Dopo oltre mezzo secolo di silenzio, i Wiener Philarmoniker si piegano al pressing degli storici e lasciano far luce sulle pagine orribili del loro passato di complicità attiva con il nazismo. La celebre orchestra filarmonica della capitale austriaca ha ritirato le decorazioni che dopo l’Anschluss (l’annessione dell’Austria al Reich) aveva concesso a sei alti gerarchi nazisti. Meglio tardi che mai, ma i decenni di silenzio restano vergognosi. Tanto più che scorrendo i nomi dei sei decorati dai Philarmoniker troviamo alti responsabili della tirannide, condannati al processo di Norimberga.
Lo stesso modo di prendere la decisione — adottata in segreto il 23 ottobre, ma resa nota solo ora grazie all’insistenza d’un team di storici guidato da Oliver Rathkolb — la dice lunga sull’ambiguità di fondo dei Wiener Philarmoniker con il loro passato di adesione entusiasta al nazismo. Basta evocare i nomi dei sei alti gerarchi, decorati fino alla revoca degli onori in ottobre: Arthur Seyss-Inquart, tra i responsabili della Shoah, condannato a morte a Norimberga. O Baldur von Schirach, Gauleiter di Vienna occupata, o Albert Reitter, alto ufficiale delle SS, Friedrich Rainer, governatore di Salisburgo e Carinzia, Rudolf Toepfer, alto dirigente delle ferrovie implicato nell’organizzazione dei treni piombati della morte per spedire gli ebrei ad Auschwitz, o Hanns Blaschke, sindaco di Vienna.
Da anni, Rathkolb e il suo team, dalla giovane Bernadette Mayrhofer al collega svizzero Fritz Truempi, chiedevano invano accesso agli archivi dei Philarmoniker. L’appoggio politico di un deputato verde, Harald Walser, è stata la chiave del loro successo. Walser aveva accusato in pubblico Clemens Hellsberg, dirigente dei Wiener Philarmoniker,
di impedire da anni indagini storiche sul passato.
Aperti gli archivi, sono emerse realtà orribili. Almeno la metà dei membri dei Philarmoniker si iscrissero alla Nsdap, il partito nazista (tra i Berliner Philarmoniker si iscrisse solo uno su cinque). Tutti tacquero quando quindici musicisti ebrei, subito dopo l’annessione con Hitler che arrivò a Vienna accolto da una folla in tripudio, furono licenziati dall’orchestra in virtù delle leggi razziali. Sette di loro morirono, o nei campi di sterminio, o durante la deportazione, oppure a causa di brutali maltrattamenti negli ospedali nazisti.
Dopo la guerra, lo scandalo fu insabbiato dal silenzio dell’orchestra, e nessun’autorità (l’Austria tornò indipendente nel 1955) volle indagare. Fu un silenzio scelto ovviamente per salvarsi, e forse anche per esprimere gratitudine per i mille privilegi ottenuti dal Reich. I Philarmoniker furono spesso ingaggiati per concerti ufficiali, o per performance musicali private per i gerarchi. Ancora nel marzo 1945, due mesi prima della capitolazione, suonarono al “Quartiere del Fuehrer” nella caserma Glasenbach delle Waffen-SS. In cambio, Baldur von Schirach regalò loro per decreto l’esonero dal servizio mi-litare: nessuno di loro dovette mai temere di venire arruolato, e di morire a Stalingrado o in Normandia. Servirono Hitler, ma mai al fronte.
La Repubblica 24,12,13