Sulla credibilità delle agenzie di rating aveva già avuto modo di esprimere i suoi dubbi, ma il messaggio di fondo emerso dall’ultimo declassamento dell’Italia, ritenuto comunque «ingiustificato, se guardiamo ai fondamentali», quello di Standard&Poor’s, è difficile da smentire. Così, nonostante il Financial stability board stia cercando, come è emerso anche al G20 di Mosca che si è appena concluso, dei modi per rendere più indipendenti aziende, banche e Paesi dal giudizio delle «tre sorelle», Ignazio Visco ha detto molto chiaramente che il problema annoso dell’Italia resta la sua fragilità politica. «Il nostro Paese – ha detto in una conferenza stampa congiunta con Fabrizio Saccomanni – è in una fase critica: c’è un problema di stabilità, anche istituzionale e politica, che incide sulla capacità di cogliere le opportunità della ripresa».
Il governatore della Banca d’Italia ha espresso la previsione di un ritorno al segno positivo nel quarto trimestre, ma si è detto preoccupato delle turbolenze politiche che caratterizzano perennemente il nostro Paese. Non solo, dunque, da quando è scoppiato il caso kazako o da quando è stata resa nota l’anticipazione a fine mese della sentenza definitiva sul caso Mediaset. «Si è osservato – ha puntualizzato – che questa situazione ha portato a una revisione del rating» da parte di Standard&Poor’s del nostro debito pubblico, che è stato notoriamente motivato dalle incertezze politiche degli ultimi mesi.
Tuttavia Visco ha anche escluso, venerdì sera, che attorno all’incertezza politica che caratterizza il nostro Paese si siano coagulate preoccupazioni particolari, in seno al G20 – come è accaduto invece negli ultimi anni, soprattutto nelle fasi più acute della crisi dell’euro. Una tesi confermata anche dalla direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, durante la conferenza stampa conclusiva del G20: «non abbiamo parlato dell’Italia», ha puntualizzato. E anche Visco ha detto che «non c’è un rischio Italia».
Il governatore della Banca d’Italia ha anche ribadito che «la strada maestra è la crescita» per rimettere in carreggiata il Paese. Ma, ha aggiunto, «ci vorrà un sacco di tempo» per ritrovare «una crescita solida». Fabrizio Saccomanni ha ribadito, seduto accanto a Visco, che «ci meritiamo uno spread più basso» di quello attuale, ancora condizionato dalla crisi. Ma anche che il governo sta studiando un modo per rimediare alla difficoltà di approvvigionamento delle aziende. Serve «un’iniziativa di tipo pubblico – ha detto il responsabile dell’Economia – per trovare nuovi interlocutori che possano mettere in contatto le imprese con gli investitori disposti a investire a lungo termine, se hanno una corretta percezione del rischio e del rendimento a lungo termine».
A proposito dell’impasse del credito, Visco ha anticipato che la ricognizione del Fmi sulla solidità delle banche italiane che sarà resa nota in autunno non riserverà sorprese negative. «Il Fmi – ha sottolineato – ha condotto stress test che conducono a risultati simili a quelli della Banca d’Italia». Dovrebbero confermare, alla vigilia dell’importante analisi degli asset del sistema creditizio che la Bce condurrà il prossimo inverno – ancora in mancanza di un’autorità e di un meccanismo di risoluzione europeo unici – «che la loro capacità di tenuta, in termini di capitale, sarà buona rispetto all’eventualità di shock importanti».
Buone notizie per l’Italia arrivano, invece, sul fronte fiscale. Ieri sera il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato ha spiegato: «Penso che all’inizio dell’autunno sarà possibile annunciare che non ci sarà un punto di Iva in più e non ci sarà l’Imu sulla prima casa». Ricordando che il governo «non ha fatto scattare il punto di Iva in più» e ha rinviato la prima rata dell’Imu prima casa il ministro ha aggiunto: «Stiamo lavorando per stabilizzare queste misure e stiamo raggiungendo questo obiettivo». Riguardo all’Imu ha quindi ricordato che la sua volontà è quella di abolire la tassa non solo sulla prima casa ma anche su capannoni e edifici industriali.
La Stampa 21.07.13