La campagna elettorale sta entrando nel vivo e la settimana è stata caratterizzata da alcune roboanti dichiarazioni di Grillo e di Berlusconi che sembravano avere finalità diverse: il primo intenzionato ad ampliare il proprio elettorato cercando di intercettare il voto di scontenti e delusi dagli altri partiti; il secondo a limitare le defezioni degli elettori di Forza Italia adottando toni e argomenti forti e facendo leva su aspetti identitari. È presto per dire se queste strategie comunicative avranno effetto. Per il momento nelle intenzioni di voto di questa settimana non si rilevano novità: il Pd rimane in testa con il 34,3%, seguito dal M5S (22,5%), FI (19,2%), Ncd (6,1%) e Lega Nord (5,3%). Al momento sarebbero questi i partiti al di sopra della soglia del 4%, ma la partita è davvero aperta soprattutto per Fratelli d’Italia (3,9%) e, più staccati, Tsipras (3,3%) e Scelta europea (3,0%). I partiti si distinguono non solo per potenziale di voto ma anche per il profilo degli elettorati. I segmenti sociali, infatti, esprimono domande eterogenee e reagiscono diversamente alle promesse elettorali. Ad esempio i toni contro l’Europa e la proposta di ritornare alla lira trovano risposta tra gli elettori con minore dimestichezza con temi finanziari e macroeconomici, mentre tra ceti dirigenti e laureati hanno meno presa. Lo stesso dicasi per il sempre più frequente riferimento ai costi della politica: l’abolizione del Senato viene proposta più per ragioni di risparmio (tema molto sentito dai ceti popolari) che di efficienza del processo legislativo (tema a cui sono più sensibili i ceti più istruiti e dinamici). Per analizzare i profili degli elettori italiani è stato considerato un campione, molto ampio, di oltre 7.000 persone intervistate tra il 25 marzo e il 29 aprile. Innanzitutto è utile sottolineare la composizione dell’elettorato italiano nel complesso, caratterizzato in prevalenza da persone non giovani (il 40% ha più di 54 anni, mentre le persone da 18 a 34 anni rappresentano solo il 23%), poco istruite (il 61% possiede al massimo la licenza media), inattive (casalinghe, pensionati e disoccupati rappresentano la metà degli elettori), che si informano prevalentemente o esclusivamente attraverso la tv (54%). In questo contesto generale, il Pd ha un elettorato piuttosto anziano: la quota di ultrasessantacinquenni è pari al 33% e risulta in aumento del 3% rispetto solo a un anno fa mentre la quota dei giovani è molto più modesta, pesa per il 16% ed è in diminuzione del 5% sul 2013. I pensionati rappresentano il gruppo più numeroso, seguito da ceto impiegatizio, casalinghe e operai che pesano quanto i ceti produttivi con gli autonomi. Gli elettori del M5S sono molto più sbilanciati per genere (il 61% è maschio) e per età (il 31% è giovane, solo il 7% ha oltre 65 anni). Sono più istruiti (laureati e i diplomati rappresentano il 45% degli elettori grillini); inoltre impiegati, operai e ceti imprenditoriali insieme agli autonomi, rappresentano i gruppi più numerosi, ciascuno con una quota del 19%. Da ultimo, pur informandosi prevalentemente con la tv (51%) la quota di coloro che si informano tramite Internet (29%) rappresenta il doppio della media nazionale (14%). La scissione del Pdl ha prodotto due partiti abbastanza diversi: tra gli elettori di FI la componente matura e anziana è la più numerosa (46%) mentre i giovani rappresentano il 19%. In Ncd i più giovani sono un po’ più presenti (26%). Ma le differenze principali, rispetto a FI, si registrano in termini di istruzione e di condizione professionale: gli elettori di Alfano sono più istruiti, mentre tra quelli di FI quasi tre su quattro raggiungono al massimo la licenza media e i laureati rappresentano solo il 6%; inoltre la popolazione attiva è nettamente più presente, in particolare i ceti dirigenti e gli autonomi pesano per il 21% (contro l’11% in FI) gli impiegati e gli insegnanti il 25%; in FI invece, le casalinghe e i pensionati rappresentano quasi un elettore su due (47%). La Lega ha un elettorato un po’ più femminile, e ciò rappresenta una novità rispetto al passato che dipende molto dalla guerra all’euro (a cui molte delle donne sono sensibili), trasversale quanto a età, meno istruito (70% possiede al massimo la licenza media) e con una quota di lavoratori autonomi e disoccupati superiore rispetto agli altri partiti. Per quanto riguarda le altre formazioni politiche, Scelta europea ha un elettorato molto maschile, non giovane ma molto scolarizzato (due su tre sono laureati o diplomati); tra gli elettori di Fratelli d’Italia prevalgono i maschi, i pensionati e i ceti dirigenti; tra gli elettori di Un’altra Europa con Tsipras la componente femminile è nettamente prevalente (61%) e quella giovanile ha un peso molto elevato (34%); infine il 30% risulta laureato e 35% diplomato, uno su quattro è impiegato mentre studenti e pensionati hanno all’incirca lo stesso peso percentuale. Le ultime settimane della campagna elettorale vedranno partiti e candidati competere non solo per strappare elettori agli avversari ma soprattutto per conquistare gli elettori indecisi e convincere gli astensionisti a recarsi alla urne. Ebbene, si tratta di due segmenti elettorali non molto dissimili in termini di età e di genere (in entrambi prevalgono le donne) ma abbastanza diversi quanto a istruzione e condizione professionale: tra gli indecisi la componente dei laureati e dei diplomati è decisamente maggiore e i gruppi più numerosi sono quelli delle casalinghe e degli impiegati, mentre tra gli astensionisti primeggiano i pensionati. In uno scenario politico fluido e in presenza di un elettorato meno fedele rispetto al passato, la difficoltà principale per i partiti è quella di conciliare bisogni e aspettative di gruppi sociali molto diversi tra di loro, correndo il rischio di perdere i vecchi elettori nel tentativo di conquistarne di nuovi.
Il Corriere della Sera 04.05.14