Se proprio il settore industriale pare trainare la ripresina italiana, l’elenco infinito di aziende in crisi dice tutt’altro. A fianco dei casi che fanno notizia (Indesit, Acciaierie di Terni, Alcoa e Fiat) ci sono tantissime crisi che passano inosservate, ma sono quelle che più colpiscono sul territorio, quelle che, sommate una all’altra, formano i numeri della crisi. Secondo la Filctem Cgil dal 2008 tra licenziamenti, mobilità, cassa integrazioni e processi di ristrutturazione, i lavoratori coinvolti nei settori chimici, tessili, energia e farmaceutico (tutto il comparto industriale tranne il metalmeccanico) ha già coinvolto più di 180mila lavoratori. Una cifra in costante aumento. Perché la crisi continua a colpire e la luce in fondo al tunnel i lavoratori non la vedono per niente.
DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE Ecco dunque una mappa della crisi invisibile, un Giro d’Italia nei territori più colpiti dalla de-industrializzazione. Si parte da Marghera, un tempo la Mecca della chimica italiana. Accanto agli operai della Vinyls, che se all’Asinara hanno occupato l’isola dei cassintegrati a Marghera sono saliti sul campanile e sulle torce spente del petrolchimico, ottenendo sei mesi di esercizio provvisorio dal Tribunale di Venezia, ci sono le crisi della raffineria Eni, le chiusure di Montefibre, Dow Chemical e Sirma, le crisi di Solvay, Pilkington, Pansac International e Reckitt Benckiser, le difficoltà dei distretti del vetro di Murano e del calzaturiero della Riviera del Brenta: in totale, nell’arco di un quinquennio, sono finiti in mobilità oltre 24mila lavoratori. Scendendo leggermente a Sud, non va meglio a Ferrara. Il Centro di ricerche «Giulio Natta» è un vanto per il Paese e ogni anno sforna i due terzi dei brevetti internazionali della società proprietaria: la Lyondell Basell. Ma la multinazionale olandese-americana a gennaio ha annunciato un drastico ridimensionamento del sito, con 105 esuberi su 850 addetti. Il tutto nonostante ricavi per 51 miliardi di dollari. 1119 luglio, grazie anche alla mediazione della Regione Emilia-Romagna, arriva una boccata d’ossigeno: niente licenziamenti ma 41 esodi volontari e prepensionamenti. Un accordo che dovrà essere perfezionato il 20 settembre. La Basell era stata poi la prima e apripista ad abbandonare il polo dell’acciaio a Terni. A fine 2011 chiuse un impianto con 70 addetti. L’hanno già seguita finendo in commissariamento o in amministrazione straordinaria Treofan, Meraklon spa e Meraklon Yarn. La Sardegna è ancora l’epicentro della crisi. Oltre alla vertenza infinita degli operai dell’Alcoa, la lotta è forte anche a Fiume Santo (Sassari), dove il gruppo energetico tedesco E On, proprietario della centrale, pur continuando a guadagnare (70 milioni di utili nel 2012) non dà corso all’investimento previsto di costruzione del nuovo complesso a carbone, in sostituzione dei gruppi a olio combustibile, obsoleti e inquinanti: l’effetto immediato è la richiesta di 120 esuberi su 245 unità. Completano la panoramica sui poli chimici i ridimensionamenti avvenuti nelle aree industriali di Siracusa e Gela con migliaia di esuberi che colpiscono l’intera Sicilia.
IL CASO DELLA FARMACEUTICA Senza dimenticare la crisi del comparto farmaceutico, che negli ultimi cinque anni ha perso 10 mila posti di lavoro, tra Sigma Tau, Pfizer, Corden Pharma, Sanofi Aventis, Takeda, Bristol Myers Squibb, Menarini, AbbVie, tutte società investite da forti ridimensionamenti. Di più: proprio recentemente la «Merck Sharp & Dhome» ha annunciato la chiusura del sito di Pavia, mettendo a rischio 270 lavoratori. «Gli annunci di grandi gruppi – esordisce Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil – che si ritirano dal contesto italiano ed europeo sono davvero pesanti: molti di loro considerano esaurita l’esperienza industriale nel nostro paese, senza che le istituzioni – italiane ed europee – muovano un dito, siano in grado di una vera discussione su ciò che sta avvenendo.Dal nostro osservatorio, ovunque, dalla grande alla piccola impresa, siamo in una condizione di assoluta disperazione
L’Unità 15.08.13