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Ghizzoni: “L’esclusione dei docenti ‘Quota 96’ è uno schiaffo al riconoscimento di un diritto”, di Silvia Colangeli

L`esclusione della ‘Quota 96’ dal Decreto Scuola rappresenta un vulnus per la credibilità del Pd che alla soluzione del problema ha dato pieno avvallo politico. Un anno e mezzo di battaglia vanificato. Questa decisione è uno schiaffo per chi chiedeva il riconoscimento di un diritto». La delusione di Manuela Ghizzoni, Vice-presidente Pd della Commissione Cultura alla Camera, è ancora viva ventiquattr`ore dopo la notizia dell`esclusione dei 9 mila insegnanti (stima dell`Inps) che non potranno andare in pensione a causa della Riforma Pomero. «Questa riforma – continua non ha riconosciuto le specificità del mondo della scuola, l`unico comparto in cui si va in pensione solo il primo settembre, non ci sono altre finestre d`uscita. L`altro errore è stato l`approvazione dello scalone enorme che non ha tenuto conto delle persone che avrebbero risentito dei suoi effetti. La correzione era contenuta nel programma di questo governo. Il pensionamento di queste persone avrebbe certamente aiutato l`operazione tentata dal, ministro dell`Istruzione Carrozza di ringiovanire il corpo docente».

Gli insegnanti protesteranno lunedì a Roma davanti alla sede del suo partito. Come intende spiegare al suo partito questa sua critica?

«Ho usato parole dure perché credo rappresentino un sentimento comune che va al di là di questa vicenda. Io credo sia un errore anteporre alla scuola altre emergenze. Non riusciremo ad agganciare nessun tipo di ripresa economica, e soprattutto sociale, se non metteremo al centro il problema della conoscenza. Su questo lavoro da sei anni e non posso nascondere che i miei risultati siano discontinui. Nonostante i cambi di governo. Anche se qualcuno in rete ieri ha chiesto le mie dimissioni, secondo me dovrebbero dimettersi altri condannati in via definitiva. Spero che al congresso del Pd si discutano le linee programmatiche per orientare in maniera diversa alcune scelte rispetto a quanto fatto fin`ora».

Perché il governo non è riuscito a trovare i 200 milioni necessari per mandare in pensione questi docenti?

«È chiaro che la scelta di drenare le risorse per cancellare a tutti i costi l`Imu, anche a coloro che hanno un reddito alto, ha significato sacrificare altre questioni, come la ‘Quota 96’. Oppure il costo del lavoro o l`aumento di un punto dell`Iva. Stiamo parlando di diversi miliardi che l`esecutivo ha orientato direttamente a questa scelta. Un`operazione come quella attuata da Prodi nel 2007, che aveva cancellato questa tassa solo per i redditi medio-bassi, sarebbe stata più opportuna.

Quali sono le conguenze che avrà questa decisione sugli studenti?

«Il problema della ‘Quota 96’ è cruciale perché non riguarda solo il riconoscimento di un diritto dei docenti, ma anche il diritto dei ragazzi alla continuità didattica. Vorrei rivolgermi alle famiglie sgravate dall`Imu e che hanno iscritto i figli alle primarie. Pensano che insegnanti di 63, 64, 65 anni possano reggere la sfida di un`intera classe di bambini dai 3 ai 5 anni? Con tutto il rispetto, dopo quarant`anni di servizio, meritano di andare in pensione e di fare le nonne. Abbiamo il corpo docente più vecchio d`Europa ed è ovvio che la sua permanenza in servizio non risolverà il problema dei precari».

Ci sono speranze di risolvere i problemi dei «docenti inidonei» e dei precari del sostegno?

«Stando alle informazioni in mio possesso, per loro il Decreto scuola dovrebbe trovare una soluzione. Fino al giorno del consiglio dei ministri (9 settembre, ndr.) le cose potrebbero cambiare, anche in meglio. Verranno inserite norme sul diritto allo studio. Credo che avremmo dovuto fare altrettanto per i docenti di ‘Quota 96’ com`era scritto nel programma del Pd».

Il Manifesto 06.09.13

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