Via libero definitivo dalla Camera, con 312 sì, 141 no e 5 astenuti, al decreto del governo Letta, nel testo uscito dall’esame del Senato che lo ha già approvato, alla conversione in legge del decreto che abolisce il finanziamento pubblico diretto e indiretto ai partiti e lo sostituisce con agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria dei cittadini attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef.
Il MoVimento Cinque Stelle ha protestato con cartelli in aula («Mollate il malloppo», «Bugia numero uno, Renzi-Pinocchio») al momento della votazione elettronica. E scattando fotografie qua e là in aula. Immediato è stato l’intervento della presidente Laura Boldrini che ha ordinato la rimozione dei cartelli pentastallati e rinnovato il divieto di riprese non aurtorizzate in aula. Alcuni deputati grillini hanno però continuato a protestare, con qualche resistenza agli assistenti parlamentari incaricatio di rimuovere le scritte. La protesta dei grillini ha fatto insorgere altri deputati, in particolare dai banchi Pd. Ed Ettore Rosato preso la parola chiedendo a Boldrini «provvedimenti immediati e severi» nei confronti dei Cinque Stelle, denunciando il rischio legato a una sottovalutazione delle proteste in aula. «Onorevole Rosato – ha ribattuto seccata Boldrini- la presidenza non consente affatto che in quest’aula venga fatto di tutto…».
IL DECRETO NEI DETTAGLI
L’accesso dei partiti alle nuove uniche forme di contribuzione viene condizionato dalla nuova legge al rispetto di requisiti di trasparenza e democraticità indicati dal decreto-legge, in cui si prevede anche l’istituzione di un registro dei partiti politici ai fini dell’accesso ai benefici.
Con la nuova disciplina viene superata la parziale riforma della legge del 2012, con la quale, al sistema dei rimborsi elettorali era stato affiancato il cofinanziamento dello stato, proporzionato alle capacità di autofinanziamento dei partiti, che ora è stato abolito. La nuova disciplina si inserisce in un processo, sviluppatosi negli ultimi anni, di progressiva riduzione dell’entità dei contributi diretti ai partiti, istituiti nel 1974 ed erogati, a partire dal 1993, esclusivamente sotto forma di contributi per le spese delle campagne elettorali. Le principali caratteristiche del sistema introdotto dalla nuova legge riguardano l’adozione da parte dei partiti di statuti recanti necessari elementi procedurali e sostanziali che garantiscano la democrazia interna. Ai fini dell’accesso ai benefici l’istituzione del registro nazionale dei partiti politici che accedono ai benefici previsti dalla legge, consultabile dal sito internet del parlamento la realizzazione da parte di ciascun partito di un sito internet dal quale devono risultare le informazioni relative all’assetto statutario, agli organi associativi, al funzionamento interno e ai bilanci.
E ancora: l’estensione delle funzioni di controllo della commissione di garanzia sui bilanci dei partiti anche al rispetto delle prescrizioni sul contenuto statutario e sulla trasparenza, la riduzione delle risorse loro spettanti per i partiti che non rispettano le norme in materia di parità di accesso alle cariche elettive, l’introduzione di un tetto alle donazioni pari a 100 mila euro, l’introduzione di una detrazione per le erogazioni liberali pari al 26% per gli importi da 30 a 30 mila euro,l’assoggettazione a imu degli immobili dei partiti politici, la possibilità di destinare il 2 per mille irpef ai partiti, la previsione di un apposito codice di autoregolamentazione delle raccolte telefoniche di fondi, l’applicazione progressiva della abrogazione con la riduzione parziale dei contributi diretti che cesseranno completamente nel 2017, l’estensione al personale dei partiti della disciplina sul trattamento straordinario di integrazione salariale e di contratti di solidarietà.
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