Il costo del biglietto è di un euro ma lo spettacolo, il più delle volte, è di grande fascino: anche per questo forse, in Italia, i primi dati in arrivo nella «Notte dei Musei» raccontano di file ordinate, di famiglie con bambini e coppie di turisti, di pensionati sorridenti per l’ingresso pagato con una sola monetina. Tutti ad aspettare il proprio turno, col buio, e il cuore leggero di chi va incontro all’arte. «Pienone e file ovunque», scrive su Twitter il ministro Dario Franceschini. E la gente è così tanta che non mancano le proteste: a Pompei, ad esempio, perché la serata è a numero chiuso (370 persone) e in molti sono costretti a tornare indietro.
A Roma è una notte tiepida, il cielo senza nuvole, e i visitatori del Colosseo sono accolti da Barbara Nazzaro, la direttrice che due mesi fa raccontò l’Anfiteatro Flavio a Barack Obama; stavolta, lo spiega ai tremila fortunati che sono riusciti a prenotare un biglietto. Ma sia chiaro: il Colosseo, sia pure a numero chiuso, è solo uno dei luoghi accessibili dal tramonto a mezzanotte; un appuntamento europeo con quarantasette Paesi aderenti, un’infinità di musei e di persone, da San Pietroburgo a Parigi, da Milano a Roma a Firenze, fino alla Sicilia. «Sarà giorno tutta la notte», recita lo slogan scelto dal ministero dei Beni culturali: gli Uffizi, a Firenze, fin dalle otto della sera vedono lunghe code di persone in attesa lungo tutte e due le ali del loggiato. E lo stesso afflusso si registra a Pompei (e negli altri siti della zona, Ercolano, Oplonti, Stabia e Boscoreale), alla Reggia di Caserta nonostante la pioggia, alla pinacoteca di Brera. A Roma, code a Palazzo Farnese, alle Terme di Diocleziano, alla galleria Nazionale d’arte Moderna. E poi c’è il Colosseo, naturalmente, che nei giorni scorsi è stato teatro di una trattativa estenuante con i ventinove custodi: alla fine, spetta ai funzionari della Soprintendenza (incluse la soprintendente ai beni archeologici di Roma, Mariarosaria Barbera, e al direttore del Colosseo, Rossella Rea) il compito di accogliere i visitatori (pensionati, famiglie, turisti) e di «sorvegliare» — con l’ausilio in piazza dei carabinieri in congedo — che tutto si svolga senza danni. All’interno dell’Anfiteatro c’è un solo percorso possibile, e alla fine i visitatori saranno tremila quando la media quotidiana è di oltre sedicimila: ma, almeno, il «numero chiuso» ha evitato la figuraccia dell’ingresso sbarrato per tutti. Nella capitale ci sono persone in attesa, fin dalle sette della sera, anche per i Mercati Traianei, le Scuderie del Quirinale e il Palazzo delle Esposizioni. E la partecipazione è tale che il Campidoglio prolunga la chiusura del centro alle auto fino alle tre del mattino: in piazza Venezia, sotto l’Altare della patria, alle dieci della sera c’è una lunga fila di persone in attesa di visitare le mostre del Carcere Mamertino.
Il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, alle otto in punto cinguetta su Twitter: «Parte la notte dei musei. Io al Museo Nazionale di Arte Orientale. Raccontate il museo che avete visto». Allega un selfie: ha l’euro per il biglietto in mano ed è davanti all’ingresso. Aveva già detto, il ministro, che l’apertura notturna sarebbe stata «un’iniziativa utile a far conoscere i musei a un pubblico più vasto, non solo ai turisti ma anche a quanti non sono mai entrati nei musei». In effetti, i «visitatori low cost» sembrano essere ovunque: col cuore leggero, e il portafoglio anche.
Il Corriere della Sera 18.05.14