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“Piano-lavoro per 900mila giovani ", di Roberto Mania

IL primo maggio, giorno delle festa del lavoro, partirà il piano “Garanzia giovani” che offrirà a tutti i ragazzi tra i 15 e i 25 anni che hanno terminato la scuola o perso il lavoro, un’opportunità di formazione o di inserimento in un’azienda entro quattro mesi. L’annuncia in questa intervista il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. «È una novità straordinaria – dice -. Nella storia d’Italia non era mai successo che qualcuno si occupasse di un giovane appena uscito dalla scuola. E il primo maggio ha ovviamente un valore simbolico».
Poletti si dice disposto a rivedere alcuni punti del decreto legge, all’esame del Parlamento, sui contratti a termine e l’apprendistato, poi spiega che il governo punta a ridurre le tipologie contrattuali attualmente esistenti ma non a sostituirle con l’unico contratto a tutele crescenti. Non c’è nell’agenda del governo la riapertura del cantiere delle pensioni se non per la parte che riguarda ancora i lavoratori cosiddetti esodati. E non c’è nemmeno la legge sulla rappresentanza sindacale su cui aveva scommesso in particolare il leader della Fiom, Maurizio Landini. C’è invece l’ambizioso progetto di estendere a tutti coloro che ricevono un sussidio e sono in buone condizioni di salute una sorta di servizio civile, un «servizio comunitario» lo definisce Poletti che aggiunge: «Sono cose che possono cambiare la società italiana. Invece mi fa patire il fatto di dover discutere se ridurre o meno la durata dei contratti a termine da 36 mesi a 24».
Lei patirà, ma da questo dobbiamo cominciare. Il governo è disposto
a ridurre la durata dei contratti a termine senza causale da 36 mesi a 24 come le chiede una parte del Partito democratico?
«No. Ipotizzare questo cambiamento non è assolutamente possibile, dal mio punto di vista. Una modifica di questo tipo non sarebbe coerente con l’impianto del decreto. E poiché abbiamo detto che l’impianto del provvedimento non si tocca, devono restare i 36 mesi».
Le otto proroghe per i contratti a termine sembrano effettivamente
troppe. Si potranno ridurre?
«Ci sono temi su cui si può ragionare. Il numero delle proroghe ha una sua logica, ma non è un dogma. Dunque se ne può discutere. Come si può discutere sulla formazione connessa all’apprendistato. Dobbiamo scrivere una norma compatibile con le regole comunitarie senza contraddire il nostro intento di rendere più semplice l’accesso all’apprendistato».
Ma gli imprenditori saranno ancora obbligati a stabilizzare una
percentuale di apprendisti per poterne assumere altri?
«Questo l’Europa non ce lo chiede e io continuo a pensare che non sono le norme che possono imporre i comportamenti positivi alle imprese. Le norme possono vietare qualcosa e possono, come fanno già, incentivare le assunzioni a tempo indeterminato di apprendisti e di lavoratori con i contratti a tempo ».
Non è contraddittorio avere liberalizzato i contratti a termine
con il decreto legge e poi puntare sul contratto a tutele crescenti
nel Jobs act? Alla fine il mercato del lavoro continua ad
essere diviso in due.
«Il nostro obiettivo è semplificare le regole e questo si fa con entrambi i provvedimenti».
Ridurrete il numero di tipologie contrattuali?
«Certamente, questo è uno dei nostri obiettivi».
Quali abolirete?
«Valuteremo quelli ridondanti, e ce ne sono. Se ne discuterà».
I contratti flessibili interessano soprattutto i giovani. Ha detto
che dal primo maggio sarà operativa la Garanzia giovani. Come
funzionerà?
«Un giovane interessato potrà iscriversi sul portale. Verrà poi contattato dagli uffici degli enti locali o dalle agenzie per
l’impiego. Sarà fatto un suo profilo e poi gli verrà offerta un’opportunità. È chiaro che dietro dovrà esserci tutto il sistema imprenditoriale. Consideriamo la Garanzia giovani il prototipo delle nostro politiche attive per il lavoro».
Quanti saranno i giovani coinvolti?
«Il bacino potenziale è di 900 mila giovani che nell’arco di 24 mesi riceveranno un’opportunità di inserimento».
Probabilmente servirà anche il contributo dei sindacati. Il governo
presenterà una proposta di legge sulla rappresentanza sindacale come chiede Landini?
«È un tema molto delicato. Non è una priorità per il governo. C’è un accordo tra le parti sociali e pensiamo che vada rispettato».
Riaprirete il cantiere delle pensioni per rendere più flessibile
l’età per uscire dal lavoro?
«Non c’è alcun cantiere da aprire. Abbiamo ripreso il dossier del ministro Giovannini per garantire una tutela alle persone che possano trovarsi senza lavoro e senza pensione».
Valuterete l’estensione della staffetta generazionale proposta dal ministro Madia, per il pubblico impiego, anche nel settore privato?
«Non ne abbiamo mai parlato. C’è altro, invece, di cui parliamo: fare in modo che nessun italiano in buone condizioni di salute che riceve un sussidio per ragioni diverse resti a casa a non fare nulla».
In concreto cosa vuol dire?
«Che chi riceve legittimamente un aiuto dalla comunità perché ha perso temporaneamente il lavoro, sarebbe giusto che offrisse la sua disponibilità per quello che io chiamerei un “servizio comunitario”. Per fare un esempio potrebbe rendersi disponibile a distribuire i pranzi alla Caritas o assistere gli anziani ».
Dovrebbe essere obbligatorio?
«No. Credo che si debba sperimentare utilizzando la rete capillare del volontariato in Italia dove ci sono 300 mila associazioni e sei milioni di volontari. Rimanere dentro la comunità, non isolarsi, vuol dire avere più opportunità per ritrovare una occupazione. Il governo può mettere in campo una banca dati e studiare una forma di assicurazione».
La sua proposta assomiglia un po’ ai vecchi lavori socialmente utili.
«Veramente è proprio l’opposto. Con i lavori socialmente utili chi veniva coinvolto, in un lavoro vero o finto, pensava di aver maturato un diritto ad essere assunto dalla Regione o da altri. Di aver in sostanza maturato un credito. Qui è il contrario: si “restituisce” qualcosa che per un periodo si è ricevuto dalla comunità a cui si appartiene».

La Repubblica 05.04.14