Due anni non sono passati invano, ma due anni non potevano bastare e non sono bastati. In due anni dalla prima scossa di quella tempesta infinita di tremori e tragedie sono serviti ai paesi della Bassa per ripartire: ben sapendo che ci si sarebbe trovati un giorno a metà del guado. Ricostruire è un’opera anche dell’anima: ricostruire è ricostruirsi, nella fiducia da ritrovare giorno per giorno, quando a sera si fa il conto della fatica spesa, delle speranze tradite, dei risultati raggiunti. E ci si guarda allo specchio: per riconoscersi, ancora. In cosa è stato riportato a come era, in cosa è stato cambiato o si vuole cambiare, in cosa ancora non si sa se e come potrà essere futuro nella memoria del passato. Nel presente, tutti i paesi stravolti dal terremoto sono uguali e diversi. Uguali nella coraggiosa determinazione ad andare fino in fondo, magari non sapendo bene ancora quale sarà e come sarà la meta di questo cammino così impegnativo. Diversi nel loro apparire, nei segni lasciati dalle ferite che si è voluto curare subito, con sollecitudine incurante di sconfinare nell’impazienza: diversi nella consapevolezza di sé che le comunità hanno costruito in questi due anni e che le porta oggi a essere qui, non a commemorare ma a testimoniare la propria identità, il proprio orgoglio, il proprio impegno più forti della sofferenza e dell’errore là dove può esserci stato. Due anni sono stati lunghi da passare: in certi giorni si è sentita dentro una profonda solitudine, un senso di trascuratezza e abbandono. Ma non ci si è mai arresi, perché la sera guardandosi allo specchio, ci si è saputi riconoscere ancora: nello sguardo al futuro, nella preghiera di essere compresi nel proprio coraggio.
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«La ricostruzione è un modello:
sarà la base per il resto d’Italia»
iL MINISTRO DELLA CULTURA Manca ancora un miliardo di euro per completare i lavori sulle opere pubbliche ma partono i cantieri a Finale e Carpi
di Stefano Luppi wBOLOGNA Nel giorno del secondo anniversario di una tragedia chiamata terremoto il ministro ai Beni Culturali, Dario Franceschini, annuncia l’arrivo di una legge quadro nazionale sulle calamità naturali e fa il punto sul recupero e il salvataggio del patrimonio artistico e culturale della Bassa. Anche se il direttore regionale dei beni culturali Carla di Francesco definisce il 2015 come “L’anno dei cantieri”, una prima fase pratica della ricostruzione la si vedrà già tra novembre e dicembre. Apriranno infatti nei prossimi mesi una trentina di cantieri, di cui 18 nel settore dei beni culturali e altri 10 di opere pubbliche. In particolare vedranno il via i cantieri della chiesa della Confraternita della buona morte di Finale e del torrione degli Spagnoli di Palazzo dei Pio di Carpi oltre a lavori previsti alla chiesa di San Paolo in Monte (Bologna), chiesa di San Pietro di Cento e alcuni beni ferraresi tra i quali le chiese di Santa Apollonia e dei Santissimi Giuseppe, Tecla e Rita oltre al museo nazionale dell’ebraismo e della Shoah. A giugno invece sarà pronto il concorso di progettazione per la chiesa di San Francesco di Mirandola e proseguiranno i lavori già intrapresi agli archivi di Stato di Modena e Ferrara. Ieri, a due anni dal primo terremoto dell’Emilia, in Regione è stato fatto il punto della situazione con il direttore Carla di Francesco, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il commissario Vasco Errani e l’assessore Alfredo Peri. La mattinata è servita a fornire i numeri della ricostruzione delle opere pubbliche che vedono per ora impiegate risorse per 538 milioni di euro utili a eseguire 664 interventi per i tre piani operativi attivi nel 2013-2014. In futuro ce ne saranno altri: il “Programma per la riparazione ed il ripristino delle opere pubbliche e dei beni culturali” prevede infatti complessivamente 1540 interventi per un importo totale di un miliardo di 354 milioni di euro. E poi c’è il tema delle risorse che mancano. Su questo delicato punto, a richiesta diretta del commissario Vasco Errani sul miliardo di euro che il governo dovrebbe stanziare a completamento degli altri otto già arrivati, il ministro Franceschini ha tergiversato, ma ha anticipato alcune altre importanti novità. In particolare l’esponente del governo dice che «Entro poche settimane porterò in Consiglio dei ministri un disegno di legge per la legge quadro sulle calamità naturali. La gestione successiva al sisma dell’Emilia è stato un vero e proprio esempio da seguire in futuro. La legge quadro prodotta sarà un sistema integrato tra i diversi enti dello Stato anche in rapporto ai privati e dunque arriverà, ma voglio ricordare che finora da Roma e dalla Comunità Europea sono giunti otto miliardi. Però invito a parlare delle cose positive, come ad esempio il modello virtuoso dell’utilizzo dei fondi oppure gli incentivi fiscali per il rientro delle attività nelle ex zone rosse. Questi ci saranno e saranno a termine». E proprio nella legge quadro potrebbe entrare il provvedimento delle zone franche urbane. Errani aveva spinto anche su questo punto: «È necessaria una fiscalità di vantaggio nel rispetto delle norme europee e confido che arriveremo a questo traguardo. Sarà uno stimolo ed un aiuto per i centri storici e per le piccole attività insediate. Con la ricostruzione intendiamo riqualificare i centri e migliorare la qualità della vita dei cittadini». Nel dettaglio i piani operativi della ricostruzione prevedono 288 milioni di euro per 363 interventi riguardo i beni culturali tutelati, 131 milioni per 179 interventi su opere pubbliche e 122,6 milioni di euro per ridare un futuro a 122 progetti di edilizia scolastica e universitaria. Ieri infine anche la diocesi di Modena ha fatto il punto della situazione di chiese ed edifici della sua giuridiszione colpiti. La stima dei danni è di 105 milioni: finora sono stati messi in sicurezza 76 edifici pericolanti tra cui una decina di chiese e sono stati costruiti 9 centri di comunità. «Il programma delle opere pubbliche partito nell’autunno scorso – conclude l’assessore Peri – ha visto un minuzioso lavoro di verifica e di incrocio dei dati. Nel primo anno e mezzo dal sisma abbiamo eseguito le messe in sicurezza dei beni per evitare altri danni e ora passiamo ai cantieri. Abbiamo lavorato bene e faccio un solo esempio: a Miradola, in due anni, nella ex zona rossa le attività produttive rientrate sono il 50% del totale». Oggi infine verrà presentato da Errani e dal prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, il sito web con le donazioni e le relative destinazioni su progetti specifici.
La Gazzetta di modena 20.05.14