«Mai visto tagli di questa portata». Il mondo della scuola si mette già da ora sul piede di guerra e denuncia «una situazione intollerabile», che mette a rischio l´apertura delle scuole a settembre e la sicurezza delle aule, costrette ad ospitare numeri di studenti oltre le soglie minime. Dal prossimo anno scolastico, infatti, la regione Emilia Romagna dovrà fare a meno di quasi 1700 docenti e di circa 500 collaboratori, per una popolazione di alunni che non è certo diminuita ma, anzi, cresciuta di almeno 10 mila ragazzi.
«In molte scuole, soprattutto in periferia, si farà fatica ad aprire e chiudere i cancelli» commenta Anna Cicognani, responsabile regionale Cisl Scuola, che in merito alle richieste per il tempo pieno aggiunge che «solo a Bologna sono già 75 quelle che non saranno soddisfatte». I tagli voluti dal Ministro Maria Stella Gelmini colpiranno in regione 2350 persone, tra docenti, bidelli e personale amministrativo, e a soffrire di più saranno soprattutto le superiori. «Molti laboratori non potranno essere aperti, in altri l´attività dovrà essere svolta senza la presenza di un tecnico – spiega Paolo Tomasi, della Flc Cgil – e nelle classi potrebbero essere violate le norme sul numero minimo di alunni, con dirette conseguenze sulla sicurezza». Con il budget previsto per il 2009/2010, in regione i bambini della scuola dell´infanzia potrebbero salire a 29 per classe, mentre alle elementari si arriverebbe anche a 27.
I sindacati hanno messo in chiaro le difficoltà già presenti in alcuni comuni di montagna, dove «plessi con 17 uscite – dice Gianfranco Samorì dello Snal (sindacato autonomo dei lavoratori della scuola) – hanno solo 8 bidelli e, non avendo sistemi di videosorveglianza, il controllo è molto difficile». Inoltre, settembre potrebbe regalare brutte sorprese anche oltre mille lavoratori che non vedranno riconfermato il contratto a tempo determinato.
La Republica, 21 luglio 2009