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“E Bondi convoca Settis, gelo sui Beni culturali”, di Lorenzo Salvia

Scricchiola la poltrona di Salvatore Settis. Non quella di direttore della Normale di Pisa ma quella di presidente del Consiglio superiore per i beni culturali, organo di consulenza del ministero. Il professore è stato convocato per domani mattina nella sede dello stesso ministero. Ufficialmente si tratta solo di un «chiarimento» e Sandro Bondi «spera che la collaborazione possa continuare». Ma l`attrito sembra difficile da superare.

Tutto comincia venerdì scorso quando sul Sole 24 Ore appare un intervento firmato dal direttore della Normale.

«Beni culturali in liquidazione?» dice il titolo con l`attenuante del punto interrogati- vo. Quattro colonne in cui Settis giudica «encomiabili» le dichiarazioni del ministro sul futuro dei Beni culturali. Ma poi aggiunge che per i prossimi tre anni sono «stati decisi tagli per un miliardo di euro» e questo «configura la messa in mora» della struttura con il risultato che si «stenterà a lasciare aperti musei e monumenti». Sandro Bondi non gradisce ma opta per la replica misurata. «I tagli ci sono stati – scrive il giorno dopo in una lettera al Sole 24 Ore – ma non è certo la prima volta».

Non si tratta di una scelta politica ma di una misura «imposta» dalla congiuntura economica. E quindi, secondo Bondi, «l`analisi del professor Settis è inutilmente apocalittica, nonché irrituale nella forma pubblica». Ecco, irrituale: il problema è proprio qui. Settis non ha espresso le proprie valutazioni seduto sulla poltrona di presidente del Consiglio superiore, che è organo di consulenza del ministero. Ma pubblicamente, sulle pagine di un giornale, attaccando il governo di cui è consulente. Anzi, che gli ha appena confermato la fiducia. Perché il direttore della Normale, nominato due anni fa da Francesco Rutelli, dopo le elezioni aveva presentato le dimissioni.

Ma è stato lo stesso Bondi a respingerle, chiedendogli di rimanere al suo posto. Quell`articolo della settimana scorsa, non per la sostanza ma per la forma, viene letto come un tradimento.

E se Bondi non rinuncia a cercare la mediazione, il suo vice Francesco Giro, sottosegretario ai Beni culturali, ha il pregio della chiarezza: «Settis – dice – si deve dimettere. Il rapporto di fiducia con il ministero è lacerato». Non solo:

«Se accadrà di nuovo e non ci saranno conseguenze – aggiunge – sarò io a dimettermi perché questo non è un asilo dove i bambini fanno i capricci».

Nel 2001 Giuseppe Chiarante, vicepresidente del Consiglio superiore oggi guidato da Settis, scrisse una lettera ai giornali in cui criticava la prima Finanziaria del governo Berlusconi. E in particolare la possibilità di cedere ai privati i beni culturali. «Non li convocai per un anno intero – ricorda Sgarbi, all`epoca sottosegretario – proprio perché dovevano dirlo a noi del ministero, di cui erano consulenti, non spararlo sui giornali».

Sei mesi dopo Chiarante si dimise, parlando di «Consiglio svuotato».

«Quindi – chiosa Sgarbi – ha ragione Giro: Settis si deve dimettere».

Il Corriere della Sera, 8 luglio 2008

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