Ho sottoscritto l’interrogazione dei colleghi Nicoletti e Galli (che pongo in calce), presentata per dare voce al disagio della comunità universitaria nell’applicazione del sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento), che pare aver perso per strada gli standards e le guidelines delle direttive europee per inseguire aspetti formali e amministrativi. La valutazione è un principio irrinunciabile al quale vanno date le gambe del rigore, della trasparente e della semplicità e che non può soffrire di inutile burocrazia.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
NICOLETTI, GALLI CARLO, GHIZZONI – Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Per Sapere – Premesso che:
negli ultimi anni nel nostro Paese si sono moltiplicati gli interventi legislativi e amministrativi volti a riformare le università e gli enti di ricerca. La finalità dichiarata di questi interventi sta nella volontà di rendere più efficiente il sistema dell’alta formazione e della ricerca, migliorando la qualità della didattica e della produzione scientifica, attraverso appropriate procedure di valutazione e di incentivazione. Sulla base di queste finalità è stata creata una specifica Agenzia di valutazione (ANVUR) con il compito di coordinare le attività di valutazione dei prodotti scientifici (VQR), dei profili scientifici di commissari e candidati nei concorsi di abilitazione (ASN), dei requisiti relativi alla qualità della didattica (AVA);
se da un lato non si può che apprezzare il fatto che il sistema universitario e della ricerca italiano sia stato sottoposto a una procedura sistematica di valutazione sulla base di parametri internazionalmente riconosciuti e che, più in generale, si sia sviluppata una “cultura della valutazione” che ha superato l’idea che vi possano essere settori istituzioni pubbliche o finanziate da denaro pubblico sottratte a una verifica puntuale della loro qualità, d’altro lato non si può non rilevare come il modo in cui tale procedura è stata applicata abbia prodotto risultati contraddittori, come lo stesso Ministro on. Giannini ha riconosciuto il 1 aprile scorso nel corso dell’audizione presso la Commissione VII del Senato: «Invece di semplificare, in alcuni casi abbiamo complicato. Invece di chiarire, in alcuni casi abbiamo creato nuove ambiguità. Mi limito a due soli esempi. Il primo riguarda le procedure dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN). […] Il secondo esempio riguarda la formulazione dei criteri per l’ANVUR. L’effettiva operatività dell’Agenzia, a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento (D.P.R. 1 febbraio 2010 n. 76) ha infatti portato a un delicato equilibrio fra potere di indirizzo del Ministero e poteri di accreditamento e valutazione dell’Agenzia. L’ho già detto qualche giorno fa, partecipando proprio alla presentazione dell’importante Relazione 2013 di ANVUR: bisogna scongiurare il rischio che l’Agenzia diventi un controllore ex ante e bisogna rafforzarne sempre di più il ruolo di valutatore ex post»;
negli ultimi tempi è cresciuto il disagio della comunità universitaria relativo all’applicazione del sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento). Per esprimere questo disagio si sono levate negli ultimi giorni numerosissime voci di docenti e responsabili di strutture universitarie. Non si tratta di persone che non svolgono con coscienziosità la loro delicata funzione di formatori e ricercatori, al contrario si tratta di coloro che, nonostante la drammatica scarsità di risorse economiche e lo scarso riconoscimento della loro funzione sociale, continuano a garantire a moltissime università e istituti di ricerca italiani un eccellente livello di insegnamento e di produzione scientifica (come attestato dallo stesso rapporto ANVUR http://www.anvur.org/attachments/article/644/Rapporto%20ANVUR%202013_UNIVERSITA%20e%20RICERCA_integrale.pdf);
da ultimo di tale disagio si è fatto autorevole interprete il Presidente della CRUI, prof. Stefano Paleari, in una lettera dell’8 maggio al Presidente dell’ANVUR, prof. Stefano Fantoni, in cui si chiede di «riflettere radicalmente sull’aggravio burocratico» a cui sono soggette le strutture universitarie, ribadendo al tempo stesso la piena disponibilità a collaborare al processo di valutazione;
a tale richiesta il Presidente dell’ANVUR ha risposto il giorno 9 maggio 2014 richiamando il fatto che il sistema AVA è il prodotto di «procedure e direttive europee» e che, per «modificare l’impostazione di una assicurazione di qualità forse troppo attenta agli aspetti formali e amministrativi, bisognerebbe – dopo un’accurata riflessione – porre il problema a livello europeo»;
le direttive europee richiamate dal Presidente dell’ANVUR non impongono un determinato sistema di valutazione – tanto meno di tipo ottusamente burocratico – ma indicano standards e guidelines che spetta ai diversi Paesi tradurre in un concreto sistema;
le stesse direttive europee esplicitamente raccomandano che il processo di assicurazione della qualità si avvalga di una valutazione preliminare di impatto per garantire che le procedure adottate siano appropriate e non interferiscano più del necessario con il normale lavoro che le università sono chiamate a svolgere («As external quality assurance makes demands on the institutions involved, a preliminary impact assessment should be undertaken to ensure that the procedures to be adopted are appropriate and do not interfere more than necessary with the normal work of higher education institutions» (http://www.enqa.eu/wp-content/uploads/2013/06/ESG_3edition-2.pdf);
il sistema AVA nella sua articolazione specifica dipende da disposizioni ministeriali (da ultimo il DM 47/2013) e da iniziative dell’ANVUR che per essere modificate non necessitano di alcun intervento “a livello europeo”;
il sistema AVA appare andare in direzione contraria rispetto a quella auspicata non solo dall’intera comunità universitaria ma dallo stesso Governo, posto che, anziché semplificare, rendono inutilmente complesso e macchinoso il procedimento di valutazione dell’offerta didattica
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno:
– sospendere immediatamente le procedure legate al sistema AVA nella sua attuale formulazione;
– individuare di concerto con gli organi di rappresentanza del sistema universitario e in modo sintetico gli essenziali requisiti quantitativi e qualitativi che i corsi di studio devono possedere, evitando di appesantire le strutture universitarie con la richiesta di compilazione di moduli e documenti che non forniscono né agli studenti né alle strutture di valutazione elementi reali di conoscenza;
– promuovere una radicale revisione delle procedure dell’ANVUR per dotare l’università italiana di un sistema rigoroso, trasparente e semplice di valutazione della qualità della didattica.