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"Nel gioco d’azzardo un mese di pensione", di Massimo Solani

Più o meno un mese di pensione all’anno per giocare d’azzardo. È quanto spendono, di media, gli over 65 italiani in giochi come Lotto, Superenalotto, Gratta e vin- ci, giochi di carte, slot e video lottery. È il risultato più sorprendente dell’indagine «Anziani e Azzardo», condotta da Gruppo Abele, e Auser Nazionale in collaborazione con Libera che sarà presentata oggi a Torino. Mille interviste in 15 regioni d’Italia, spiega il presidente nazionale Enzo Costa, Auser per «far crescere tra le persone anziane la consapevolezza di quanto possa essere facile cadere nei rischi del gioco d’azzardo patologico che ha ricadute umane e sociali pesantissime». Perché se in Italia la diffusione del gioco d’azzardo ha costi sanitari e giudiziari per lo Stato che raggiungono ogni anno i sei miliardi di euro, la penetrazione del «vizio» fra gli over 65 è costante- mente in aumento. «La ricerca, purtroppo, mette in risalto la capillarità che ha raggiunto oggi il gioco d’azzardo in Italia e ne conferma l’allargamento verso le aree tradizionalmente più indifese, costituite soprattutto da minori, anziani e don- ne. I dati della ricerca – spiega il vicepresidente del Gruppo Abele Leopoldo Grosso – sembrerebbero far emergere stime superiori a quelle generalmente diffuse sulla valutazione del gioco a rischio, sia per frequenza che per volume di giocate».

Tornando ai risultati della ricerca, il 70,7% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato di aver giocato almeno una volta d’azzardo nel corso dell’ultimo anno. A riscuotere il maggior consenso fra i giocatori over 65 sono Lotto e Superenalotto (30%) seguiti da Gratta e vinci e lotterie istantanee (26,6%), Totocalcio e totip (15%) giochi di carte a soldi (10,2%), Slot e videolottery (3,8%). I luoghi presso cui si gioca d’azzardo sono prevalentemente le ricevitorie e le tabaccherie (44,9%), seguite dai bar (24%), le abitazioni private (8%) e i centri commerciali (6,4%). Varie le motivazioni per cui gli anziani si avvicinano al gioco d’azzardo si va dal «vincere denaro» (45,3%), al «divertimento» (19,7%) fino alla voglia di «incontrare persone» (8,8%). La quasi totalità dei soggetti intervistati che ha dichiarato di aver giocato almeno una volta nell’ultimo anno è pensionata (92%), con una percentuale di giocatori più alta fra gli uomini (51,6% contro il 40,4% di donne) mentre il titolo di studio più rappresentato è la licenza media (31,2%) seguito dal diploma di maturità (26,4%) e dalla licenza elementare (15,5%). In totale i mille intervistati hanno dichiarato di aver speso per il gioco d’azzardo 589mila euro nell’ultimo anno, per una spesa media procapite che si avvicina ad un assegno mensile della pensione se è vero che il 41% dei casi ha dichiarato di disporre di una cifra inclusa tra 1.001 e 1.500 euro al mese mentre per il 16% il reddito da stipendio o pensione è incluso tra 1.501 e 1.800 euro. Soltanto l’8,2% raggiunge i 2.000 euro mensili mentre il 23% possiede tra 501 e 1.000 euro. Il 5,8%, degli intervistati, infine, ha meno di 500 euro al mese. «Il boom delle varie forme di gioco d’azzardo nel nostro Paese – commenta Alberto Tomasso, segretario generale della Cgil Piemonte – è un fenomeno non recentissimo, ma negli anni ha assunto una dimensione massiccia e, soprattutto, si sono sviluppate forme assai diffuse di vera e propria patologia sociale, che colpiscono fasce di popolazione particolarmente vulnerabili, come i pensionati a basso reddito, i disoccupati, i precari, con un crescente coinvolgimento di giovani». Categorie nelle quali, però, la consapevolezza del rischio appare ancora bassa nonostante, tornando ai dati della ricerca «Anziani e Azzardo», quasi la metà dei giocatori intervistati risultano (secondo la scala di valutazione «Canadian Problem Gambling Index») «a rischio» o «problematici». Per il 16,4%, invece, il gioco d’azzardo sembra già rap- presentare un problema di gravità media o elevata e che richiederebbe un intervento specialistico.

«In un paese in cui crescono tutti gli indici delle vecchie e delle nuove povertà; in cui la disoccupazione ha raggiunto li- velli insostenibili e gli anziani sono sem- pre più a rischio di esclusione per la carenza di servizi sociali il fatturato dell’azzardo ha raggiunto i 90 miliardi di euro – si legge nell’introduzione dell’indagine – L’industria del gioco non avverte la crisi; al contrario si nutre della crisi e della speranza di molte persone, in grande parte anziane, che una vincita possa migliorare la propria condizione di vita. Si è compiuta una trasformazione del costume degli italiani; una trasformazione antropologica, il cui effetto in termini di costi sanitari e giudiziari per lo Stato è stimato in circa 6 miliardi di euro l’anno. Oggi si contano una slot machine ogni 150 cittadini».

L’Unità 03.03.14

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