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"Strage anti-semita a Bruxelles: tre morti", da l'Unità

Tre morti, un ferito gravissimo. Il Belgio è sotto shock per l’attentato al museo ebraico di Bruxelles, proprio alla vigilia del voto europeo. Chiaro il movente anti-semita, confermano gli inquirenti. In un’intervista a l’Unità Amos Luzzato dice: «Sangue versato contro l’Europa». Non era mai accaduto. Dalla fine della seconda guerra mondiale non era mai accaduto un attacco antisemita così grave come la sparatoria di ieri al museo ebraico di Bruxelles, in cui hanno perso la vita tre persone e una quarta è rimasta gravemente ferita. Il Belgio andrà alle urne sotto choc oggi, giorno di voto per le elezioni europee, nazionali e locali. Secondo le prime ricostruzioni alle 15.48 di ieri un Audi scura si è fermata in doppia fila davanti al museo ebraico della capitale belga, vicino alla sinagoga, e dalla macchina è sceso un uomo con una sacca. La sparatoria sarebbe avvenuta davanti e anche all’interno del museo, secondo alcuni testimoni. Una serie di colpi, in pochi secondi. Poi l’uomo è risalito in macchina ed è fuggito, qualcuno è riuscito a segnare il numero di targa. Per due donne e un uomo rimasti a terra la corsa in ospedale è stata inutile, gravissima una quarta persona. Secondo testimoni l’assassino sarebbe stato aiutato da un secondo uomo che guidava la macchina. La polizia avrebbe fermato un sospetto e dà la caccia ad una seconda persona.
L’elegante quartiere Sablon, dove è avvenuta la sparatoria, era affollato per la Bruxelles Jazz Marathon che è stata immediatamente sospesa. Il ministro degli esteri belga, Didier Reynders, che si trovava nei paraggi è stato il primo a commentare su Twitter: «Sono scioccato dalla notizia dei morti al museo ebraico. Un pensiero alle vittime che ho visto sul posto e alle loro famiglie». Più tardi la ministra dell’Interno Joëlle Milque
ha spiegato alla stampa che «un uomo è entrato nel museo e ha sparato in fretta. Tutto porta a credere che si tratti di un attentato antisemita». Anche per il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, la sparatoria al museo ebraico di Bruxelles «è probabilmente un atto terroristico». Il premier, il socialista di origini italiane Elio Di Rupo su Twitter si dice «molto scioccato». Matteo Renzi gli esprime la solidarietà del governo italiano, l’attentato dice è «una ferita aperta per noi europei, un monito a tenere alta la guardia».
L’episodio ricorda gli attentati antisemiti avvenuti nelle cittadine francesi di Tolosa e Montauban nel 2012, in cui
hanno perso la vita tre militari e quattro civili di religione ebraica. Per il presi- dente della Lega belga contro l’antisemitismo (Lbca), Joel Rubinfeld, la verità è che oramai «c’è stata una liberalizzazione del verbo antisemita e questo è l’inevitabile risultato di un clima che di- stilla l’odio». Per Philippe Mankiewicz, ex presidente di un’altra associazione ebraica belga (Ccojb), «non è solo la comunità ebraica ad essere colpita, ma tutta la democrazia belga».
FEBBRE EUROPEA
A novembre dell’anno scorso l’Agenzia europea per i diritti fondamentali aveva pubblicato un sondaggio condotto tra le comunità ebraiche di otto Paesi d’Euro- pa. L’88% degli intervistati in Belgio ha affermato che negli ultimi anni l’antisemitismo è aumentato nel Paese. Delle percentuali più alte sono state riscontra- te solo tra le comunità ebraiche di Francia e Ungheria. Il 77% degli ebrei belgi ha detto di ritenere l’antisemitismo «un problema grave» e dal 2008 il 10% è stato vittima di violenze fisiche o di minacce antisemite.
Segnali preoccupanti, tanto più quando in Paesi come Francia e Ungheria i sondaggi delle europee prevedono una vittoria dell’estrema destra. Sia il Front National francese che il partito Jobbik ungherese sono apertamente antisemiti. L’anno scorso ha fatto scalpore il caso di un europarlamentare dello Jobbik, Csanad Szegedi, che si è scoperto di origini ebraiche, si è convertito all’ebraismo e per questo ha lasciato il partito.
Nonostante il clima pesante oggi i cittadini del Belgio devono votare anche per rinnovare il parlamento nazionale e le assemblee regionali. Le ultime elezioni nazionali risalgono al 2010 e hanno visto il trionfo del partito indipendentista fiammingo N-Va guidato da Bart De Wever. Ne è seguita la più lunga crisi politica del Paese con un estenuante negoziato di 541 giorni per formare una coalizione di governo senza la N-Va.

L’Unità 25.05.14