È stato raggiunto un accordo per una «drastica riduzione» del programma d’acquisto degli F35, che potrebbe essere dimezzato da una spesa di 12 miliardi a 6 miliardi, sempre nell’arco di trent’ anni. Oggi si vota in commissione Difesa alla Camera la relazione del governo sulla riforma dei sistemi d’arma e complessivamente potrebbe esserci una riduzione delle spese non so- lo per i 150 milioni indicati da Renzi, ma oltre un miliardo l’anno già dal 2015 per i prossimi cinque anni.
Ieri sera in una riunione del gruppo Pd a Montecitorio è stato prodotto un documento, come contributo alla relazione del governo in commissione, che sarà discusso con gli altri gruppi. Scelta civica e Ncd infatti già stavano contestando un accordo che pensavano fosse stato trovato solo fra governo e Pd.
Il gruppo dem alla Camera chiede un ridimensionamento molto significativo del programma che vincola l’Italia all’acquisto dei cacciabombardieri F35 (anche se l’ambasciatore Usa ha avvertito l’Italia di non ridurlo). Si parla del dimezzamento delle forniture, quindi da 90 caccia potrebbero essere acquistati 40 o 45, la metà, ma dovrebbe essere comunque dimezzata la spesa.
Il governo, nei contatti che si sono svolti ieri, ha dato il via libera per una sensibile riduzione. Nel Pd c’erano resistenze ma nella riunione di ieri sembra che ci fosse una unanime volontà di ridurre le spese militari. Negli ambienti legati al ministero della Difesa, però, c’è chi è contrario a un passo indietro sugli F35, giudicato penalizzante per l’economia legata alla costruzione del discusso cacciabombardiere.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi aveva annunciato una «rimodulazione» del programma F35 nel corso della conferenza stampa sul bonus Irpef. Ma in quella sede, venti giorni fa, il governo si era fermato a prevedere un risparmio di soli 150 milioni. Con il voto di oggi in Commissione si dà l’autorizzazione del Parlamento ad ulteriori riduzioni che potrebbero arrivare a sfiorare il miliardo di euro nel prossimo anno.
Il programma degli F35 costa all’Italia 12,2 miliardi nell’arco di trent’anni, spesa che, con il voto di oggi, potrebbe essere dimezzata. Sul punto il Pd si è espresso con un documento in calce all’indagine conoscitiva avviata dal Par- lamento, in cui si avanzano «molteplici riserve tecniche e operative», senza garanzie «dal punto di vista della qualità e del valore, di ritorni industriali significativi». «Non risulta contrattualmente garantita per le piccole e medie imprese nazionali l’acquisizione di commesse o sub commesse. A fronte degli investimenti impegnati per realizzare lo stabilimento di Cameri – si legge nel documento del Pd – non risulta contrattualmente definito un prezzo per l’assemblaggio delle semiali che garantisca l’ammortamento del capitale investito e un ragionevole ritorno».
L’Unità 07.05.14