Calabresi: «Spieghiamo subito il titolo. Normalmente che cosa fa uno che ha perso?»
Gramellini: «In Italia? Si lamenta dell’arbitro».
Cal: «Lamentarsi non serve a niente. Farebbe molto meglio a dire: ci riproviamo».
Gram: «Ottimo proposito. Lo metterò in lista, il 31 dicembre».
Cal: «Quest’anno si ha quasi paura di fare la lista dei buoni propositi e dei desideri per il 2014. Paura di restarci male. Esiste una nuova forma di pudore, quello che frena la speranza. Invece bisogna riprovarci, anche se ci siamo fatti male troppe volte».
Gram: «Nei cuori e nelle teste è passato il principio che l’Europa abbia perso la terza guerra mondiale contro la Cina. Dovevamo essere noi a esportare i diritti civili e sindacali in Oriente. Invece sono stati i cinesi a esportare qui i loro stipendi».
Cal: «È proprio questo senso di declino inesorabile che dobbiamo combattere. Il mondo va avanti, il futuro è qualcosa di non scritto».
Gram: «Di sicuro è qualcosa che non possono scrivere gli altri per noi. Un ragazzo, simpaticissimo, mi ha mandato questa mail: “Io amo la mia Patria, anche se lei mi trascura. Ma io sono cocciuto e fedele, non smetterò mai di amarla. Perciò resto qui, fermo e fiducioso, in attesa che la Patria bussi alla mia porta con un lavoro».
Cal: «E tu cosa gli hai risposto?»
Gram: «Di andare nel mondo a cercarselo, il lavoro. Lasciando sulla porta un biglietto con il suo numero di cellulare, casomai la Patria bussasse».
Cal: «Guarda il lato positivo: quel ragazzo crede ancora nelle istituzioni. La nausea verso la politica è forte, ma è più forte il fastidio verso la rissa politica, le urla e le promesse mirabolanti. Gli italiani hanno un bisogno straordinario di normalità: i sondaggi dicono che la maggioranza dei cittadini non ha nessuna voglia di tornare a votare».
Gram: «Si vede che io faccio parte della minoranza. Perché avrei voglia di andare alle urne al più presto, appena qualcuno si degna di apparecchiare una legge elettorale decente. Servono un cambio di passo e un’iniezione di energia, non possiamo permetterci un altro anno di ammuina».
Cal: «Ma non ti ha colpito cosa è successo con il movimento dei forconi? Nel giro di due giorni la protesta si è sgonfiata. Ha prevalso la richiesta di normalità, il rifiuto degli scontri, dei blocchi, delle serrande abbassate. Diciamo la verità: gli italiani non sognano la rivoluzione, ma negozi aperti in cui poter tornare a comprare e strade libere per ricominciare ad andare in vacanza».
Gram: «Ma se non torna a girare l’economia, come faranno a comprare e ad andare in vacanza? So bene che l’Italia deve pagare un mare di debiti accumulati nei secoli dei secoli, però i debiti si onorano quando si è nelle condizioni di farlo. Se per pagarli in tempi di magra si continuano a drenare le tasche dei ceti medio bassi, finiremo come quel malato di cui il medico disse: “Tecnicamente è guarito, ma purtroppo è morto”».
Cal: «Ti ripeto: io vedo in giro rabbia, indignazione, disperazione, ma anche tanto desiderio di normalità. Perfino nei gusti dei bambini. Il cartone animato dell’anno è stato Peppa Pig. I piccoli lo amano perché è semplice, lineare, solare e perché finisce sempre con una risata».
Gram: «E con una rotolata collettiva nel fango, materiale con cui – qui in Italia – abbiamo una certa dimestichezza. È stato un anno di alluvioni, insulti e scandali. Questo Paese è da ricostruire dalle fondamenta, e non è solo una metafora».
Cal: «Bisogna ricostruire e ripartire. Questo inserto che La Stampa pubblica da anni, cercando di raccontare il mondo che verrà, vuole proprio segnalare dove si torna a camminare. Ma soprattutto vuole indicare che la chiave del futuro è il coraggio di scegliere. Di prendere una strada e una direzione, senza perdersi nella rabbia e nel risentimento».
Gram: «La paura è conservatrice. Mi permetto di suggerire ai lettori l’esperimento raccontato da Chiara Gamberale nel suo ultimo romanzo: provare ogni giorno, per dieci minuti, a fare qualcosa che non hai mai fatto prima. Camminare all’indietro, telefonare a uno sconosciuto. È un gioco serissimo che ti scongela il cervello e può cambiarti la vita».
Cal: «Ci proverò. Dovrebbe provarci anche la nostra classe politica, anche se temo che l’appuntamento con le elezioni europee si trasformerà nel solito circo propagandistico in cui non si parlerà di Europa, di quello che ci può dare davvero, ma di irrealistici referendum sulla moneta. E, quel che è più grave, si voteranno candidati improbabili, senza nemmeno controllare se sono in grado di farsi capire a Bruxelles o di portare a casa soldi e finanziamenti».
Gram: «L’establishment sa le lingue, ma ha fallito. I cittadini lo considerano colpevole della crisi, non si fidano più. Mi ha colpito il caso Stamina, messo a nudo proprio dal nostro giornale: il fatto che gli scienziati più autorevoli abbiano bocciato il metodo non ha minimamente scalfito le certezze dei devoti. Intendiamoci: quando sei disperato hai tutto il diritto di illuderti. Ma in Italia c’è qualcosa di più, è passato il principio che qualsiasi cosa provenga dal potere ufficiale sia di per sé menzognera o comunque manipolata. Però nessuno può vivere a lungo senza credere in nulla».
Cal: «E pensare che l’establishment sta cambiando. Guarda cosa è successo in Vaticano… Ma quello che abbiamo vissuto è stato anche l’anno del ricambio generazionale nella politica italiana. Nel 2014 scopriremo se è servito a qualcosa, se i giovani sono capaci di fare meglio o perlomeno di comportarsi in maniera diversa».
Gram: «Magari peggiore, ma diversa… Scherzo: condivido in pieno il ricambio. Non si dovrebbe mai fare lo stesso lavoro per più di dieci anni. A proposito, ne approfitto per comunicarti la mia intenzione di trasferirmi in Brasile come vicedirettore del carnevale di Rio».
Cal: «Basta che mi mandi il Buongiorno anche da lì. L’unica certezza è che, con i Mondiali di calcio, nel 2014 ci ubriacheremo di Brasile. Se ne parler à talmente tanto che samba e carioca ci verranno a nausea».
Gram: «Parla per te…».
La Stampa 24.12.13