Ma quale errore? Una sottile astuzia, invece. Perché i giovani musicisti devono dimostrare da subito di saper riconoscere che cosa distingue un autore da un altro: chi sa quante volte nella loro carriera avranno a che fare con delle patacche spacciate per capolavori.
Sarebbe bello pensare che il dirigente ministeriale responsabile della scelta del «tema» da sottoporre ai ragazzi dell’ultimo anno dei sette (sette!) Licei musicali attivi in Italia ha voluto sbagliare, confondendo la Sonata op. 14 n. 2 di Beethoven in sol maggiore con un analogo lavoro di «papà» Haydn, il compositore di cui nel 2009 ricorrono i duecento anni dalla morte e che in questi mesi viene celebrato ovunque.
Purtroppo non è così: ancora una volta – e in questa occasione in modo clamoroso – la musica viene trattata con sciatteria. Lo spartito proposto ai ragazzi era infatti monco, mancante della «ripresa», uno dei passaggi fondamentali che connotano la forma sonata dell’età classica, tra fine Settecento e primo Ottocento, e, inoltre, nel titolo, l’opera veniva attribuita a Haydn.
Beethoven si sarebbe offeso moltissimo, lui che ha sempre prestato molta attenzione nel cercare di distinguersi dai maestri che lo avevano preceduto nella vita musicale splendente della Vienna di quegli anni, e soprattutto da Haydn, ancora vivo mentre lui si affacciava alla scena, a differenza di Mozart scomparso già da alcuni anni.
Ma non occorre essere il Titano per provare un senso di imbarazzo e di ridicolo: l’errore avviene a pochi giorni dall’annuncio della riforma che promette l’avvio (in realtà esistono, sia pure sotto traccia, quasi invisibili, dal 1977) di «nuovi Licei musicali». Quali risorse sono state davvero destinate a queste scuole? Quali docenti, con quale professionalità, insegneranno a ragazzi che a quell’età dovranno essere forniti di strumenti didattici reali, qualificanti, capaci di fornire una credibile formazione pre-professionale?
Quali dirigenti del ministero sono in grado di garantire e verificare la qualità dell’offerta, di assicurarci che questi pasticci non accadranno più, semplicemente per amore della musica e della dignità di chi la ama e la studia?
da La Stampa