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“La secessione dei «sudisti» non si ferma e spacca il Pdl”, di J. B.

Renato Brunetta ci mette il carico da 12 e se la prende con la classe dirigente del Sud, gettando benzina sulla rivolta dei proconsoli meridionali del centrodestra. Palazzo Chigi, invece, getta acqua sul fuoco. Nel Pdl si teme la «secessione» dei meridionali, capeggiata dal sottosegretario Gianfranco Miccichè. Così scende in campo Silvio Berlusconi promettendo un piano. Ma il premier non è solo sulla difensiva. Tira anche fuori le unghie, difendendo il governo dalle accuse provenienti da alcuni parlamentari del centrodestra bollandole come «recriminazioni e richieste di potere di tipo personale» che « invano si è cercato di coprire come fossero attenzioni verso il Mezzogiorno».

Miccichè e gli altri
Tra i destinatari dell’avvertimento, anche se il premier non fa nessun nome, c’è sicuramente Miccichè, che da giorni minaccia l’addio al Pdl per fondare il partito del Sud: «Non siamo noi ad andarcene – precisa – ma ci stanno buttando via». Pronto dunque a fare le valigie se il «decreto anti crisi non sarà modificato» a favore del Mezzogiorno.
Oltre a Miccichè a creare qualche problema all’interno della maggioranza c’è poi il Movimento di Raffaele Lombardo che oggi insiste per la creazione di «un ministero per il Sud». Un’idea che piace ad esempio Gianni Alemanno mentre viene bocciata dalla maggioranza del Pdl. In più, ad agitare le acque del Popolo della Libertà ci pensa un gruppo di parlamentari siciliani vicini a Fini pronti a varare «forza Sicilia», un movimento federato allo stesso Pdl. Un’ipotesi rispedita al mittente dal vertice del partito.
Non sono poi da sottovalutare i rapporti tesi all’interno della squadra di governo tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e diversi responsabili di dicastero meridionali. Ad alimentare queste tensioni ci pensa lo stesso sindaco di Roma quando insiste nel voler affidare al ministro dell’Economia «la regia» del rilancio del Meridione. Un’ipotesi che non piace a chi nel governo ha chiesto invece l’intervento diretto del premier.

Cassa del mezzogiorno
In settimana saranno definiti gli strumenti con cui dar vita concretamente al piano per il Sud (su cui Tremonti era al lavoro da maggio) e non si esclude che un primo giro di opinioni sull’argomento si possa fare già nel consiglio dei Ministri di venerdì prossimo. Tra le idee, resta quella di istituire una sorta di Cassa per il Mezzogiorno.
«Non ci saranno aiuti a pioggia ma interventi molto mirati, su progetti precisi», precisa Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A gestire tutta la partita sarà la presidenza del Consiglio con l’istituzione, si ragiona in ambienti della maggioranza, di un tavolo per il Meridione, forse già prima dell’estate.
Confermata l’idea di creare un coordinamento a Palazzo Chigi che si occupi della materia. Una sorta cabina di regia di cui dovrebbe far parte Miccichè. Scendono però le quotazioni che lo vogliono promosso a ministro con deleghe per il Sud, oppure come coordinatore unico del Pdl in Sicilia.

Partito del sud
Al momento, però l’unico punto su cui il Partito della libertà si ritrova compatto è nel bocciare il partito del Sud. Ma i distinguo tornano ad emergere di fronte all’idea di una forza federata al Pdl. L’ipotesi non piace al coordinatore, Ignazio La Russa. «Sarebbe solo la vittoria della Lega dei vari Borghezio – spiega – e farebbe la fine di un vaso di argilla tra i vasi di ferro». Un no secco arriva anche dal sindaco di Roma, Alemanno, che invita a «far restare il dibattito nel Pdl senza far uscire schegge impazzite».
Insomma lo scambio prospettato è quello dello sblocco dei Fas, i fondi allo sviluppo e del moltiplicarsi delle poltrone. Ma il no a ogni spinta autonomista o federalista del mezzogiorno. Del resto lo schema è consolidato: distribuzione di prebende e soldi a fondo perduto. Se poi verrà lo sviluppo è un’altra storia.

L’Unità, 27 luglio 2009