«O correggiamo le regole assieme oppure è bene che ne discuta il congresso». Gianni Cuperlo, candidato alla segretaria del Pd, è stato applaudito in direzione dal forse-sfidante Renzi quando ha ricordato: «Il congresso sia aperto…».
Cuperlo, ha protestato anche lei contro il cambio in corsa delle regole?
«Io ho detto che cercare una condivisione sulle regole è un dovere. Naturalmente è una responsabilità che riguarda tutti e nessuno può chiamarsi fuori dalla ricerca della soluzione migliore per il futuro del Pd»
Il Pd ha tentato un blitz anti Renzi? Che non è poi riuscito?
«Non è questione di blitz. Dobbiamo avere tutti buon senso. Fissare una data certa e consentire in
tempi brevi il deposito delle candidature a segretario è segno di una fiducia nella nostra gente. Ed
è anche lavia più diretta per evitare che il congresso si faccia ovunque, su giornali, tivù, nelle singole
componenti, meno che dove si deve fare nella forma più aperta e inclusiva: il partito e i militanti».
A lei conviene la separazione tra segretario e candidato premier?
«Non è un problema di convenienza di uno o dell`altro. Non ne faccio neanche una questione solo di regole. Per me è una scelta politica. Io penso che chiunque avrà il compito di guidare il Pd dovrà dedicarsi a tempo pieno a costruire e radicare questo progetto. Per altro oggi un premier c`è e il futuro candidato andrà scelto da un nuovo e largo centrosinistra. Sulla platea degli elettori ha un senso differenziarla da quella del candidato premier, e su questo Fassino in direzione ha detto cose sagge. Però le correzioni vanno fatte assieme altrimenti è bene che ne discuta il congresso. Io dico, ognuno di noi si senta responsabile nel cercare una soluzione evitando veti preventivi».
Bindi ha lanciato l`allarme: per salvare il governo si perde il Pd. Condivide?
«Lei ha posto temi importanti: dalle riforme istituzionali condivise da una maggioranza larga alla legge elettorale indicata da Epifani e altri come priorità, al rilancio del Pd. Quanto alla necessità di sostenere il governo e di incalzarlo sul terreno economico e sociale c`è stata una unità di fondo. E l`applauso alle parole di Letta ne ha dato la misura. Il premier lo ha detto bene: un Pd esigente serve prima di tutto al governo di scopo che lui presiede».
Il Pd si sta facendo del male?
«No, il Pd è una forza viva che sta in campo. Che vuole rinnovarsi anche con un congresso partecipato,
pensando a quell`alternativa che rimane la nostra bussola».
Siete nel caos?
«Apprezzo lo spirito incoraggiante delle ultime due domande ma la risposta è ancora no. Noi stiamo evitando che nel caos precipiti l`Italia e la vita di milioni di famiglie. La nostra agenda è quella dei cassintegrati per i quali va trovata subito la copertura finanziaria, dei lavoratori di aziende a
rischio chiusura. Lavoriamo per sanare la vergogna degli esodati e dare ossigeno alle imprese. E in
Parlamento per approvare il contrasto all`omofobia e la legge che cambia il finanziamento alla politica»
La Repubblica 27.07.13
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Gentiloni: “Servono leader non certo badanti”
Intervista a Paolo Gentiloni di Sonia Oranges – Il Messaggero
«E` difficile sfuggire al sospetto che l`operazione presentata in direzione come una valorizzazione degli iscritti, sia in realtà un tentativo per impedire a qualcuno di fare il segretario: in particolare a uno, Matteo Renzi»: a parlare è Paolo Gentiloni, renziano doc, che al termine della riunione al Nazareno tira un sospiro di sollievo perché «per fortuna ha prevalso il buonsenso e si è deciso di non votare, altrimenti il mio voto sarebbe stato contrario».
Perché è contrario alla proposta di Epifani?
«Essenzialmente perché si propone un cambiamento radicale della natura del Pd, limitando agli iscritti la partecipazione alle primarie per scegliere il segretario e, di conseguenza, cambiando la base elettorale del corpo politico. Il partito è nato con l`idea che il nostro leader fosse scelto non soltanto dagli iscritti, bensì dagli elettori. Ora si pensa di tornare alla vecchia impostazione. Non condivido. Il Pd ha bisogno di poter contare, oltre che sulle risorse degli iscritti, anche sulle competenze che ci sono fra chi non ha la tessera. Da candidato alle primarie per il Campidoglio ho verificato di persona il potenziale di queste energie».
Si è detto anche che il segretario deve badare al partito e non correre per Palazzo Chigi.
«Penso che il partito non abbia bisogno di badanti, ma di leader politici. E se ha un leader forte, è ovvio che sia in campo anche per la presidenza del Consiglio. Semmai, si può discutere se dalle primarie di coalizione debbano o meno essere esclusi altri esponenti del Pd. Ma immaginare che chi fa il segretario non abbiale caratteristiche per la leadership del Paese, parrebbe quanto meno offensivo. E anche a questo proposito, in direzione era assai diffuso il sospetto che l`obiettivo di tanto accanimento fosse Renzi. Spero che Epifani eviti questa diminutio preventiva».
Il Pd, comunque, resta assestato sulle larghe intese.
«La discussione sul governo è stata conforme a quella già svolta nei gruppi: nell`interesse del Pd e di Enrico Letta, il Pd deve esigere di più dall`esecutivo. La discussione sulle larghe intese riguarda il futuro. Nessuno all`interno del partito oggi mette in dubbio la formula di questa maggioranza, saremmo degli irresponsabili a farlo. Il tema, invece, è quanto può durare questa situazione straordinaria. Secondo me, la risposta arriverà in autunno. Saranno mesi cruciali sia dal punto di vista economico-finanziario, sia da quello sociale. E non possiamo arrivarci senza una valvola di sfogo, strozzati da una legge elettorale che non consente di tornare al voto, sebbene non mi auguri questa eventualità. Le larghe intese non possono reggersi per mancanza di alternative. Altrimenti si subiscono compromessi inaccettabili come quello su Angelino Alfano. E` nell`interesse del governo mettere in sicurezza la legge elettorale».
Un altro deí temi affrontati in direzione.
«Epifani ha annunciato che ha settembre il Pd presenterà una proposta di legge elettorale. Al contempo, però, il segretario ha anche detto che dobbiamo decidere quale proposta fare. Un`incertezza allarmante. Personalmente, la penso come Letta: possiamo ripartire dal Mattarellum. In attesa di arrivare a una soluzione concordata dalla maggioranza alla fine del percorso delle riforme costituzionali».
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Damiano: “Ma Guglielmo ha ragione, il congresso è degli iscritti”
Intervista a Cesare Damiano di g.d.m. – La Repubblica
di Cesare Damiano, pubblicato il 27 luglio 2013 , 145 letture
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«Non vedo lo scandalo. Un congresso dove hanno la parola solo gli iscritti può avere un grande vantaggio: finalmente si discute delle idee. Sono stanco di sentirmi chiedere sempre “con chi stai”». Cesare Damiano, ex ministro, presidente della commissione Lavoro della Camera, difende l`impostazione del congresso
disegnata da Guglielmo Epifani e sottoscritta da Dario Franceschini. Non lo preoccupa nemmeno una rivolta della base: «Mai elevato inni alle primarie. Sono uno strumento, non dobbiamo trasformarle in un fine».
Ma il Partito democratico è nato con una vocazione all`apertura verso l`esterno. Così sembra chiudersi su se stesso.
«Gli statuti e le regole vanno osservati ma vanno anche cambiati quando mostrano la corda e non sono adatti al contesto. Epifani ha fatto un discorso di grande saggezza. Abbiamo un premier che è stato il vicesegretario del partito. Adesso il Pd è chiamato a eleggere il segretario. Per me sganciare il congresso da questo o quel candidato a Palazzo Chigi ha dei vantaggi. Certo, può esserci lo svantaggio di favorire alcune cordate locali. Ma affrontare i contenuti, evitando alcune distorsioni, e smetterla di parlare delle persone, per me non ha prezzo».
E le primarie? E il pericolo di vedere nei gazebo una percentuale mai tanto bassa di partecipanti?
«La proposta di Epifani è molto ragionevole. Trovo congruo che quando dovremo individuare il premier di una coalizione del centrosinistra, questo processo sia frutto di una consultazione aperta».
L`impressione è che si voglia soltanto bloccare Matteo Renzi. Nel 2009 avete eletto un segretario, non un candidato, eppure le primarie non erano riservate agli iscritti.
«Quella volta eleggemmo il segretario con uno statuto che individuava in lui il candidato premier. Non eravamo al governo ma ci preparavamo a correre per quella sfida. Oggi siamo nell`esecutivo, abbiamo il premier: sono due casi distinti. Non vedo difficoltà a primarie aperte di coalizione, ma ora consentiamo agli iscritti di scegliersi il loro segretario. Sono pochi? Bene, questo dovrebbe spingerci a fare le tessere. Troviamo delle formule, come ha detto Fioroni giustamente, per portare la gente nei nostri circoli».
Sicuro che non volete soffocare Renzi?
«Nessuno soffoca nessuno. Per la premiership Epifani non ha parlato nemmeno degli albi degli elettori. Si faranno primarie aperte a tutti. Oggi invece abbiamo l` esigenza di dare razionalità a uno statuto in cui non compare nemmeno la parola congresso».
Non state mettendo Renzi alla porta provocando una scissione?
«Epifani ha una grande dote di mediazione, terrà conto del dibattito. Non a caso il voto della direzione
avverrà successivamente. Come ha detto Letta, siamo un partito, non un gruppo misto. Non voglio che se ne vada nessuno e ci mancherebbe che se ne andasse Renzi. È giusto che corra se vuole correre, quando sarà. Non è questo il problema ma che idea di partito abbiamo, come lo vogliamo costruire. Con la foga con cui si parla di regole mi piacerebbe si parlasse di idee e del nostro tessuto comune».
La Repubblica 27.07.13