Ho molto apprezzato, ieri, le parole pronunciate all’Assemblea Nazionale del PD da Matteo Renzi e da Marianna Madia, rispettivamente, sulla scuola e sul rinnovamento della Pubblica amministrazione.
Concordo con il segretario quando fa riferimento ai concetti di comunità educante e di patto educativo, che richiamano tutti, ma proprio tutti (e non solo quelli che nella scuola lavorano e studiano), ad una responsabilità collettiva perché il nostro sistema di istruzione sia in grado di rispondere alla missione affidatagli dall’art. 3 della Costituzione (non a caso Calamandrei riteneva la scuola un “organo” dello Stato!). Perché questo accada, però, lo Stato deve fare la propria parte: deve cioè assumere iniziative legislative in grado di garantire, innanzitutto, inclusione e pari opportunità, adeguati livelli di apprendimento e continuità didattica per i ragazzi, dignità al personale della scuola.
Allo stesso modo ho apprezzato le limpide parole della ministra Madia a proposito delle norme inserite nel decreto di venerdì per l’ammodernare la Pubblica amministrazione. Le riporto: “Non è che giovane è meglio di anziano. Ma ci sono delle competenze e ci sono degli obiettivi che noi ci diamo oggi di modernizzazione della Pubblica amministrazione che si fanno solo coinvolgendo determinate generazioni, che ormai da troppo tempo non riescono ad avere opportunità, in particolare nella Pubblica amministrazione. È una scelta etica, è una scelta vera di riformismo perché con loro noi possiamo cambiare ogni giorno la nostra amministrazione…”. Applausi!
E a proposito di “ringiovanimento della pubblica amministrazione”, qualche mese fa scrissi: “Il personale della scuola italiana è il più “maturo” d’Europa, con la percentuale più alta di insegnanti ultracinquantenni e quella più bassa di under trenta. Occorre riflettere sull’invecchiamento di docenti e di personale ATA. Infatti, se è vero che possono contare su un’esperienza professionale ragguardevole, hanno sempre più difficoltà a stare al passo con il dinamismo della comunità scolastica e ad affrontarne le sfide: dall’inclusione dei ragazzi con disabilità a quella degli alunni non italofoni, dall’innovazione didattica alle esigenze dei nativi digitali, dall’apprendimento informale all’insegnamento per competenze.…Un avvicendamento è indispensabile e più urgente rispetto a qualsiasi altro settore del pubblico impiego, per ridurre la distanza anagrafica e generazionale tra docente e discente.”
Ecco perché è indispensabile, ORA, correggere l’“errore” contenuto nella riforma Fornero che ha impigliato 4000 tra docenti e ATA ultrasessantenni nella rete delle nuove norme mentre alla porta restano 4000 giovani in attesa.
Correggere finalmente questo errore e ringiovanire la scuola è – per dirla con le parole di Marianna Madia – “una scelta etica”.
Pubblicato il 15 Giugno 2014