Le rinnovabili hanno messo la freccia e il sorpasso, appena sfiorato nel mese di aprile, diventerà realtà entro la fine dell’anno. L’energia prodotta dalle fonti verdi è stata pari a quella delle centrali termoelettriche, alimentate a carbone e a gas naturale: un risultato che colloca il nostro Paese in cima alla classifica continentale per lo sviluppo della green economy. La Germania, che pure è partita prima dell’Italia nello sviluppo del settore, con le energie verdi copre il 27% del totale del fabbisogno, dato peraltro in crescita rispetto al 23% di un anno fa.
In Italia, ad aprile, le rinnovabili hanno contribuito al 49,1% della produzione netta totale di elettricità e al 43,7% della domanda. Un risultato ottenuto grazie a una prestazione sopra la media da parte dell’idroelettrico (più 12% rispetto all’aprile di un anno fa) che ha beneficiato di un inverno ricco di nevicate e di invasi colmi. Ma anche le altre non sono state da meno: sia l’eolico (+9,2%) che il fotovoltaico (+2,3%) hanno proseguito la loro crescita che dura ormai ininterrotta da sette anni. Ne fa le spese la produzione termoelettrica che, rispetto a un anno fa, ha subito un calo del 10,2%. Mentre rimane stabile la produzione di energia elettrica delle centrali a carbone, che da sole coprono il 18% del totale.
Un risultato che ha portato l’Italia a primeggiare nel settore. Lo rivela uno studio del colosso americano General Electric: siamo al terzo posto nella graduatoria della «dinamicità»
che prende in esame gli sforzi fatti negli ultimi cinque anni per migliorare il mix energetico, abbassare le emissioni di Co2 e rendere più sostenibile la produzione di energia. Una ricerca che ha preso in esame i 25 paesi Ocse più i Brics. Anche se lo stesso documento ricorda come le tariffe elettriche italiane siano quelle salite di più rispetto agli altri Paesi.
Con il successo delle rinnovabili, l’Italia non fa che allinearsi a una tendenza prevalente in tutto il mondo e che non è destinata ad arrestarsi nonostante i tentativi delle lobby delle fonti tradizionali. Secondo l’Agenzia Energetica Internazionale, entro i prossimi tre anni la produzione globale da fonti rinnovabili supererà quella da gas e sarà il doppio di quella da fonte nucleare. La crescita delle energie verdi sarà del 40% nel prossimo quinquennio, tanto che alla fine del 2018 la potenza
complessiva installata sarà pari a un quarto del totale. Un successo ottenuto grazie al rapido sviluppo delle tecnologie, oltre che ai massicci incentivi che hanno sostenuto la fase di start up. Quest’ultimo fattore è valido soprattutto per l’Europa, con i governi che sono poi dovuti correre ai ripari quando le bollette hanno cominciato a lievitare. E’ il caso dell’Italia, dove gli incentivi al solo fotovoltaico pesano per 6 miliardi all’anno sui consumatori e con il ministero dello Sviluppo economico che sta studiano un provvedimento per spalmare da 20 a 27 anni la spesa complessiva.
A spingere lo sviluppo delle rinnovabili sono soprattutto le economie emergenti, la Cina su tutte, e gli stati Uniti. I Paesi dove sono più ingenti gli investimenti in ricerca che stanno rendendo pale eoliche e pannelli fotovoltaici sempre più efficienti. Secondo una ricerca di CleanEdge, istituto americano specializzato nel mercato del ‘green tech’, l’energia dal sole ha i margini di crescita maggiori, con il costo del fotovoltaico è destinato a scendere costantemente con una media del 7% ogni anno.
Sempre secondo CleanEdge, entro il 2021 la potenza generata da impianti fotovoltaici dovrebbe superare quella generata dall’eolico. Al momento, le pale alimentate dal vento dispongono, in media, di una capacità produttiva 2,5 volte maggiore rispetto ai pannelli solari, ma questa situazione si potrebbe capovolgere entro il 2021. Tornando all’Italia, il fenomeno ha il suo inevitabile prezzo. Le aziende elettriche sono costrette a chiudere le centrali più vecchie e meno efficienti. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha appena autorizzato la messa fuori esercizio definitiva di sette impianti dell’Enel e due di Edipower (gruppo A2a) ed è in corso la procedura per altri 5 impianti dell’ex monopolista e altri due di A2a. Questo significa cassa integrazione e riduzione di personale. Ma anche accordi innovativi come quello firmato l’altro giorni proprio da A2a con i sindacati: a fronte di 120 prepensionamenti verranno assunti in due anni 30 giovani.
La Repubblica 03.06.14