Ghizzoni: fare luce su scoperta di eccezionale interesse archeologico. In una delle registrazioni del caso escort l’indiscrezione sulla residenza del premier. Il Pd: «Bondi risponda»
Trenta tombe fenicie ritrovate a Villa Certosa, la residenza sarda di Silvio Berlusconi? L’indiscrezione è contenuta in una delle registrazioni pubblicate dall’Espresso e che hanno per oggetto i colloqui tra il presidente del Consiglio e Patrizia D’Addario. E ora proprio sulla base dell’audio la capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, Manuela Ghizzoni, ha presentato un’interrogazione per chiedere che il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi informi il Parlamento della scoperta di «eccezionale interesse» archeologico.
«FARE PIENA LUCE» – «Ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio – afferma Ghizzoni – chi scopre fortuitamente beni archeologici è tenuto a farne denuncia entro 24 ore alla sovrintendenza, al sindaco del territorio di riferimento e alle forze dell’ordine. Immaginiamo che il presidente del Consiglio abbia rispettato tutte le procedure previste dalla legge e quindi avviato il recupero delle preziose 30 tombe fenicie solo dopo aver ottenuto apposita concessione di ricerca da parte del ministero dei beni culturali. Ma per fare piena luce su questo ritrovamento nella residenza privata di Villa Certosa, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Bondi di fornire tutta la documentazione del caso». «Certo – osserva Ghizzoni – è veramente molto curioso che la comunità scientifica ignori completamente un ritrovamento di tale eccezionale interesse».
ARCHEOLOGI – Se confermato, il ritrovamento di 30 tombe fenicie a Villa Certosa, finora ignoto alla comunità scientifica, rappresenta un dato importantissimo per lo studio dell’espansione fenicia nell’isola, e in particolare per la ricostruzione delle antiche dinamiche insediative nel territorio di Olbia«. Lo afferma l’Associazione nazionale archeologi, che auspica che »quanto prima vengano resi noti i risultati delle indagini e l’entità dei ritrovamenti effettuati, nella certezza che siano state rispettate tutte le procedure previste dal capo VI del Codice dei Beni culturali e del paesaggio».
Il Corriere della Sera, 23 luglio 2009
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