Siamo stati tra i primi a commentare e stigmatizzare la scelta del doppio menu sulla base del reddito voluto dal Sindaco di Pomezia per le bambine e i bambini che frequentano le scuole. Quel sindaco è del Movimento 5 Stelle, ma avremmo criticato con la stessa forza una scelta così discriminatoria qualsiasi fosse stato il colore politico di quell’amministrazione. Certo però colpisce particolarmente, ed è particolarmente emblematico, che quella scelta venga proprio da un esponente grillino. Il merito di quella scelta segna una differenza nel modo di intendere la responsabilità da parte di chi governa e di praticare l’uguaglianza, che dovrebbe essere il valore cui tutta la classe politica e dirigente si ispira. Non è la prima volta che assistiamo a scelte palesemente inique e discriminatorie, ma desta preoccupazione e allarma che il protagonista di queste scelte sia proprio quel Movimento che pretende di esprimere un nuovo modello di politica. Perché quello che emerge è un modello retrogrado, egoista, superficiale. Pensare che in una scuola si possano servire menu diversi a seconda di quanto la famiglia ha potuto pagare, significa minare alle fondamenta i valori di uguaglianza che la scuola deve non solo insegnare, ma proteggere lasciando che le nostre bambine e i nostri bambini conservino più a lungo possibile l’innocenza che li porta a vedere il mondo popolato di persone pur con infinite differenze certo, ma trattate con pari rispetto e dignità, uguali. Ma come si può immaginare che ad un certo punto, mentre per tutta la giornata tutte e tutti fanno le stesse cose, a qualcuno viene servito il dolce e a qualcun altro no? Non è evidente, e stridente con ogni naturale senso di solidarietà umana, che si tratterebbe di un momento di clamorosa e sconvolgente ingiustizia? E se anche fosse vero che l’idea viene da alcuni genitori, come il sindaco di Pomezia ha dichiarato, come si può non capire e non spiegare che è un’idea sbagliata?
Chi è disposto a pagare 40 centesimi in più ha anche il dolce, chi non può permetterselo deve farne a meno. Fin da piccoli chi ha meno riceve meno. Esattamente l’opposto di quanto prescrive la Costituzione: si rinuncia a rimuovere gli ostacoli alle disuguaglianze, come indica l’art. 3, e anzi un ostacolo di reddito diventa una discriminazione quotidiana. Così fallisce la scuola e fallisce quell’Istituzione che non aiuta la scuola ad essere spazio dove si impara a crescere, a socializzare, a conoscere, relazionarsi, rispettarsi. Inseguendo un’idea manageriale e senza radici ideali della gestione del governo, si finisce per considerare la scuola solo una spesa. E se non a tutti spetta il dessert, questa diventa una metafora della vita: per qualcuno la vita è meno dolce e meglio farlo capire da subito.
Quello che sembra non vedere il sindaco grillino è quanto la sua scelta sia diseducativa e quanto colpisca il senso civico di bambine e bambini che saranno cittadi- ne e cittadini di domani. Come sembravano non capire sindaco e altri membri della giunta del Comune di Mira, in provincia di Venezia, sindaco e giunta del M5s, quanto fosse discriminatoria, sbagliata e di cattivo esempio la sfiducia verso l’assessora all’Ambiente e allo sport, Roberta Agnoletto, cacciata perché incinta lo scorso anno. Non è un’Italia nuova questa. E non è polemica politica, non è contrapposizione ideologica. È guardare alle scelte di merito, sapendo che le scelte di merito esprimono sempre valori e quando compiute da chi ha cariche di governo incidono concretamente sulla vita di persone e comunità. E guardando al merito si vede che chi urla contro il sistema, poi, quando si trova con responsabilità elettive o di governo, si limita alla presenza protestataria, come in Parlamento, o compie scelte prive di quel senso civico e di quel rinnovamento etico che tanto viene evocato.
Senso civico che nel caso delle mense di Pomezia hanno mostrato quelle imprese che hanno rinunciato a partecipare alla gara. Senso civico e di uguaglianza che ci auguriamo possa portare il Comune di Pomezia a rivedere le sue scelte e indire un nuovo bando per una mensa che sia uguale per tutte le bambine e tutti i bambini.
L’Unità 24.05.14