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“Prato, allarme sui figli dei clandestini: ‘Diventeranno bambini invisibili’”, di Vladimiro Polchi

Bambini invisibili. Neonati sottratti a ogni controllo di legalità e sconosciuti all’anagrafe. Migliaia di figli d’immigrati irregolari, senza identità. A lanciare nuovamente l’allarme sull’impossibilità per i genitori senza permesso di soggiorno di riconoscere i propri figli al momento della nascita è Giovanni Daveti, funzionario responsabile per gli affari che riguardano la comunità cinese alla prefettura di Prato. “Nel pacchetto sicurezza – spiega Daveti al Tirreno – è inserita una norma che obbliga i clandestini a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di Stato civile. Attualmente non abbiamo alcuna circolare che ci spieghi come comportarci nel dettaglio: dall’8 agosto, quando entrerà in vigore la legge, noi avremo neonati che non potranno essere riconosciuti dai genitori, se entrambi clandestini. L’unica via praticabile sembra quella di affidarli ai servizi sociali. Solo nei primi sei mesi del 2009 a Prato sono nati 412 bambini in questa condizione”.

Il Viminale tuttavia smentisce le informazioni definendole “destituite di fondamento”.”Nessuna previsione in tal senso è contenuta nella legge appena pubblicata sulla gazzetta ufficiale – si legge in una nota del ministero dell’Interno – infatti per gli atti di stato civile, tra cui rientra quello di nascita, non è richiesta l’esibizione del permesso di soggiorno, trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del neonato, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”. Le dichiarazioni, continua la nota, possono essere rese “anche dal medico, dall’ostetrica o da qualsiasi altra persona che abbia assistito al parto”. Inoltre, in base al testo unico sull’immigrazione, “le straniere irregolari che hanno un figlio, hanno titolo a un permesso di soggiorno con validità fino a sei mesi dopo il parto, che può essere rilasciato al padre”.

Al centro della polemica torna dunque la nuova legge sulla sicurezza. In particolare l’articolo 1 comma 22, lett. G, che introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita. Vengono invece esclusi da quest’obbligo gli atti “inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie”. Insomma almeno il pericolo di medici-spia e presidi-spia è stato scongiurato.

Rimane il fatto che l’ufficiale dello stato civile non potrà ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno.

Qui interviene però il Testo unico sull’immigrazione (articolo 19, Divieti di espulsione e di respingimento), che prevede permessi di soggiorno per maternità, ovvero concessi alle donne irregolari che, essendo incinte, hanno bisogno di essere sottoposte a cure e visite mediche. Tale permesso di soggiorno copre l’intera durata della gravidanza e i primi sei mesi di vita del bambino, non consente di lavorare e non è rinnovabile né convertibile. Ciò significa che allo scadere del tempo previsto dal permesso di soggiorno, la madre ritorna ad essere una irregolare unitamente a suo figlio che, però, ha il diritto di andare a scuola e di essere curato.

Dunque: la madre irregolare potrà denunciare la nascita di un figlio, in quanto titolare di questo permesso di soggiorno per sei mesi. Chiaro? Non proprio. Anche questa possibilità ha dei limiti. “Primo – spiega Marco Paggi, avvocato dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione – il permesso speciale spetta solo alla madre e non anche al padre naturale, che se irregolare non potrà denunciare il proprio figlio. Secondo, il permesso di soggiorno per cure mediche raramente viene dato a una madre in assenza di un alloggio: dunque le donne senza domicilio potrebbero rimanere nella clandestinità. Terzo, chiedendo questo permesso di soggiorno speciale, le donne incinta si autodenunciano, con il rischio di venire espulse dopo i sei mesi. Tutto questo rende di fatto l’anagrafe vietata ai genitori irregolari”.

Non solo. Secondo Giovanni Daveti ottenere il permesso di soggiorno temporaneo per le donne in stato di gravidanza sarà molto più difficile. “Fino ad oggi – sostiene – una donna andava dal medico e si faceva fare un certificato dove si diceva che aspettava un bambino. Questo consentiva di avere un permesso di soggiorno in genere di 6 mesi. Oggi con i medici che possono denunciare i clandestini questa prassi sarà molto più difficile. Per le donne sarà un rischio troppo alto”.

La Repubblica, 28 luglio 2009

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