La Lega frena sul test di dialetto. Ma non cambia idea sul test pre-selettivo in generale, quello per consentire l’accesso agli albi regionali degli insegnanti. È Roberto Cota, presidente dei deputati del partito, a correggere il tiro, definendo il test di dialetto “una bufala”, ma precisando: “La proposta è quella di fare dei test pre-selettivi per consentire l’accesso agli albi regionali degli insegnanti, albi previsti proprio dalla proposta di legge in discussione”.
Quindi? Niente dialetto ma un test più organico? L’intervento della Gelmini va in questa direzione: “Sulle tradizioni locali si può ragionare” – sostiene il ministro dell’Istruzione – ma non sul dialetto”. E la Lega segue: serve un test che “attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell’insegnante”.
Insomma, non cambia poi molto, e il “succo” è lo stesso: l’idea di una prova dalla quale emerga la conoscenza della Regione in cui si va insegnare, perché “laurea, corsi e graduatorie sono spesso comprate”, come sosteneva ieri il Carroccio. O assegnati da “università più ‘generose’ e università più ‘rigorose’”, come dice oggi Cota. E tutto perchè non è possibile che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale.
Ma due insegnanti su tre sono meridionali
Chissà se la Lega si è chiesta il motivo di un tale fenomeno: non è che i giovani del Nord – dove proliferano industrie e grandi aziende – siano meno propensi a scegliere la carriera scolastica rispetto ai giovani del Sud?
D’altronde, i dati parlano chiaro: tra gli aspiranti docenti, due su tre sono meridionali. Una costante che emerge dai dati forniti nei vari anni dal ministero dell’ istruzione, dell’università e della ricerca. Dati che evidenziano come nelle graduatorie ci sia una crescita della percentuale di iscritti d’origine meridionale: dal 66,4% nel 2006 al 67,5% nel 2007, fino a circa il 69% nel 2008.
Manuela Ghizzoni (Pd): il problema è un altro.
Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd alla Camera in commissione Cultura, scienza e istruzione, non ha dubbi: “È un dato strutturale che ci siano più professori di origine meridionale rispetto a quelli del Nord. È una proposta anacronistica, oltre che anticostituzionale. E, comunque, il problema è una altro”. Quale? “Spesso gli insegnanti che si trasferiscono da una Regione all’altra poi magari tornano a casa dopo qualche mese, creando problemi di continuità didattica. Questo è un problema reale, ma che nulla a che fare con il ‘test’, dove si selezionano gli insegnanti non per la loro bravura, ma su materie extra-curriculari, come la storia e le tradizioni della Regione”. Come affrontare, allora, la questione? “La nostra idea è che si faccia come nelle università: una clausola nel contratto dove il docente di ruolo si impegna a restare per almeno 3 anni”.
Per la Lega i titoli di studio del Sud valgono meno
Sembra che la Lega voglia sminuire i titoli di studio: o sono “comprati”, o assegnati da università più generose e università più rigorose, come dice Cota. “L’idea della Lega è chiara: non possono valere solo i titoli di studio perché non riflettono in modo equo la preparazione su tutto il territorio nazionale. La linea usata è che ci sono lauree di serie A e serie B, assegnate da università più o meno valide”. In altre parole i professori del sud non sono preparati come quelli del nord. “Esatto. Guardi, io vengo dal mondo dell’università e della ricerca, le assicuro: l’eccellenza, come la mediocrità, non ha certo origini geografiche”.
Lauree comprate? Servono proposte serie, non “test”
Ma un partito di maggioranza può definire i titoli di studio “comprati” e invece d’intervenire, eventualmente, sulla preparazione dei docenti, proporre un test su “materie” che nulla hanno a che fare con l’insegnamento? “Noi tempo fa abbiamo posto il problema, tanto sui ‘diplomifici’ che sulle università ‘telematiche’. Come risposta non abbiamo ottenuto alcun impegno da parte del Governo, mi chiedo se è questa la scuola del merito della Gelmini e della Lega. Trovo sia una profonda contraddizione non intervenire in queste prassi riprovevoli, e poi chiedere il test sulle tradizioni”.
Una deriva nordista che viola la Costituzione
“Questa proposta –conclude la capogruppo Pd – va vista per quella che è: “una deriva nordista che discrimina i professori in base alla provenienza geografica, in assoluta violazione della Costituzione. Mi auguro che anche il Pdl se ne renda conto”.
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