La disoccupazione è cresciuta nel passato, sta continuando a farlo adesso, ed il suo incremento non conoscerà sosta pure nel prossimo futuro. Un’affermazione drammatica, che rappresenta la sommatoria dei dati forniti ieri dal Fondo Monetario Internazionale e da Confindustria. Drammatica ma per nulla sorprendente, perché gli ultimi numeri in fatto di senza lavoro non fanno altro che ribadire quanto emerso da plurime rilevazioni precedenti, sia in ambito globale che restringendo l’analisi allo specifico italiano. Semmai, nel nostro Paese suonano come un nuovo campanello d’allarme nel momento in cui si comincia a parlare di ripresa finalmente in atto.
ANNO DISASTROSO Cominciamo dall’Fmi, del quale sono state diffuse le linee guida del suo “World Economic Outlook”. Ebbene, in un contesto internazionale che continua a rappresentare molti elementi di criticità, «la disoccupazione resterà a un livello inaccettabilmente elevato in molte economie avanzate così come in vari paesi emergenti». Il passaggio riservato al nostro Paese, poi, è di quelli da brivido. Per il Fondo Monetario, infatti, «in Italia i senza lavoro saliranno dal 10,7% del 2012 al 12,6% nel 2013 per poi ridiscendere al 12,4% nel 2014». Dunque nell’anno in corso le persone prive di un’impiego stanno arrivando ad una quota che non trova riscontri negli ultimi anni, e la flessione prevista per il 2014 è troppo debole per non rischiare di andare incontro a revisioni di segno opposto. L’Fmi, del resto, vede nero anche per quanto riguarda il Pil del nostro Paese, in sintonia pure in questo caso con precedenti rilevamenti. In particolare, l’economia italiana si contrarrà nuovamente quest’anno, con un calo del Prodotto interno lordo dell’1,8%, per poi risalire in modo debole nel 2014, con un +0,7%. Previsioni, quelle relative all’Italia così come altri principali partner di Eurolandia, che restano comunque invariate rispetto alle ultime stime ufficiali diffuse a luglio. Le forbici, invece, il Fondo Monetario Internazionale le ha adoperate relativamente alle stime per il Pil mondiale. Le previsioni del World Economic Outlook, lo vedono sì crescere del 2,9% nel 2013 e del 3,6% nel 2014, ma con un taglio rispettivamente di 0,3 e 0,2 punti percentuali rispetto ai precedenti numeri ufficiali, comunicati anch’essi nel mese di luglio. Non manca, nel documento dell’Fmi, un’analisi generale della situazione nel Vecchio continente, dove si ritiene fondamentale rafforzare l’area Euro. Enfasi pure sull’unione bancaria, la cui realizzazione «sarà cruciale e deve comprendere un meccanismo unico di supervisione e risoluzione delle crisi». Secondo l’organizzazione con sede a Washington, poi, è fondamentale la direzione intrapresa dai singoli Stati dell’Unione europea. «Servono si legge nel documento chiari programmi di riforme strutturali e di bilancio, così come delle politiche più prevedibili». Ed ancora, i vari esecutivi Ue devono «migliorare ulteriormente la qualità degli aggiustamenti di bilancio, espandendo la base imponibile e riformando il sistema degli sgravi fiscali». Quanto a Confindustria, ieri a farsi sentire è stato il suo Centro Studi. Dall’indagine annuale del Csc si apprende che nel 2012 si è registrata una contrazione dell’occupazione dello 0,6% all’interno delle aziende associate a Confindustria. Si tratta di un dato che purtroppo consolida un trend, se è vero che nel 2011 il calo era stato dello 0,3%, mentre nel 2010 si era verificata una flessione più marcata, -1,1%. La diminuzione, spiega la nota del Csc, «è tutta dovuta alla riduzione dei flussi in entrata, scesi all’11,7%, dei lavoratori dipendenti, dal 12,6% rilevato nell’indagine precedente». Ma è diminuito anche il turnover in uscita, dal 12,9% al 12,2%. Parallelamente è aumentato il ricorso alla Cig, «che nel 2012 si legge nell’indagine del Centro Studi ha assorbito potenziale forza lavoro pari al 5,3% delle ore lavorabili nell’industria (dal 4,2% nel 2011), e al 2,5% nei servizi (dall’1,3%)».
L’Unità 22.09.13