Dalle 10 alle 17 gli iscritti certificati hanno espresso il parere vincolante sul voto che il gruppo parlamentare del Senato dovrà esprimere domani 14 gennaio sul “reato di clande- ììstinità”. 15.839 hanno votato per la sua abrogazione, 9.093 per il mantenimento. I votanti sono stati 24.932. Gli aventi diritto erano gli iscritti certificati al 30 giugno 2013, pari a 80.383». Manca la firma «la Casaleggio e associati rende noto». Non si sa se anche approvi, ma tant’è.
È con questo laconico comunicato che dal blog di Beppe Grillo, organo unico più che ufficiale del Movimento 5 Stelle, il popolo pentastellato apprende l’esito di questa consultazione, e tutti noi a nostra volta finalmente sappiamo, in barba all’articolo 67 della Costituzione, come il terzo gruppo in Senato voterà domani.
Con questo comunicato si chiude – forse – una polemica politica e programmatica profonda, proprio con alcuni senatori che avevano sollevato la questione, rivendicato la decisione come comunque coerente con il proprio elettorato (e la propria coscienza), e ne era sorta una violentissima controversia, con un Beppe Grillo che si è lasciato sfuggire anche che «se avessimo detto che avremmo fatto questo ai nostri elettori avremmo preso percentuali da prefisso te-efonico».
I TEMI CARI ALLA GENTE
Sì, un Beppe Grillo sempre molto attento ai temi «cari alla gente», non tutti, solo quelli vendibili in un populismo facile, senza troppe argomentazioni, condito con qualche ci- fra sbagliata e soprattutto senza mai rispondere alle domande scomode e senza mai rendere conto di molte sue affermazioni.
Già, a un Grillo impegnato in questi giorni a definire una linea coerente con i suoi riferimenti europei, da Alba dorata ai No Euro alla parte movimentista del Fronte Nazionale, agli euroscettici inglesi e spagnoli, per un Beppe impegnatissimo a drenare i voti del centro destra tanto da «mandare in India» una sua delegazione perché finalmente si è accorto del caso dei marò, avere anche questa seccatura proprio non deve essere andata giù.
Del resto il suo inseguimento della Lega Nord sui temi dei «clandestini criminali» e «immigrati che ci rubano il lavoro» è uno dei pochi contenuti sui quali, c’è da dirlo, il Beppe nazionale e nazional-popolare non si è mai smentito.
NIENTE DIKTAT
Stavolta però sarebbe stato troppo continuare a far da sé, minacciare espulsioni e ritorsioni e diktat, perché di una qualche base hai pur bisogno se quanto meno alle elezioni europee vuoi presentare la lista della rabbia e dello sfascio. E allora dopo aver già messo a dura prova i suoi, decidendo da solo che «in Sardegna non ci si presenta» (numeri dei sondaggi alla mano sarebbe stata una debacle, ma non lo puoi mica dire e ammettere), una forma di «partecipazione» doveva tirarla fuori dal cilindro del suo blog. Ci ha pensato Casaleggio. Consultazione alla chetichella, poche ore senza alcun preavviso (le precedenti consultazioni erano state annunciate con svariati giorni di anticipo), e vediamo che cosa esce fuori.
Gli è andata male. Stavolta ha perso Beppe Grillo. Certo, sarà colpa dei media contrari (che però per una volta non si sono occupati della vicenda), dei complotti delle note lobby degli immigrati clandestini, o per una volta di una sana e spontanea linea più che politica direi semplicemente «umana»? Certo quelle percentuali di votanti, appena 25mila su 80mila, qualche margine lo offrono. In fondo sarà stato per questo.
In un qualsiasi partito o movimento anche solo tendenzialmente democratico, il «segretario» prenderebbe atto che la sua linea è stata bocciata, convocherebbe una direzione, un’assemblea, qualsiasi cosa di collegiale e rappresentativa della base «umana» del suo movimento, e si dimetterebbe.
IL PROPRIETARIO
Ma come fai nel caso di Grillo? Lui è il proprietario del logo, il presidente di un’associazione a tre con suo nipote e Gianroberto. Privarlo del logo sarebbe un esproprio proletario, o una donazione forzata. E poi a chi?
In attesa di sciogliere un dilemma, che per la verità siamo certi Beppe non si è mai posto, registriamo la fine del laconico comunicato. Più per la sua base leghista e di destra che per noi o per i suoi: Beppe precisa «con l’abrogazione si mantiene comunque il procedimento amministrativo di espulsione che sanziona coloro che violano le norme sull’ingresso e il soggiorno nello Stato».
Adesso sì che siamo tutti più tranquilli.
L’Unità 14.0.14