Da gennaio, con il povero che twitta in coda alla Caritas, fino a dicembre, con la ripresa industriale, ma quella della produzione di corde per suicidi. Tra cinesi che comprano il Cervino e manager con agende vuote come le aziende che hanno svuotato, ecco la satira in versi per raccontare l’anno che verrà.
I mendicanti vendono rose rosse. Frettolosi viandanti li schivano. Se fosse una scena già scritta sarebbe Brecht, Testori.
C’è un senso di sconfitta negli uomini e nei fiori.
Non so come si annoveri (forse tra i nuovi poveri?) quello che twitta ‘Ciao, sono in coda alla Caritas’. Nella stagione arida (come spiega la Fao) quando gira la ruota rischi la pancia vuota.
Fuori nevica. Sciatori di Pechino salgono in teleferica sul dorso del Cervino.
Dicendo cin ciun cen acquistano in contanti tutti e quattro i versanti. Non sono molto zen.
Guardano indecifrabili quel diedro bellissimo ma raggiungibilissimo da strade carrozzabili.
Tutto sarà asfaltato. Cominciano domani. Nemmeno i valdostani ci avevano pensato. La crisi offende anche i ceti protetti.
Manager con le agende vuote, come le aziende che hanno appena svuotato: logica di mercato.
Compro-oro costretti a comprare l’argento e giù, per slittamento, ecco che i comprargento vanno a rubare il rame.
Moda quasi alla fame. Gli stilisti rammendano gli scampoli, purtroppo.
Sperando che si vendano firmano ogni rattoppo.
Dopo Stàmina nuove cure salvifiche!
Senza alcuna disamina e inutili notifiche degli scienziati (casta!) per promuoverle basta che piacciano alla gente. C’è l’oncorepellente estratto dalle vongole i fanghi di Plutone l’ipnosi con le bombole le flebo di carbone la gomma di cammella che cancella ogni male e il metodo Di Bella rifatto in digitale.
È maggio e Casaleggio aggiorna i suoi pronostici. Il web, sotto il maneggio dei regimi più ostici sarà perseguitato fino al duemilaeventi.
Ma poi, transustanziato in divine sementi feconderà il pianeta: non questo, quello nuovo che predisse il profeta fatto a forma di uovo.
Dai siti neosinfonici vulcani col pennacchio eruttano sintonici il suono del pernacchio.
Napolitano sgrida chi alza la voce chi alle riforme nuoce chi veste in modo strano chi beve il cappuccino facendo
vrush.
Chi tiene i piedi sul cuscino chi non saluta bene chi gioca coi fiammiferi chi mangia troppo agliato chi accende i caloriferi nei giorni che è vietato chi si presenta senza i pantaloni in piega e questa sua indecenza nemmeno te la spiega.
Di nuovo in piazza protestano i forconi.
Ma quante le scissioni!
Se ne va la ramazza.
Si sfilano i picconi.
I rocchetti e i ditali fanno i blocchi stradali ma i camion con rimorchio li spianano. Spettrali la trebbiatrice e il torchio sfilano nella notte.
La ruspa e l’autobotte chiedono meste l’obolo.
Sfilano per le vie mille consorterie.
Però non fanno un popolo.
Ferie liquide: lo spiegano i sociologi.
Due giorni tra le rapide pagaiando fortissimo o un week-end con gli enologi nel maso isolatissimo.
Una nottata a Rimini ballando al Carmencita o anche una bella gita sulle strade del vimini.
A Ibiza o Formentera per una sola sera c’è una mono-movida per chi tira la cinghia.
Mai uno che decida di non fare una minchia.
I democratici che han fatto punto e a capo danno consigli pratici a Renzi, il loro capo.
Le tappe: il segretario diventa commissario dell’Unione Mondiale.
Poi presidente aggiunto dell’Internazionale (nuova sede a Sagunto).
Margravio. Gran Visir.
Sire dei Turcomanni.
Principe del Pamir.
Sindaco di Parigi.
Infine, a ottantun anni andrà a Palazzo Chigi.
Grillo calcola il costo di ogni briciola che cade dalla tavola.
Son quindici centesimi al dì, ma se non lesini è un attimo che salgono a sedici. Che valgono almeno ventisette delle vecchie lirette.
La colpa è di Bruxél (salgono i decibél) insieme al pidiél e al pidimenoél troia di tua sorél!
Ridurrebbe gli sprechi calcolarli in copechi.
Che sorpresa!
la legge elettorale!
Si raggiunge un’intesa sull’urna romboidale.
Il resto è a discrezione del singolo elettore: data dell’elezione scheda di che colore in quale seggio, al mare con l’uninominale o ai monti, dove pare valga il proporzionale.
Puoi votare col vecchio sistema manuale o dirlo in un orecchio al presidente. Vale.
C’è un segnale di ripresa industriale.
Si vendono più corde per impiccarsi. Sorde alle voci malevole le volontà politiche rendono più scorrevole il nodo della crisi.
Poche coscienze eretiche affiggono gli avvisi ‘chiuso per sempre’. Vanno dove nemmeno sanno come Cristo sull’asino prima che glieli brasino con la storiella greve della ripresa a breve.
La Repubblica 31.12.13