E’ una delle più importanti scommesse che negli ultimi anni la RAI si trova ad affrontare, la creazione di un canale dedicato allo spettacolo dal vivo: il cambio della guardia ai vertici di Rai 5 avvenuto l’altro ieri, con il ritorno di Pasquale D’Alessandro, stavolta come direttore, e la nomina di Paola Malanga come vicedirettore comporterà anche un cambio di missione della rete.
Malgrado il nome di Rai 5 resti, nei fatti nasce Rai Teatro, dedicato alle arti del palcoscenico, appunto come il teatro ma anche l’opera, la danza, il balletto, la performance, la musica dal vivo.
La proposta era stata lanciata da Franco Scaglia durante un convegno alla Fondazione Di Vittorio e ripresa da l’Unità per una campagna stampa che aveva messo a confronto le opinioni di creatori, artisti, operatori, politici e trovato l’attenzione e l’appoggio del ministro Massimo Bray e del direttore generale della Rai Luigi Gubitosi.
Oggi che la nostra campagna trova un riscontro, mentre ancora non sono chiare le linee che avrà la neonata rete, merita ricordare l’esigenza che ci ha mosso: in un periodo in cui il ricatto della crisi economica mortifica la politica, la democrazia, i diritti, la Rai doveva finalmente tornare a svolgere il suo ruolo di servizio pubblico in uno dei settori più devastati del nostro paese, la cultura e in particolare le attività culturali.
Niente affatto secondaria è la considerazione che la nascita di un canale televisivo dedicato allo spettacolo dal vivo comportasse una serie di impegni e prove non da poco: in primis la funzione che la rete è chiamata a svolgere, se insomma deve essere un contenitore di programmi, oppure proporsi anche come coproduttore di spettacoli e iniziative, esattamente come accade con Rai Cinema, che figura tra i produttori di Sacro Gra, Leone d’oro al Festival di Venezia. Verso quest’ultima ipotesi, di certo la più innovativa e ambiziosa, sembra spingere la presenza di Malanga che arriva proprio da Rai Cinema.
La collaborazione tra televisione e teatro può portare a risultati di straordinario interesse, come ci ha spiegato il regista e drammaturgo Romeo Castellucci, ricordando la diretta sul canale franco-tedesco Arte per il suo spettacolo ispirato alla Commedia di Dante al Festival di Avignone, in seguito divenuto anche un film. Ma occorre sottolineare che «gli spettacoli di innovazione nel nostro paese sono i più trascurati sia dalle istituzioni sia dall’universo mediatico», come ha spiegato Fabrizio Grifasi, direttore del Romaeuropa Festival. E se il nascente canale dedicato al palcoscenico della Rai prestasse attenzione alla ricerca, ne trarrebbe giovamento anche la scena più tradizionale, da tempo arenata nelle secche di una stanca ripetitività.
Dunque non pochi i temi che si troverà sul tavolo il neo direttore D’Alessandro, che peraltro proprio Rai 5 aveva fondato quando era direttore del settore innovazione della Rai e avrà il compito di riplasmarla.
Occorrerà trovare giusti equilibri tra teatro di parola, musicale, danza, trasmissioni tematiche e di divulgazione. Si parla di un cartellone con 28 spettacoli per il 2014, obiettivo di non facile realizzazione e che dovrebbe imporre anche un investimento da parte della Rai in questa nuova iniziativa.
Sarà un bene anche dedicare risorse a colmare le differenze tra il mezzo televisivo e l’esibizione dal vivo: «Tra i suoi compiti questo nuovo canale dovrebbe avere quello di inventare un modo originale di guardare al teatro, che in modo chiaro e netto faccia capire che è qualcosa di diverso dall’esperienza dal vivo, con qualcosa inevitabilmente in meno ma anche con qualcosa in più», spiega Maurizio Roi, vicepresidente dell’Agis e presidente di Ater.
Questo è un nodo centrale nell’era dello streaming, cioè della possibilità – a pagamento o no – di vedere via internet spettacoli dal vivo da tutto il mondo. Dalla Filarmonica di Berlino, che ha l’intera stagione on line su abbonamento, ad Arte live web del canale franco-tedesco dedicato alla cultura, fino alle nostrane esperienze delle Orchestra Sinfonica della Rai e di quella di Santa Cecilia, nonché del Festival Romaeuropa via Telecom, l’offerta si sta repentinamente ampliando. E dunque una televisione dedicata al palcoscenico deve essere pronta a un’offerta qualitativamente diversa, più cosciente e intrigante, non a una ripresa dello spettacolo.
Nei prossimi giorni si riunirà un tavolo di esperti, per tracciare le linee del futuro palinsesto di Rai 5: naturalmente seguiremo i primi passi della neonata rete.
L’Unità 20.09.13
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Una vittoria collettiva della cultura per la cultura
di Stefania Scateni
RAI5 SI RIMODELLA E DIVENTA IL CANALE DELLA TELEVISIONE PUBBLICA INTERAMENTE DEDICATO ALLO SPETTACOLO DAL VIVO. IN PRATICA, NASCE «RAI TEATRO»: una vittoria per la cultura italiana, ma anche una grande vittoria de l’Unità. È infatti questo giornale che per tutto il mese di agosto ha fortemente sostenuto una battaglia perché la televisione pubblica ricominciasse a onorare la propria missione, quella di fare cultura, tutelarla e sostenerla. È di ieri sera la decisione del consiglio di amministrazione della Rai di ridefinire linea e vocazione di Rai 5, modellandola sull’idea di un canale che diffonda e sostenga concretamente, attraverso la coproduzione con strutture pubbliche e private, spettacoli di qualità, e che contemporaneamente valorizzi il repertorio del variegato teatro dal vivo che le Teche Rai hanno conservato come memoria storica.
Il canovaccio della nuova Rai 5 è il progetto di «Rai Teatro»: aiutare la produzione teatrale ad affrontare la crisi economica e culturale in cui si dibatte da anni, e al tempo stesso segnare un momento di svolta nell’indirizzo della tv di Stato, farla tornare al suo ruolo di servizio pubblico che da anni sembra aver dimenticato. In che modo? L’idea fu lanciata da Franco Scaglia, dirigente televisivo di lungo corso e oggi presidente del Teatro di Roma. Facendo tesoro dell’esperienza di Rai Cinema che ha sostenuto e continua a sostenere il cinema italiano ha immaginato un canale televisivo che non solo mandi in onda spettacoli dal vivo, ma sia anche co-produttore di teatro, opera, balletto, danza contemporanea, performance e concerti.
È un’idea che circolava da qualche tempo in rete, ripresa da l’Unità, che ha dimostrato la fattibilità concreta del progetto, coinvolgendo addetti ai lavori, politici e vertici della Rai. Le numerose adesioni non si sono limitate al semplice appoggio, ma sono state anche propositive, fino alla decisione del ministro Bray e dell’amministratore delegato Rai Gubitosi di aprire un tavolo operativo per valutare un rilancio del teatro italiano. Dopo trent’anni di televisione pubblica schiacciata da quella privata, mortificata dalla concorrenza verso il basso della tv commerciale, dopo trent’anni di tv spazzatura, è un bel segnale di cambiamento.
Oggi è un buon giorno. Va festeggiato.
L’Unità 20.09.13