Un «boom». Nel tam tam di siti web e agenzie di stampa, i numeri arrivati ieri raccontano di come sarebbe una vera e propria esplosione per le richieste che riguardano la fecondazione eterologa. E ci mettono poco a scavalcare le altre notizie. In ventuno giorni, esatta- mente dal giorno in cui la Consulta ha rottamato di fatto la legge 40 del 2004 dichiarando incostituzionale il divieto a ricorrere a un donatore esterno di ovuli o sperma nei casi di infertilità assoluta, sarebbero tanti, tantissimi, a chiedere delle cure che in Italia erano state messe fuori legge. In media sarebbero 150 al giorno, per un totale di circa 3.400 in tre settimane, solo le richieste arrivate alla Cecos Italia, un’associazione cui fanno capo 20 sedi, dislocate tra 10 Regioni, e che in ogni centro avrebbe ricevuto dalle 3 alle 15 telefonate al giorno. Secondo una ricerca della stessa associazione le domande di fecondazione eterologa sarebbero in «costante e continuo incremento».
Numeri a parte, di certo la sentenza della Corte costituzionale rappresenta una rivoluzione per le coppie italiane che, volendo ricorrere all’eterologa finora (se potevano permetterselo economicamente) erano costrette a scappare all’estero. Secondo l’Osservatorio sul turismo procreativo circa 2mila
coppie l’anno, dirette molto spesso in Spagna. Non numeri di massa, quindi, ma aspiranti genitori che adesso dovrebbero trovare una risposta in Italia, dopo che la Consulta – accogliendo i ricorsi presentati dai tribunali di Mila- no, Firenze e Catania – ha bocciato gli articoli 4, comma 3; 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1, della legge 40, che oltre al divieto assoluto di ricorrere all’eterologa prevedeva anche sanzioni per i me- dici che la avessero praticata. Ma adesso, in attesa delle motivazioni della sentenza, che arriveranno entro il 9 maggio, il tema è di nuovo un caso politico. In un clima nebuloso, che ha visto subito la ministra della Salute Beatrice Lorenzin accogliere la sentenza della Consulta con una cautela che sembra- va voler frenare ogni entusiasmo. Per- ché introdurre l’eterologa è «un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti», aveva immediatamente messo le mani avanti Lorenzin. E di fronte all’evidenza che la sentenza va rispettata aveva subito annunciato una «road map» per fare chiarezza sui temi da definire. Questioni che però sembrano ridursi a una sola: semplicemente, andrà garantito l’anonimato e insieme la possibilità d’accesso ai dati genetici del donatore, come fanno notare le associazioni che ai tempi della legge 40 si sono battute contro quel divieto e ora dicono «no» alla prospettiva di infilarsi in un intricato percorso di norme e decreti.
Intanto il Movimento per la vita, con Paola Binetti, ha già alzato la polemica parlando di un nuovo «Far west» e presentato una proposta di legge «che sarà affidata, in particolare, ai 63 parlamentari che hanno sottoscritto l’iniziativa “UnoDiNoi” impegnandosi per la tutela del concepito». Mentre la ministra Lorenzin ieri si è sentita di dover tornare sull’argomento, invocando la necessità di inserire il tutto in quadro normativo, con il contributo di Ministero, Parlamento e di «tutte le altre istituzioni interessate». «Solo quando si conosceranno le motivazioni della sentenza sarà possibile individuarne le modalità di attuazione. Saranno molti gli aspetti da regolare – si legge nella nota del Ministero – con diversi tipi di provvedimenti, sia di tipo amministrativo che legislativo; bisognerà ascolta- re gli operatori del settore e i soggetti coinvolti. Problematiche che vanno affrontate con grande rigore e nelle sedi opportune, evitando scorciatoie e tenendo in massimo conto l’appropriatezza e la sicurezza dei percorsi, per salvaguardare innanzitutto la salute delle coppie e dei nascituri. Il Ministero è pronto ad iniziare il lavoro, fin da quando sarà pubblicata la sentenza della Consulta».
Niente fretta, insomma. Ma nel frattempo, «tutte le coppie che si rivolgono a noi fanno la stessa domanda: qual è l’iter da seguire per la fecondazione eterologa?», riferisce Elisabetta Coccia, presidente di Cecos Italia. Aspiranti pazienti che chiedono delle eventuali liste di attesa, si informano sui costi, le procedure tecniche, le garanzie del centro a cui si rivolgono. Coppie che, sembra nell’80% dei casi, vorrebbero ricorrere all’eterologa per problemi di infertilità femminile, e che sono distribuite abbastanza omogeneamente in tutta Italia, ma si rivolgono soprattutto ai centri del Nord-est e al centro (Emilia-Romagna e Toscana in particolare), un poco meno al Sud. «Coppie consapevoli che vogliono risposte – sottolinea Elisabetta Coccia – e rimangono sorprese del fatto che a oggi non so- no state emanate linee guida dal mini- stero della Salute, nonostante noi società della riproduzione abbiamo dato la disponibilità a un tavolo tecnico di confronto».
L’Unità 01.05.14