Mi chiamò una mattina dei primi di novembre nel 2007. “Ciao sono Alessandra Siragusa, sei Mila? Volevo incontrarti.” Erano i primissimi giorni del neonato PD, elette entrambe tra i delegati nel parlamentino regionale del Partito.
E’ iniziato così un grande rapporto umano che ha avuto alti e bassi come tutte le amicizie. Mi hanno chiesto di scrivere di lei, adesso che un male fulminante ce l’ha tolta e siccome il personale è politico eccomi qua a parlare di Alessandra Siragusa, palermitana, ex parlamentare del PD, in modo politico e in modo personale.
Le stragi del ‘92 furono uno spartiacque nella vita di entrambe e di questo parlammo durante quella prima chiacchierata al bar delle Magnolie di Palermo. Nel ‘92 lei era già impegnata in politica e decideva di impegnarsi ancor di più. Io fuggivo da Palermo letteralmente il 21 luglio del ’92, due giorni dopo la strage di Borsellino, per far ritorno proprio nel settembre del 2007, come vincitrice di cattedra nella scuola. «Ho un fratello magistrato, io faccio politica, cosa vuol dire fare antimafia se non fare politica in modo onesto e serio per i bambini?».
Non l’avevo vissuta dunque la stagione della primavera di Palermo, io non c’ero, come tanti della mia generazione. Non la conoscevo direttamente ma tutti sapevano chi era Alessandra Siragusa, a partire dagli insegnanti. Era entusiasta mia madre, maestra, di come le scuole vennero aperte. Ma era la città che si era aperta alla scuola. “Palermo apre le porte”, la sua intuizione, fu innanzitutto una grande festa di riappropriazione di una città che era stata per troppi anni occupata dalla paura, per gli studenti, per le famiglie e per i docenti di Palermo. C’è ancora quella settimana in cui ogni scuola adotta un monumento e piccoli cicerone lo raccontano ai palermitani. E non c’è maestra o maestro ormai in pensione, palermitano o palermitana, che non si faccia il giro dei monumenti in quei giorni a sentir parlare i bambini e i ragazzi di storia e arte.
E’ diventata assessore alla Scuola nel 1993. Quello che invece i più non ricordano è che fu merito suo l’eliminazione dei doppi e tripli turni perché in quel periodo, unico nel dopo guerra, si costruirono nuove scuole. «Ho due scuole: insegno alla padre Puglisi e alla Falcone». «Ma pensa, si iniziarono a costruire con me assessore quelle due scuole».
Alessandra si battè strenuamente perché il desiderio di padre Puglisi diventasse realtà: la scuola nei quartieri a rischio. Quello che non tutti sanno è che Alessandra rischiò. Ebbe minacce, problemi perenni, che ha sempre taciuto con quel modo discreto e determinato che era il suo far politica. Si inventò anche “Tempo d’estate”, con l’apertura nelle scuole nei quartieri per i ragazzini, che in estate non avevano alternative alla strada.
Era amata ma sfortunata politicamente Alessandra. Alle elezioni europee del 2004 raccoglie 61 mila voti nella lista dell’Ulivo ma non viene eletta, e non è fortunata neanche alle regionali del 2006: settemila voti nella lista per Rita Borsellino che non supera lo sbarramento. Nel 2007 si candida alle primarie per sindaco di Palermo ma non supera il suo ex leader Leoluca Orlando. «Il mio sogno? Essere sindaco. Lo dicevo già da bambina. Amo questa città». Un anno dopo nel 2008, ottiene un seggio con il Pd alla Camera, dove è una delle parlamentari più attive e presenti sui temi della Scuola. Era una donna che faceva politica con artigianale precisione e puntando al rapporto umano con chiunque. «Adesso ci mettiamo a fare le telefonate, prendo l’agenda». «Ale..ma è un elenco infinito!! C’è tutta la scuola di Palermo!!Mandiamo una mail, almeno ai docenti! Non finiamo più così” “Una telefonata l’uno e i tempi si dimezzano, veloce!».
In giro per la Sicilia, bloccate in una galleria vicino Belmonte Mezzagno con la ruota a terra, dove ci aspettavano per un incontro. O quella volta a Castelvetrano in piazza salvo che sotto il palco c’erano solo tre vecchiette con la sedia e gli organizzatori mortificati «vabbè, l’annulliamo» e lei, con quel sorriso dolce e la voce determinata ,«non si annulla niente». Salì sul palco e parlò più di un’ora di scuola, tagli, precari e tempo pieno a quelle tre vecchiette che alla fine fecero persino domande.
Oppure gli incontri organizzativi alle giostre, mentre la figlia giocava e i fogli volavano al primo vento. I nostri destini politici si son separati per un po, lei sostenne Bersani e io Renzi alle primarie del 2012. Mai quelli personali, quando il PD decise di fare le parlamentarie con doppia preferenza la sostenni.
Non ci sentivamo da qualche mese, avevo pubblicato su facebook un appello al voto per lei, «Come stai?» «Bene, devo fare delle analisi per qualche giramento di testa..sarà la menopausa, ma è vero che hai lasciato il PD? Mila, devi riprenderti la tessera, che dici, andiamo a vedere un film con mia figlia?» «Sì, sì, certo, la tessera poi me la prendo». Ancora una volta la sua sfortuna elettorale: non supera le parlamentarie e non torna in Parlamento. Il 14 febbraio una delle ultime uscite pubbliche, viene in piazza a ballare contro la violenza sulle donne per il One Billion Rising.
Eppure l’ho saputo da altri, proprio quel giorno, che Alessandra stava male. Dell’anno che c’è in mezzo voglio ricordare solo l’ Alessandra ancora candidata, alle convenzioni del PD, primarie 2013. Lista a sostegno di Renzi questa volta. Una voce polemica mi disse: «Dovevate rottamare e avete rimesso in lista i politici di 20 anni fa?» «Vergognati», risposi, «Se vogliamo parlare di donne del rinnovamento chi se non lei?”». Il giorno delle primarie Alessandra ha espresso il desiderio di votare. Le mandammo la scheda, proprio dal mio gazebo. La politica onesta è la politica capace. Lei lo era, onesta e capace.
Scorro la home di facebook ed è piena di messaggi per lei, centinaia. Ne scelgo uno su tutti: «Alessandra Siragusa é stata un patrimonio per la politica italiana. Ha creato un rapporto d’amore tra Palermo e i palermitani attraverso la scuola, facendo della battaglia per il rinnovamento dell’istruzione e del cambiamento culturale una ragione di vita. Sempre dalla parte delle donne, dei bambini, degli ultimi. Con lei, Palermo aprì le porte. Oggi, le apre il cuore per stringerla in un lungo incessante abbraccio. Di lei, si sentirà la mancanza. Da lei ogni donna, e soprattutto quelle impegnate in politica, deve trarne esempio. Di te, Alessandra, faremo memoria».
«Devi cercarle una per una le persone, farle sentire importanti, e lo sono. Alimentano la nostra passione e la nostra vita, ricordatelo sempre». Alessandra oggi, una ad una, quelle persone ti stanno facendo capire quanto sei stata importante.
da www.unita.it