«Da quattro anni con i tagli alla spesa pubblica si è cercato di ridurre il numero delle ore di sostegno a scuola, le famiglie si sono coalizzate, hanno fatto vari ricorsi al Tar e li stanno vincendo. Quindi è necessario che il ministero corra ai ripari». Salvatore Nocera, vicepresidente di Fish, una delle due grandi federazioni delle associazioni di disabili inquadra così la situazione. Ora che si parla di un piano di stabilizzazione, per portare gli insegnanti di sostegno da 65 a 90 mila, le famiglie rivendicano di più. Oltre a un numero adeguato occorre un aggiornamento continuo sulla disabilità per tutti i docenti. Mentre è al lavoro sul decreto che dovrebbe prevedere il piano per l’immissione in ruolo di insegnanti, il ministero dell’Istruzione dovrà anche pensare a come risolvere la questione bonus maturità (assegnato in base al voto di diploma e utile per l’accesso alle facoltà a numero chiuso), dopo che le tabelle ufficiali hanno evidenziato le enormi differenze tra scuole. «Abbiamo rispettato la legge», ha detto il ministro Maria Chiara Carrozza, e «ci stiamo impegnando per una revisione per il prossimo anno accademico».
La stabilizzazione l’hanno già attenuto 1.648 insegnanti di sostegno, una parte degli 11.268 docenti per i quali il ministro Carrozza ha annunciato l’assunzione. Una goccia nel mare, se si considera che l’anno scorso, per coprire le esigenze, il ministero ha assegnato altre 38 mila supplenze. Inoltre, degli insegnanti di ruolo censiti dal Miur nel 2011-2012 solo il 60,4% nella scuola primarie a il 65,9 nella secondarie è impegnato a tempo pieno nello stesso plesso scolastico. Tra scuola elementare e media, dice l’Istat nell’ultima rilevazione disponibile (quella per l’anno scolastico 2011-2012), sono 145 mila gli alunni con disabilità. Di questi, uno su cinque non è in grado di fare attività quotidiane, non è cioè autonomo nel mangiare, spostarsi o andare in bagno, il 7,8% non è capace di fare nessuna delle tre cose e bisogna seguirlo costantemente. In questi casi più gravi hanno bisogno di un’insegnante che li segua nelle 22 ore curricolari, e il risultato è che in molti casi, per gli altri bambini il sostegno è un «collage» di ore. Quando questo accade si crea un rapporto critico con le famiglie che si sentono private di un loro diritto. «È capitato che mio figlio vagasse per la scuola, rincorso da bidelli. Perché il professore non poteva andare a riprenderlo lasciando la classe scoperta», racconta ridendo amaro Gianpaolo Celani dell’associazione italiana persone down (Aidp), papà di un ragazzino che va alle medie. A febbraio al momento dell’iscrizione le famiglie presentano le certificazioni con il grado di disabilità dell’alunno. In base a quante certificazioni sono state presentate vengono stanziati i fondi per la copertura delle ore di sostegno. Il monte ore necessario è poi diviso, scuola per scuola, tra gli insegnanti di ruolo, il resto lo coprono con delle nomine annuali, se è possibile, o con delle supplenze brevi. Ecco perché — misura sempre l’Istat — il 14,8% alle elementari e il 10% alle medie hanno cambiato insegnante durante l’anno scolastico. E non è solo una questione di numeri: «Gli insegnanti “normali” — aggiunge Celani — non hanno una strategia educativa per i disabili. L’insegnante di sostegno dovrebbe fare da fulcro, se non c’è una persona di riferimento è il caos». Stessa cosa la dice Nocera: «Abbiamo sull’inclusione dei disabili una legge che sulla carta è bellissima. Ma si è creata una deriva. I docenti curriculari delegano a quelli di sostegno, in contrasto con quella che era l’impostazione originaria. Vogliamo che riprendano in mano la situazione come per tutti gli altri alunni».
Il Corriere della Sera 01.09.13