I medici degli Spedali Civili di Brescia, dove il metodo Stamina (pensato per risolvere una miriade di problemi, ma rivolto in particolare contro le malattie genetiche dei muscoli che colpiscono persone giovani) veniva richiesto, per imposizione dei giudici, hanno deciso di sospendere i trattamenti. In attesa che la nuova commissione del ministero della Salute si esprima sull’intricatissima vicenda.
Stop al metodo Stamina nell’ospedale di Brescia. Con una lettera, inviata alla direzione generale e al commissario straordinario degli Spedali civili, i medici della struttura sanitaria hanno comunicato l’intenzione di interrompere la loro collaborazione per la somministrazione del trattamento con il «metodo» di Davide Vannoni. Lo ha annunciato ieri il commissario straordinario, Ezio Belleri, in audizione presso la commissione Igiene e sanità del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla vicenda Stamina. Stop a data da definirsi, in attesa che si pronunci il nuovo Comitato scientifico. A parte i medici, peraltro, l’unica biologa di Stamina (metodo segreto nessuno può metterci le mani se non persona di fiducia di Vannoni) è assente per «motivi personali».
Medici e biologa tutti prossimi a ricevere «avvisi di chiusura indagine» dalla Procura di Torino, dove il procuratore Raffaele Guariniello sta stilando i capi di imputazione. Entro pochi giorni la firma e il passaggio alla segreteria che li trasmetterà ai 19 indagati, tra il periodo Stamina Foundation-Cognition e quello della «convenzione» con gli Spedali civili bresciani. Davide Vannoni e Marino Andolina, presidente e vice della Fondazione, sono ovviamente tra i 19. Oggi, inoltre, si apre il primo degli appuntamenti con la giustizia che vedono Vannoni coinvolto. In tribunale, sempre a Torino, dovrà rispondere di tentata truffa alla Regione Piemonte per la richiesta di un finanziamento di 500 mila euro. Per l’occasione il fondatore di Stamina ha cambiato avvocato e ha scelto Liborio Cataliotti, di Reggio Emilia, noto per aver difeso la regina delle televendite Vanna Marchi.
Dopo l’annuncio dello stop ai trattamenti, la mamma di Sofia (una delle pazienti sottoposta ai cicli Stamina) protesta e annuncia una valanga di querele da parte delle famiglie: «Chi ha cominciato la cura, e allo stato attuale sono 34 pazienti, è tutelato dalla legge numero 57, scaturita dall’ex decreto Balduzzi, che riguarda le cure compassionevoli». Sono 36 i pazienti in trattamento con il «metodo» Stamina agli Spedali civili, due deceduti ed uno ritirato. I dati li ha forniti il commissario straordinario Belleri al Senato: «147 sono i pazienti in lista di attesa. I ricorsi sono in totale 519: 160 respinti e 68 in attesa di decisione». Il commissario si è poi dichiarato preoccupato: «Siamo stati più volte minacciati di essere chiamati in giudizio qualora dovessero morire malati in lista d’attesa».
«Quello deciso dai medici è uno stop di grandissimo coraggio», commenta invece la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, che aggiunge: «Precedentemente i sedicenti trattamenti sono stati interrotti per l’assenza della biologa non iscritta all’ordine, ora c’è un dato nuovo: la decisione dei medici bresciani». Duro Vannoni: «Uno stop contro la legge, contro il diritto e contro gli ordini dei giudici. Una decisione inapplicabile». E parla di «14 decessi delle persone in attesa, con una malata di Sla morta proprio ieri».
Affermazioni che avranno risposta anche dalle carte in mano al procuratore Guariniello che ha fatto esaminare sessanta cartelle cliniche di pazienti trattati con le infusioni Stamina, tra prima e dopo Brescia. Diciannove indagati nell’inchiesta penale: undici nel primo filone, formalmente chiuso già ad agosto 2012, e otto nella coda bresciana. Tutto accorpato. Al centro, naturalmente, lo psicologo Vannoni, «padre» della nuova metodica, e il suo vice Marino Andolina. Due biologi russi, un architetto, un neurologo, altri due medici, un economista, un imprenditore. Poi Brescia. Otto indagati, tra i quali il dirigente della Regione Lombardia Luca Merlino (primo a essere trattato da Stamina a spese dello Stato), la direttrice sanitaria Ermanna Derelli (un suo parente è un altro dei pazienti trattati a Brescia, ieri non si è presentata in Senato), la responsabile del laboratorio Arnalda Lanfranchi, la segretaria scientifica del comitato etico Carmen Terraroli, l’anestesista Gabriele Tomasoni, l’oncologo pediatra Fulvio Porta. Figura chiave, la biologa di Stamina Erica Molino. I capi d’accusa, a vario titolo: associazione per delinquere, truffa, somministrazione di medicinali imperfetti o «in specie e qualità diverse da quella dichiarata o pattuita».
Forse è arrivato il momento della chiarezza su un «grande pasticcio» all’italiana.
Il Corriere della Sera 03.04.14