«Cosa ha detto Silvio Berlusconi?». Matteo Richetti, membro della Prima Commissione, alle prese con la riforma elettorale, risponde al telefono mentre fa un soprallugo nelle zone alluvionate del modenese. Ha detto che queste non sono le riforme di Renzi ma di Forza Italia, le stesse di vent’anni fa, fallite per colpa della sinistra. Torna il Caimano?
«Berlusconi ha avuto vent’anni per fare le riforme e quelle che ha prodotto sono sotto gli occhi di tutti: nessuna. Se adesso l’Italia dovesse conoscere una stagione riformatrice vera il merito sarebbe da ascrivere a chi ha impresso non solo un’accelerazione ma anche una svolta a questa discussione. Mi sembra surreale discutere per intestarsi le riforme, non servirebbe ad altro che a bloccare tutto».
Il vero problema sembra un altro: come farle. Il Pd è spaccato sulle preferenze, tema su cui anche Alfano darà battaglia. Berlusconi punta i piedi… lei resta fiducioso?
«Se le riforme devono essere frutto di un dialogo tra maggioranza e opposizione e di un accordo che riguarda tutte le forze politiche è evidente che sono un punto di mediazione nel quale nesuna delle parti in causa si riconosce fino in fondo. Noi volevamo un sistema bipolare, Alfano il doppio turno, Berlusconi i collegi plurinominali… il punto di caduta è una legge con collegi plurinominali, soglia di sbarramento e doppio turno se nessuno supera il tetto fissato. È evidente che questo implica un lavoro parlamentare per cercare di avvicinare ancora di più le posizioni, ma deve essere chiara una cosa: forzare il cambiamento di quell’accordo in un senso o in un altro è il modo migliore per far saltare il banco. Se salta tutto non sarà certo per colpa di Renzi e del Pd».
Ma in Commissione il Pd si è spaccato, si sono alzati i toni. Bindi e i bersaniani non accettano diktat.
«Renzi e Berlusconi non lanciano diktat, hanno fatto un accordo che non è blindato ma che non può neanche esse- re stravolto».
Dove è possibile intervenire?
«Se Fi, Pd e Ncd condividono un sistema bipolare, potrebbe essere ragionevole alzare la soglia del 35 al 38% abbassando così il premio di maggioranza al 15%. L’altro giorno in commissione, poi, gli stessi partiti che hanno siglato l’accordo si sono resi conto che forse può considerarsi un’ipotesi superata quella di inserire i collegi nel testo della legge. Le sembra un testo blindato?».
C’è chi non ritiene il Porcellum molto diverso dall’Italicum.
«Ma di cosa parliamo? Se verrà approvata questa legge elettorale il dopo non sarà affatto uguale al prima. Nel mio collegio con il Porcellum c’era una lista unica di cinquanta nomi blindati nessuno dei quali compariva sulla scheda elettorale. Con l’Italicum ci sarebbero collegi piccoli con quattro o cinque no- mi scritti sulla scheda in cui l’elettore sceglie alcuni candidati contro altri. Mi sembra una critica ingenerosa quella di chi rivendica le preferenze». Bonaccini contestato duramente da Sel, Renzi criticato da Vendola per aver disertato l’invito. Giornata critica a sinistra. «Berlusconi, che è un animale politico, sa che abbracciando Renzi lo indebolisce agli occhi del centrosinistra, ma vorrei dire che Renzi non ha bisogno di essere legittimato da Berlusconi che lo definisce “un interlocutore affidabile”. Renzi è legittimato da tre milioni di elettori di centrosinistra che gli hanno dato quella forza che gli permette di dire a Fi “adesso le riforme si fanno e si fanno con noi”».
Sel è caduta nel gioco di Berlusconi, sta dicendo questo?
«Dico che mi dispiace che Sel abbia contestato Bonaccini e criticato Renzi perché il segretario nell’avviare il percorso del dialogo ha sempre avuto l’attenzione ad incentivare la logica della coalizione. Anche nell’Italicum si è cercato di abbassare la soglia per chi entra in coalizione e se il 5% non basta a garantire l’accesso in Parlamento di alcune forze c’è la massima disponibilità a ragionare, ma dobbiamo anche dire con fermezza che le leggi non si fanno sulla base dei sondaggi dell’esistente. Sel, e lo dico con grande rispetto anche per il lavoro che stanno facendo in Par- lamento, farebbe bene a guardare con maggiore forza e determinazione alla costruzione di un soggetto unico di centrosinistra piuttosto che puntare ad abbassare le soglie».
C’è chi vede le elezioni anticipate dietro l’accordo Renzi-Berlusconi. I soliti retroscenismi fantasiosi?
«Questo sospetto delle elezioni anticipate viene continuamente posto malgrado Renzi abbia più volte detto il contrario. C’è una legge elettorale che è fortemente improntata sul monocameralismo, un accordo che prevede il superamento del Senato. Che cosa deve fare di più? Ci rendiamo conto del dramma che si aprirebbe nel Paese per le elezioni anticipate? Vorrebbe dire sciogliere le Camere fra qualche settimana, inter- rompere il percorso di riforma di superamento delle Province, di superamento del finanziamento dei partiti… il Paese non ci perdonerebbe».
L’Unità 26.01.14