto all’anno precedente e non essere utilizzata per il turn over). E la “prudenza” delle imprese è cresciuta negli ultimi mesi. Se infatti a metà ottobre 2013 le domande arrivate erano 11mila e a metà dicembre 18mila, il numero delle richieste ha rallentato fortemente nei mesi successivi. Tra le domande di assunzione confermate prevalgono quelle degli uomini (13.827) rispetto a quelle delle donne (8.297).
Per il 2013 erano a disposizione 148 milioni che avrebbero dovuto consentire l’assunzione di circa 20mila giovani, 248 milioni erano stanziati per il 2014 mentre nel complesso sono stati stanziati 794 milioni con l’obiettivo di assumere 100mila giovani entro il 30 giugno 2015 (i fondi si spalmano fino a fine 2016 perchè il bonus dura al massimo 18 mesi).
L’incentivo viene assegnato solo per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani tra i 18 e i 29 anni purché l’assunzione porti a un aumento occupazionale nell’azienda rispetto all’anno precedente. L’agevolazione è pari a un terzo della retribuzione (fino a un massimo di 650 euro al mese) per una durata complessiva di 18 mesi. L’assunzione che deve riguardare giovani privi d’impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi ovvero privi di diploma di scuola media superiore o professionale, deve essere formalizzata entro 7 giorni dalla prenotazione dell’incentivo. Si può ottenere anche per contratti a tempo parziale e per gli apprendisti. L’incentivo spetta nei limiti di risorse specificatamente stanziate per ogni regione o provincia autonoma ed è autorizzato dall’Istituto in base all’ordine cronologico di presentazione delle istanze.
da www.repubblica.it