Il ministro Kyenge: atto di civiltà Carroccio in rivolta: sarà un inferno Votazione senza storia, e nel contempo storica, al Senato: 182 sì, 16 no, 7 astenuti. Così sparisce il reato di immigrazione clandestina. L’aveva voluto Berlusconi, alleato della Lega nel 2008, e con Maroni ministro dell’Interno. Lo spazza via, dopo un travaglio durato giorni e giorni, la maggioranza del governo Letta. «Indice di civiltà e di rispetto della diversità» commenta subito il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, ma si astiene il dem Luigi Manconi, in segno di «discontinuità» rispetto alle politiche seguite fino a oggi in cui domina comunque l’impostazione della destra. L’associazione Antigone, in prima linea nella difesa dei diritti dei detenuti, sollecita «ad avere più coraggio».
Ma nel Pd parla di «una prima battaglia vinta» Khalid Chouki, il deputato che a Natale si è rinchiuso volontariamente nel Cie di Lampedusa. Il Pd considera questo voto una vittoria. La rivendica il capogruppo al Senato Luigi Zanda e ne parla come «di un’ottima notizia di civiltà per il nostro Paese».
Il relatore Felice Casson plaude al fatto che «si sia posto rimedio allo sconcio giuridico e politico di un reato che sortiva solo il risultato di intasare gli uffici della polizia e delle procure». Solo per una coincidenza, proprio ieri, il ministro degli Esteri Emma Bonino mette in guardia dal rischio che tra «milioni di rifugiati trovino facile nascondiglio tutta una serie di altri signori, le cellule dormienti (del terrorismo, ndr) che sono una questione europea ».
Prima di vedere le irate reazioni della destra, bisogna capire bene che cosa succede per chi entra da clandestino in Italia. Si può citare quanto ha detto in aula Cosimo Ferri, il sottosegretario alla Giustizia, toga di Magistratura indipendente prestata alla politica per i berlusconiani, rimasta in via Arenula nella sua veste di tecnico. «Si è voluto precisare, in maniera chiara ed univoca, che viene abrogato il reato di immigrazione clandestina che viene trasformato in un illecito amministrativo». Che succede in concreto? Sempre Ferri: «Chi entra per la prima volta irregolarmente in Italia non verrà sottoposto a un processo penale e non verrà punito come colpevole di un reato, ma sarà espulso e se dovesse rientrare allora sì commetterebbe un reato».
Ovviamente la destra è furibonda. “Si è imboccata la strada dell’inferno” commentano dalla Lega. L’ex ministro del Carroccio Roberto Calderoli grida allo scandalo, dice che «è un vero e proprio crimine contro l’umanità », l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno parla di «espulsioni divenute impossibili », il forzista Maurizio Gasparri di una cancellazione «che incoraggia i trafficanti». La destra non solo ha votato contro l’abolizione del reato, ma si è astenuta sul provvedimento che delega il governo a riscrivere il sistema delle pene in Italia prevedendo l’obbligo dei domiciliari per reati fino a tre anni, e la scelta del giudice per quelli tra 3 e 5 anni.
Vota a favore solo il presidente della commissione Giustizia, il forzista Nitto Palma, perché nel ddl ci sarebbero «quattro o cinque misure» proposte dal suo gruppo. Un ddl complesso che introduce anche l’istituto della “messa in prova”, niente processo in cambio di lavori di pubblica utilità, come già avviene per i minori. Dice Casson: «Un provvedimento storico, atteso da decenni».
da repubblica.it