Una donna, Rossella Orlandi, alla guida dell’Agenzia delle Entrate: è questa la nomina più importante e politicamente più significativa fatta ieri dal governo. La Orlandi prende il posto di Attilio Befera, andato in pensione e nominato nel 2008 dall’allora ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti.
La nomina del successore di Befera è arrivata dopo tre consecutive fumate nere dal Consiglio dei ministri perché dietro le quinte si è consumato uno scontro durissimo tra il premier, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Ha vinto Renzi. Altro era, infatti, il candidato del ministro e soprattutto degli alti burocrati ministeriali: Marco Di Capua, classe 1954, ex ufficiale della Guardia di Finanza, direttore vicario dell’Agenzia, braccio destro di Befera che lo aveva praticamente designato. Un candidato all’insegna della continuità sul piano della lotta all’evasione ed elusione fiscale ma anche su quello delle relazioni personali e di potere. Un membro di quello che è stato definito “il cerchio magico tremontiano” che dall’ex ministro porta a Marco Milanese, ex consigliere politico di Tremonti, al generale in pensione delle Fiamme Gialle, Emilio Spaziante, tutti, per quanto in maniera assai diversa (Tremonti non è indagato ma il suo nome è stato fatto in alcuni interrogatori) coinvolti nello scandalo veneziano del Mose.
Alle Entrate, il braccio operativo del governo nel contrasto all’evasione fiscale, arriverà invece Rossella Orlandi, nata ad Empoli nel 1956, attualmente direttore delle Entrate in Piemonte dopo una carriera tra la Toscana (dove ha incrociato Renzi) e Roma (è stata numero due dell’accertamento) dove venne chiamata da Massimo Romano, predecessore
di Befera, ma soprattutto uomo vicino a Vincenzo Visco. Ed è questo legame che fa pensare ad una scelta al vertice dell’Agenzia propedeutica ad un cambio di strategia contro gli evasori fiscali. Niente blitz modello Cortina che portano a poco, al di là del clamore mediatico, e più ostacoli preventivi, invece, (dall’incrocio delle informazioni contenute nelle banche dati al ripristino dell’elenco fornitoriclienti) ai comportamenti fiscalmente illeciti.
Dopo sei mesi di conduzione a due, il presidente Giuseppe Vegas e il commissario Paolo Troiano, si completa la squadra della Consob, la società di controllo delle società quotate. Entra la professoressa Anna Genovese (Catania, 1965) che insegna diritto commerciale all’Università di Verona. Per sei mesi, cioè dalla scadenza del mandato dell’ex commissario Michele Pezzinga, la Consob ha deliberato con il voto decisivo del presidente Vegas dal momento che per statuto le pronunce devono essere adottate a maggioranza con il voto del presidente che prevale in caso di parità.
Si chiude anche un’altra anomalia, quella dell’Istat, l’istituto di statistica, guidato dall’aprile del 2013 da un presidente facente funzioni. Quando, infatti, Enrico Giovannini venne nominato ministro del Lavoro nel governo Monti, Antonio Golini divenne il presidente facente funzioni dell’Istat in attesa di una nuova nomina. Il cui cammino, però, è stato tortuoso. Dopo un incidente parlamentare (visto che in una prima votazione in Commissione non si ottenne la maggioranza qualificata), l’aveva spuntata, con il governo di Enrico Letta, Pier Carlo Padoan che però poco dopo
è stato nominato ministro dell’Economia da Renzi. Il nuovo presidente dell’Istat è ora Giorgio Alleva, romano, classe 1955, professore di statistica alla Sapienza, già consigliere dell’Istat.
Confermato invece all’Agenzia del Demanio Stefano Scalera, mentre il nuovo presidente dell’Enit è Cristiano Radaelli che prende il posto del dimissionario Pier Luigi Celli.
da La Repubblica