Giovane chiama giovane? Avrà contato «l’entusiasmo giovanile di Renzi», per dirla con il sociologo Piergiorgio Corbetta, sta di fatto che il voto degli under 45 nel 2014 cambia verso. E regala al Pd un primato che gli sfuggiva «da qualche lustro», in due fasce elettorali determinanti per un Paese che guardi al futuro. Un fronte su cui, ancora una volta, la sfida diretta era quella con i 5 stelle.
I provvedimenti del governo, un nuovo modo di comunicare a colpi di tweet, i toni informali del segretario Pd: è presto per dire cosa abbia fatto più presa nell’elettorato under 40 e dintorni. Intanto ci sono numeri. Quelli di Ipsos, secondo cui il partito scalato da Matteo Renzi oltre a sfondare il muro del 40% conquista anche la vetta delle preferenze tra i 18 e i 24 anni: lo ha scelto il 35,5% dei giovanissimi, contro il 25,4% che si affida a Grillo e il 15,2% che punta su Forza Italia. Tecné analizza un segmento differente, tra i 18 e i 29 anni: il Pd raccoglie il 31% dei consensi, M5s il 34%, Fi il 12% «ma i Democratici hanno recuperato moltissimo – spiega il presidente Carlo Buttaroni – in questa fascia anagrafica l’anno scorso Grillo dilagava». «Il maggior successo» si registra però nella fa- scia 30-44 anni: il Pd è al 39%, contro il 26% del M5s e il 15% di Fi: fermo restando che in numeri assoluti il Pd raccoglie risultati «molto di sopra alla media» nelle fasce «over 45 e over 65», sono appunto i 30-40enni a regalare «l’incremento più significativo rispetto alle politiche 2013 quando invece la risposta era stata molto negativa. E in questo i dati Ipsos sono coerenti con i nostri». Quanto al consenso per Fi, «è interessante come sia più trasversale: la maggior parte dei voti li raccoglie ancora nelle fasce anagrafiche più alte, ma perde di meno tra i giovani».
Un altro sorpasso del Pd sul M5s, insomma, oltre a quello complessivo: «Il dato forte – riassume Buttaroni – è che il consenso del M5s in queste due fasce sia andato prevalentemente verso il Pd». C’è poi una considerazione sull’astensione, altra protagonista di queste Europee: «Una peculiarità di questo voto è che il calo della partecipazione si è fatto sentire in tutte le fasce di età, ma meno tra gli under 44». Il non voto insomma non seduce più come prima i più giovani. Un’indicazione che si ritrova nell’analisi dei flussi dell’Istituto Cattaneo di Bologna. «Ci sono due componenti fonda- mentali del successo del Pd – nota il professor Corbetta -: guadagna dal crollo di Scelta civica, i cui elettori per 3/4 si sono reindirizzati sui Democratici; e non per- de verso l’astensione, opzione scelta solitamente in larga parte dai giovani: un indizio indiretto che una parte dell’elettorato giovanile ha messo una scheda nell’urna perché c’era il Pd di Renzi».
RAGIONI E FRAGILITÀ DEL CONSENSO
Quanto alle ragioni di questa rinnovata sintonia tra il principale partito della sinistra italiana e gli under 45, il docente del Cattaneo precisa di non avere dati specifici ma riflette: «Renzi ha dato una sua impronta, nel governo e nel partito, con un forte rinnovamento anagrafico. In generale, in un contesto che penalizza i giovani qualsiasi richiamo allo status quo li avrebbe danneggiati, è evidente che chi parla di rottamazione e cambiamento dà loro speranza». Roberto D’Alimonte, politologo professore alla Luiss e direttore del Centro Italiano Studi Elettorali, a partire da questi e altri dati (di Ipr e Ghisleri, commentati ieri sera nel salotto di Vespa), sintetizza: «Il successo Pd in queste fasce di età è plausibile, Renzi parla il loro linguaggio, si è circondato di ministri e candidati giovani, ha dimostrato attenzione nei loro confronti. Gli 80 euro? Non credo siano stati determinanti per questo segmento elettorale». Ha pesato la forma o la sostanza? «Direi entrambe, i giovani si sono riconosciuti in lui, gli danno credito». «Renzi gode di quel fattore di novità, che solo un anno fa era rappresentato da Grillo – rimarca il professor Corbetta – e questo gioca a favore di un atteggiamento positivo dei giovani nei suoi con- fronti. Poi – avverte – può subentrare la delusione, Grillo ne è già stato colpito». Che la rinnovata luna di miele tra giovani e Pd sia tutta da coltivare lo suggerisce anche Buttaroni, sulla base di un’al- tra caratteristica di queste elezioni europee: «Il legame tra elettori e politica è debole e questo comporta un consenso provvisorio – avverte -: se cioè in passato era determinante l’ultimo mese della campagna elettorale, poi l’ultima settimana, oggi lo è l’ultimo miglio, tra la ca- sa e il seggio. Si decide insomma negli ultimi cinque minuti, tutte le previsioni sono destinate a essere smentite». «Il dato saliente della politica italiana oggi è la volatilità – concorda D’Alimonte – Renzi può costruire un nuovo blocco sociale maggioritario come sgretolare questo risultato. Ma nella conferenza stampa post voto si è mostrato consapevole del- la fragilità del consenso, credo che lavorerà per consolidarlo».
L’Unità 28.05.14