Ha fatto discutere e inquietare i sindacati, ma qualcuno dice anche i vertici ministeriali, la mossa “feriale” dell’INVALSI, il nostro istituto di valutazione, di promuovere una scuola estiva di valutazione (un Vcamp, uno stage, quasi per rinverdire gli allori dei campi estivi scout) e di rivolgerla a 100 fortunati partecipanti, convocati a Roma dal 25 agosto al 1° settembre 2013.
Dove sta lo scandalo? Forse che un ente pubblico, con una sua riconosciuta autonomia istituzionale, amministrativa e scientifica, non può liberamente organizzare uno stage di formazione? Qualche approfondimento tecnico-scientifico? Qualche evento culturale?
Messa in questi termini la proposta dello stage non fa una piega, ma evidentemente c’è dell’altro se il 1° agosto u.s. i cinque sindacati più rappresentativi della scuola hanno preso carta e penna ed hanno esternato il loro disappunto al Ministro M.C. Carrozza per il modo in cui l’INVALSI si sta muovendo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 del DPR 28-3-2013, n.80 che regolamenta l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione.
E proprio qui sta la commedia degli equivoci. Il MIUR e le scuole (ed i sindacati) si aspettavano qualche segnale d’intesa, mentre l’INVALSI ha proceduto in modo unilaterale: l’iniziativa infatti, è giunta come un fulmine a ciel sereno, nel bel mezzo dell’estate, con procedure rapidissime per individuare i candidati ai corsi per valutatori. Nella comunicazione (riservata) inviata agli Uffici Scolastici Regionali con nota 5736 del 4-7-2013, l’INVALSI pur senza dirlo esplicitamente, fa balenare l’idea che i fortunati partecipanti al campo – stage (non a caso sottoposti ad una scrematura del 50% delle candidature, che già vedevano un tetto nazionale di 200 segnalati) sarebbero diventati i primi interpreti del novello Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), cioè i membri di quelle equipe di valutazione esterna che avrebbero compiuto le visite alle scuole, in una sorta di audit pedagogico.
Nuove professionalità per la valutazione
Ma allora dov’è l’inghippo? Il nuovo sistema lo si sta sperimentando in anteprima tramite il progetto VALES (Valutazione e Sviluppo), che coinvolge 300 scuole autopropostesi nel corso del 2012 e che dovranno appunto “provare” in un triennio di lavoro i diversi passaggi in cui si articola il processo valutativo:
– l’autovalutazione (già compiuta dalle scuole VALES, sulla base di dati però forniti dal centro);
– la valutazione esterna (da realizzare nel prossimo autunno);
– il miglioramento (con un ruolo incerto dei soggetti a ciò deputati);
– la rendicontazione (da mettere alla prova nei prossimi due anni).
Per far fronte a questi impegni l’INVALSI aveva pubblicato nei mesi scorsi un apposito Bando pubblico per reclutare le figure necessarie, scegliendole preferibilmente dal mondo della scuola, ma anche dall’esterno. Erano pervenute oltre 5.000 candidature, a riprova dell’interesse della scuola verso l’articolazione delle professionalità e la valorizzazione delle competenze acquisite.
Un buon segno, che però aveva appesantito la macchina selezionatrice dell’Invalsi, che solo il 9 settembre 2013 (a scuola ormai chiusa), sarà in grado di pubblicare l’elenco dei selezionati (400 figure) e poi organizzare la loro formazione.
Di qui il pasticcio: perché sono state attivate due procedure diverse per scegliere gli stessi profili professionali:
a. esperto nell’area della dirigenza scolastica;
b. esperto nell’area pedagogico didattica;
c. esperto di ricerca qualitativa;
d. esperto di gestione e funzionamento delle organizzazioni.
Molti si chiedono: perché dare la precedenza alla procedura accelerata, non pubblica, tutta da consumarsi in pochi giorni d’estate, a scuole chiuse?
Quali i motivi di urgenza, che hanno convinto l’INVALSI a tagliare tutti i tempi ragionevoli fino ad immaginare test di ammissione (il 29 luglio e il 5 agosto) sotto la canicola romana?
Se i partecipanti così formati – come assicura l’Invalsi – non precostituiscono la prima “pattuglia” di valutatori reclutati dall’incipiente SNV, per cui ci vorrebbero altre garanzie di trasparenza, allora perché convogliarli in un impegnativo stage di fine agosto? L’INVALSI fa sapere che questo tipo di iniziative è utile per far crescere la cultura della valutazione, di cui pure c’è un gran bisogno nella scuola. Nulla questio, sed modus in rebus… Non vorremmo che magari lo stage di formazione fosse già stato predisposto per i valutatori da scegliere con la procedura pubblica e che poi, per la difficoltà a chiudere la procedura, si sia deciso di non sprecare il setting già allestito, ma con tanti saluti alla strategia politica, alle larghe intese con i diversi soggetti sociali, alla scaletta delle priorità.
Ma non c’erano alternative praticabili? O la macchina era ormai in moto e dunque inarrestabile, come è trapelato da Villa Falconieri, sede dell’Invalsi.
Nodi da sciogliere…insieme
Se si vuole far partire il nuovo sistema di visite esterne alle scuole (che è la vera novità del Regolamento, anticipate da Vales) ci sono ancora molti aspetti da chiarire:
1. come leggere i rapporti di autovalutazione predisposti dalle scuole VALES, ma anche dagli 800 neo-dirigenti;
2. come individuare gli obiettivi strategici di miglioramento, coerenti e in connessione con la lettura del contesto (sempre definibili con target numerici? come restituire i dati? come tenere in equilibrio dimensioni qualitative e quantitative?);
3. quali protocolli di visita e indicatori (cioè cosa osservare quando si entra in una scuola?);
4. come mettere in relazione l’azione individuale del dirigente scolastico (la sua performance) e l’impegno complessivo della scuola per il suo miglioramento;
5. come sviluppare le iniziative di miglioramento (facendo cosa? Da parte di chi? Con quali risorse?)
6. come gestire i tassi di trasparenza, restituzione, rendicontazione della valutazione, senza produrre “disastri” maggiori dei benefici che si potrebbero ottenere?
Si tratta di nodi veri per lo sviluppo di un sistema di valutazione che non possono essere oggetto di una semplice “ripassata” ferragostana a corsisti desiderosi di apprendere, ma che richiedono confronti serrati, studio, coinvolgimento di figure strategiche e rappresentativi di esperienze e realtà scolastiche. Un bel seminario aperto (e non blindato) avrebbe potuto affrontare con una certa libertà tali questioni, con l’apporto di ispettori vecchi e nuovi (non saranno loro i coordinatori delle future equipe di valutazione?), di rappresentanti delle tante reti di scuole e docenti che hanno lavorato sulla valutazione (Saperi, AIR, Avimes, AUMI, Aicq, Caf, Progetto Qualità, ecc.), magari strizzando un occhiolino “partecipativo” ad associazioni e sindacati. La scommessa, infatti, è costruire un sistema di valutazione con la scuola e non contro di essa.
Un’agenda per la valutazione
Insomma, al di là del piccolo incidente di percorso per uno stage d’estate, ci stanno interrogativi più sostanziosi circa il posizionamento dell’INVALSI nel sistema dell’istruzione, del pluralismo della sua impostazione scientifica (l’Ente è commissariato e non c’è un organismo scientifico di indirizzo), della correttezza e pertinenza delle decisioni strategiche (manca la cabina di regia del sistema a tre gambe: Indire, Invalsi, Servizio ispettivo; manca una Direttiva del Ministro che rinnovi il mandato all’Invalsi, dopo l’approvazione del Regolamento con Dpr 80/2013).
Dopo le polemiche di questi anni, a partire dal testing generalizzato sugli apprendimenti, con una persistente diffidenza della scuola nei confronti del nascente sistema docimologico, non era certo il caso di accendere gli animi, ma piuttosto di accompagnare la scuola con gesti misurati e condivisi. Dunque, il 1° settembre 2013 -con il nuovo anno scolastico- sarà necessario voltare pagina e aprire una nuova agenda della valutazione.
In ballo non ci sono solo corsi e stage da fare (o non fare) ma molteplici aspetti della valutazione, che vanno oltre la portata dell’INVALSI che, ricordiamolo, dovrà occuparsi solo di un tassello della valutazione, quello relativo alla rilevazione strutturata degli apprendimenti. Valutazione è anche (e soprattutto) utilizzo quotidiano delle verifiche, rapporti con la didattica, procedure amministrative (voto o non voto…), certificazione delle competenze, valutazione/valorizzazione della professionalità, sistema degli esami, atti ispettivi, controlli di gestione, ecc.
Si tratta di una pluralità di aspetti che interrogano una pluralità di soggetti, in primo luogo gli operatori scolastici che ne devono fare uso quotidiano per regolare le loro azioni didattiche.
Una ragione in più per procedere con stile condiviso e partecipato.
da ScuolaOggi 14.08.13