Qualche sconto di pena sui reati minori ma nessuno sconto sulle tasse. Nessun condono, nessuna amnistia. In materia di lotta all’evasione il governo cambia strada rispetto alle esperienze passate e batte finalmente un colpo. Per cercare di recuperare i capitali illecitamente esportati all’estero arriva la «collaborazione volontaria», o «volontary disclosure» come la chiamano gli esperti.
Non è certo la guerra senza quartiere che ci si aspetterebbe di fronte ad un’evasione che sappiamo ancora dilagante ma è certamente un altro passo in avanti, perché si aumenta il pressing. Rispetto agli scudi ed ai condoni di un tempo, che poi alla fine spesso hanno prodotto più illusioni che incassi reali, non ci sono sconti fiscali – le imposte previste si pagano tutte – e non c’è più la garanzia dell’anonimato. Adesso per «aderire» bisognerà uscire allo scoperto, bisognerà insomma metterci la faccia, dichiarare nome e cognome, e così si potranno sanare i capitali ed i patrimoni detenuti all’estero. Il «bonus» vale sino a settembre 2015. Dopo di che dovrebbero essere davvero guai veri per chi viene pizzicato con conti all’estero. E in cambio dell’adesione che cosa si ottiene? Il contribuente non verrà punito per l’omessa dichiarazione o la dichiarazione infedele (reato che sino ad oggi comportava da 1 a 3 anni di carcere), pagherà sanzioni amministrative ridotte e si vedrà dimezzare le pene (che oggi vanno da 18 mesi a 6 anni) per la dichiarazione fraudolenta, l’uso di fatture false o la costruzione di operazioni inesistenti.
Funzionerà? Servirà la nuova legge a recuperare tutto o in parte i capitali fuggiti all’estero, a cominciare da quelli custoditi nei forzieri delle banche svizzere? Le stime parlano addirittura di 180 miliardi di euro «nascosti» in Ticino e nel resto della Confederazione, soldi che sono tutt’ora protetti da un segreto bancario che inizia sì a vacillare un poco ma che ancora non si può dire caduto. La trattativa con le autorità svizzere, lo ha confermato ieri il ministro dell’Economia Saccomanni, che a Davos ha incontrato la collega d’oltralpe, «procede bene»; ma è presto per ipotizzare una data per la firma finale. Anche perché, rispetto ai mesi passati, al momento di stringere la posizione della Confederazione si sarebbe in qualche modo irrigidita. Difficile avere da subito lo scambio automatico e totale dei dati, come prevede ad esempio l’accordo siglato nelle scorse settimane con gli Stati Uniti, più probabile una forma di collaborazione rafforzata con uno scambio però ridotto di informazioni.
In assenza di un’intesa con la Svizzera, ultima vera cassaforte degli evasori made in Italy, quella del governo è insomma una scommessa. Ma calcolata. L’idea che si sono fatti il presidente del consiglio Enrico Letta e il ministro Saccomanni è che, comunque, il pacchetto di norme sul rientro dei capitali una sponda agli evasori la offra. Perché di fatto, tra accordi bilaterali di scambio delle informazioni e Paesi che hanno deciso uscire dal limbo dorato dei paradisi fiscali per effetto dell’aggressione messa in atto da parte degli organismi internazionali, quelle ricchezze sono come congelate. E’ molto più difficile poterle utilizzare e dunque, se questa montagna di euro «svizzeri» e non solo non può essere spesa, può essere conveniente comunque rimpatriarla. Anche a costo di pagare un conto discretamente salato. Anche a costo di metterci la faccia. Oppure per sfuggire al nuovo reato di autoriciclaggio che di qui a qualche mese entrerà in vigore anche da noi.
E’ una scommessa, appunto. Se verrà vinta e in quale misura lo scopriremo nei prossimi mesi. Un accordo forte con la Svizzera aumenterebbe certamente le possibilità di successo. E di conseguenza gli incassi che, come sappiamo, saranno essenzialmente destinati al rilancio dell’economia. Si è detto al taglio delle tasse sul lavoro, in realtà trattandosi di entrate una tantum andranno a ridurre il debito e a finanziare nuovi investimenti. Comunque sia sono risorse in più che avremo a disposizione: una buona ragione per fare tutti il tifo per il successo di questa operazione.
La stampa 25.01.14