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“Il braccialetto elettronico che “spierà” lo stalker”, di Maria Elena Vincenzi

Un braccialetto per tenere gli stalker lontani dalle loro vittime. E, in più, via libera alle intercettazioni telefoniche. Le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali hanno approvato due emendamenti al decreto legge sul femminicidio che introducono una nuova stretta sulle condotte persecutorie, questo lo spirito, una maggiore tutela
delle vittime.
LE MODIFICHE prevedono la possibilità di usare le intercettazioni telefoniche anche per il reato di stalking ma soprattutto l’utilizzo di una serie di strumenti elettronici per tutelare le donne. I braccialetti, ma non solo. Nell’emendamento si fa riferimento anche ad altre forme di telecontrollo che possono essere applicate a chi è stato destinatario di un provvedimento cautelare di allontanamento dalla casa familiare (come previsto dall’articolo 282bis del codice di procedura penale).
Le variazioni che dichiarano guerra ai reati “sentinella”, quelli che spesso sono l’anticamera di ulteriori violenze, sono state approvate all’unanimità dalle commissioni, ma va registrato che al momento del voto in aula c’era un solo deputato del Pdl. Soddisfatta la promotrice Alessia Morani (Pd): «La norma risponde anche all’auspicio che il ministro Cancellieri aveva fatto all’inizio del suo mandato per l’uso dei braccialetti elettronici, quasi del tutto inutilizzati, anche per i reati di stalking. Ci sono esperienze già in Spagna e in Francia in questo senso che hanno dato buoni risultati. E visto che, tra l’altro, in Italia c’è una carenza di organico sia per quanto riguarda i carabinieri sia per la polizia, dare la possibilità di usare ogni modalità di controllo che fa riferimento alle nuove tecnologie sarà un aiuto per le forze dell’ordine che potranno monitorare le situazioni anche se in difficoltà di personale».
Nel testo non si fa alcun riferimento all’attuazione pratica che verrà decisa in un secondo momento, dopo la conversione. Per quanto riguarda i detenuti, per i quali (anche se scarsamente utilizzato) il braccialetto è già previsto, la norma prevede che questa forma di controllo sia l’unico modo per escludere il carcere o i domiciliari. Ma il percorso per gli stalker è tutto da definire. L’unica cosa certa è che i braccialetti sono già disponibili, almeno in una prima fase: quelli per i detenuti, appunto, non sono stati usati molto spesso.
Le commissioni, dopo aver bocciato gli emendamenti soppressivi dell’articolo 2 del decreto del governo sul femminicidio, hanno approvato altre due proposte di modifica, una che prevede il gratuito patrocinio e l’obbligo di informazione della parte offesa, l’altra che esclude la possibilità di applicare l’allontanamento dalla casa familiare nei casi di lesioni lievi, tema sul quale c’è stato un acceso dibattito.
Le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali non hanno ancora concluso l’esame dell’articolo 2. Proseguiranno lunedì. L’approdo in Aula è previsto per mercoledì e si dovrà correre: entro il 15 ottobre la norma va convertita onde evitare che decada, ma deve prima passare anche al Senato.
Buone notizie per la tutela delle donne che, però, arrivano nel giorno in cui un’altra donna viene uccisa dal partner. Cinzia Agnoletti, 51 anni, è stata soffocata dal compagno e padre di suo figlio, Gianpietro Giliberti, 53, nella casa in cui vivevano in via Stazione a Castelvetro Piacentino. Stavano insieme da 25 anni. Dopo aver ucciso la convivente, l’uomo ha cercato di togliersi la vita ma senza riuscirci. A far scattare il raptus forse una lite per motivi economici, pare ne avessero avute parecchie ultimamente. Quando l’uomo si è accorto di ciò che aveva fatto, ha chiamato il figlio 24enne che, a sua volta, ha avvisato i carabinieri di Piacenza. Arrivati sul posto i militari hanno trovato il corpo della donna senza vita e il marito che stava cercando di strangolarsi ma che respirava ancora. L’uomo, fermato, ha confessato ma gli inquirenti sono ancora al lavoro per ricostruire la dinamica e per capire se l’abbia strangolata o soffocata con una busta di plastica.

La Repubblica 27.09.13

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Per gli stalker bracciale elettronico e intercettazioni
di Alessandra Arachi
Il braccialetto elettronico per gli stalker. Non è un semplice provvedimento: è una piccola grande rivoluzione. La commissione della Camera lo ha approvato ieri, grazie a un emendamento presentato dal Pd al decreto sul femminicidio che però è stato approvato a larga maggioranza. Da due commissioni congiunte: quella della Giustizia e quella degli Affari costituzionali.
Vuol dire, semplicemente, che un uomo allontanato dalla casa familiare per ipotesi di reato di stalking potrà essere controllato grazie al cosiddetto braccialetto elettronico, ovvero «mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici» previsti dall’articolo 275 bis del codice di procedura penale.
È un lungo percorso quello del decreto sul femminicidio. Popolato da decine e decine di emendamenti che saranno degli ostacoli molto fastidiosi quando arriverà in aula, probabilmente mercoledì prossimo. Ma ieri le due commissioni di Montecitorio, che stanno lavorando a questo decreto per combattere un fenomeno che in Italia ha assunto i contorni di un’emergenza nazionale, hanno messo a segno un’altra approvazione che segna un notevole salto culturale: l’irrevocabilità della querela nei casi di minacce gravi e reiterate.
Troppe volte è già successo: una donna perseguitata si decideva, finalmente, ad andare a fare una denuncia e poi, sotto nuove minacce, si trova costretta a ritirarla. L’emendamento approvato ieri nelle due commissioni dice, esplicitamente, che questo non sarà più possibile. Chissà se l’aula di Montecitorio deciderà di mantenere questa norma, assolutamente innovativa.
Le commissioni hanno approvato poi un altro emendamento che prevede l’estensione delle intercettazioni telefoniche al reato di stalking. Altre modifiche al decreto ieri hanno avuto la benedizione delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. La prima: l’esclusione della possibilità di applicare l’allontanamento dalla casa familiare nei casi di lesioni lievi. Non si vogliono accanire i nostri deputati. Ma sono ben disposti a tutelare le vittime. La seconda: l’introduzione di un’aggravante generica per i reati di violenza commessi ai danni o in presenza di minori o donne incinte.
Il terzo emendamento approvato è quello che prevede il patrocinio gratuito per le vittime. Anche qui: è un salto culturale notevole. Un salto simile a quello che deve aver spinto ad una sterzata di vita uno come Gianrico Carofiglio, scrittore di successo e già magistrato prestato alla politica.
Finiti i cinque anni passati sullo scranno di Palazzo Madama come senatore del Pd, Carofiglio ha deciso di non fare più il magistrato. E ieri, in un convegno organizzato dall’università telematica Ecampus, ha svelato di voler vestire i panni dell’avvocato. Ma non di un avvocato qualsiasi.
Gianrico Carofiglio vuole fare proprio l’avvocato delle vittime, con preferenza per le donne vittime di reati di violenza. «Ho la fortuna di non dover fare questo nuovo mestiere per denaro, per questo penso di poter scegliere chi difendere e stare dalla parte delle vittime donne è una cosa che mi porto dietro da molto tempo, da quando come pubblico ministero feci un processo per stalking quando ancora non esisteva il reato di stalking. Lo stalker si prese 24 anni di prigione e alcuni anni dopo io raccontai questa storia in un libro».

Il Corriere della Sera 27.09.13