Un congedo di un anno per neo genitori da dividere a piacimento tra mamma e papà. Nick Clegg, leader dei liberal democratici nonché vice primo ministro, alla fine ce l’ha fatta: dall’aprile 2015 un padre che lavora in Gran Bretagna avrà gli stessi diritti di una madre, godrà della possibilità, dopo la nascita di un figlio, di stare a casa a prendersi cura del bimbo per quasi un anno intero senza perdere il posto.
Per i «lib dem» si tratta di una vittoria considerevole. I conservatori erano contrari e hanno fatto resistenza sino all’ultimo, tanto che la misura doveva essere presentata a ottobre mentre l’annuncio è stato posticipato a ieri. Tuttora un gruppo di pesi massimi fa obiezione — nomi grossi come il ministro per la Difesa Philip Hammond, il ministro per la Giustizia Chris Grayling e il ministro per la Sanità Jeremy Hunt —, ma il più è fatto e Clegg, che con tre figli maschi di quattro, otto e undici anni e una moglie avvocato conosce bene la dinamica famigliare, è apparso sollevato e soddisfatto di dire addio, una volta per tutte, a un sistema che definisce «antiquato». «Ci sono papà che vogliono stare a casa e mamme che vogliono tornare al lavoro — ha precisato —. Non possiamo obbligare tutti i genitori a comportarsi nello stesso modo. L’idea che sia principalmente la donna a occuparsi dei figli è sorpassata».
Parla, forse, anche per esperienza. Nonostante l’incarico impegnativo, Clegg si definisce «un padre presente». Dopo la nascita dei figli, è stato a casa più della moglie Miriam. Fa notare che il provvedimento non è pensato solo per i papà. «La donna che diventa mamma ha diritto di scegliere liberamente quale strada prendere professionalmente. Il fatto che il padre del bambino possa stare a casa le darà l’opzione di perseguire attivamente la carriera». È una misura che potrebbe inoltre seppellire alcuni luoghi comuni, ha aggiunto la sottosegretaria per le pari opportunità, Jo Swinson (tra l’altro all’ottavo mese di gravidanza). «Ci sono tanti neo papà che non approfittano neanche delle due settimane cui hanno avuto diritto sinora. Le nostre ricerche indicano che spesso gli uomini che si assentano dal lavoro perché hanno avuto un figlio vengono presi in giro. Perché è accettabile che una donna lavori part time o con orari flessibili, ma non che lo faccia un uomo? Dobbiamo pensare attentamente a come superare queste barriere culturali».
Il congedo per genitori riguarderà il primo anno di vita del bambino. Le prime due settimane dopo la nascita spetteranno d’obbligo alla madre per darle il tempo di riprendersi fisicamente dal parto. Le rimanenti 50, invece, potranno essere divise liberamente tra madre e padre. Per sei settimane chi si mette in pausa avrà diritto al 90% dello stipendio usuale, mentre le successive 33 verranno pagate per legge 136.78 sterline l’una (circa 164 euro) e le ultime 13 non saranno retribuite. Nonostante la busta paga relativamente misera, il genitore che decide di stare a casa avrà comunque i diritti del lavoratore a tempo pieno: non potrà essere licenziato senza giusta causa e al ritorno avrà diritto alla stessa posizione e allo stesso rango di prima. Dovrà solo informare il datore di lavoro con otto settimane di anticipo della data del rientro e dare lo stesso preavviso se preferisce dare le dimissioni.
Il nuovo sistema prevede in aggiunta due mini congedi non pagati per padri che vogliono recarsi ad appuntamenti prenatali, mentre tutti i lavoratori con 26 settimane di servizio continuativo avranno diritto al part time e all’orario flessibile. Per l’Institute of directors si tratta di un «incubo burocratico» che avrà un impatto negativo sopratutto «su società medie e piccole che non possono permettersi troppa flessibilità», mentre la Camera di commercio britannica sostiene che il nuovo provvedimento rispecchi le esigenze di datori di lavoro e dipendenti in ugual misura.
Avrà successo? Il governo si è impegnato a esaminare i risultati dopo 12 mesi. «Ci saranno famiglie in cui la donna guadagna più dell’uomo e decide di tornare al lavoro, ma non è per niente scontato, nonostante le ricerche, che ci siano tanti uomini pronti a stare a casa», ha detto un portavoce.
Paola De Carolis
Pubblicato il 30 Novembre 2013