Tagli e ridimensionamento scolastico. La Consulta boccia (in parte) la Gelmini e dà ragione alle Regioni (otto su dieci quelle che avevano fatto ricorso, tra cui il Piemonte, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Lazio). La Corte Costituzionale questa sera ha dichiarato parzialmente illegittime le norme sui “tagli” alla scuola che il ministro dell’Istruzione ha programmato a partire dal prossimo settembre. La sentenza è stata depositata in cancelleria.
I giudici della Consulta hanno di fatto salvato, ritenendolo di competenza esclusiva statale, l’impianto complessivo degli interventi contenuti nel decreto sullo sviluppo economico di cui, però, sono stati bocciati due punti: la definizione tramite regolamento ministeriale di criteri, tempi e modalità per ridimensionare la rete scolastica; l’attribuzione anche allo Stato (e non soltanto alle Regioni e agli enti locali) delle misure necessarie a ridurre i disagi causati dalla chiusura o accorpamento di scuole nei piccoli comuni.
Esulta Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte: “E’ una vittoria. Per quanto ci riguarda questo apre la strada per poter reggere al confronto con lo Stato sulla questione della ventilata chiusura delle scuole di montagna con meno di 50 alunni”. Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni: “Confermati gli interrogativi che avevamo sollevato”. E anche Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil commenta: “Con questa sentenza vengono accolte anche le nostre richieste. Il ridimensionamento scolastico è legato alle caretteristiche del territorio. In maniera arbitraria non si possono chiudere le scuole”. Mentre la Gelmini si limita a dire: “I punti giudicati incostituzionali sono marginali”. Ma il Pd, con la parlamentare Manuela Ghizzoni la prende in castagna: “Tutti i nodi vengono al pettine”.
Intanto, agli esami di terza media dai primi dati parziali degli scrutini emerge un aumento delle bocciature. Su circa 200 mila scrutinati delle scuole statali (i candidati totali sono 545mila), lo 0,4% non ha passato l’esame. lo scorso anno, a scrutini completati, non era stato promosso lo 0,5% dei partecipanti. Si va, dunque, verso un boom delle bocciature. in
particolare, lo 0,18% dei maschi italiani non ha passato l’esame, i maschi stranieri sono lo 0,04%. vanno meglio le ragazze: non passa lo 0,16% delle italiane e lo 0,03% delle straniere.
da www.unita.it