Non si apre con le premesse migliori la cabina di regia che oggi dovrà affrontare, a partire dalle 14 nella sala degli Arazzi di Palazzo Chigi, le coperture per il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’Iva e per gli incentivi all’occupazione stabiliti dal decreto legge varato dal ministro Enrico Giovannini. Da una parte, il declassamento di Standard & Poor’s , che critica proprio il «differente approccio nella coalizione di governo» per coprire il disavanzo che deriva dalla sospensione dell’Imu e dell’aumento dell’Iva. Dall’altra, la decisione della Corte di Cassazione di fissare al 30 luglio la sentenza del processo Mediaset. Due notizie che rischiano di avvelenare ancora di più il clima già teso tra Pd e Pdl in vista delle decisioni importanti da prendere.Il ministro Fabrizio Saccomanni, nonostante tutto, è fiducioso: «Nella cabina di regia di domani e della prossima settimana troveremo su Iva e Imu le soluzioni migliori per il Paese, d’intesa con la maggioranza», ha assicurato ieri su Twitter . I tecnici del ministero del Tesoro hanno infatti messo a punto una serie di soluzioni alternative a quell’aumento degli acconti Ires, Irap e Irpef che aveva suscitato più di qualche mal di pancia.
Tra queste, potrebbe esserci la rimodulazione dell’Iva, ipotizzata dal ministro per i Rapporti col Parlamento Dario Franceschini. Una rivisitazione delle aliquote, spesso incongruenti, assegnate ai vari prodotti del paniere Istat potrebbe infatti far tornare i conti: tanto per fare un esempio, perché la frutta surgelata dovrebbe avere l’Iva al 4% mentre la verdura surgelata al 10%? Cambiare in maniera razionale questi elementi potrebbe essere complicato, ma servire allo scopo di evitare l’aumento più generalizzato dell’Iva, senza andare a toccare la spesa pubblica. Che è già diminuita: come si legge anche nella relazione di Saccomanni alle Commissioni finanze riunite di Camera e Senato, negli ultimi tre anni la spesa corrente «si è contratta in termini nominali di quasi 4 punti percentuali». Ed è difficile immaginare ulteriori tagli se, come è successo anche l’anno scorso, spuntano debiti fuori bilancio come funghi: nel 2012 ammontavano a 500 milioni, causati perfino dal mancato pagamento delle bollette da parte degli uffici pubblici. Anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che probabilmente oggi non sarà presente alla riunione, ieri ha chiarito che bisogna essere cauti sui tagli alla spesa pubblica (che vale 800 miliardi) e che il bilancio di quest’anno non è flessibile, perché ha già messo in conto l’Imu e l’aumento dell’Iva, che costano complessivamente 6 miliardi di euro (4 per l’Imu e 2 per l’Iva), che diventano a regime 8 miliardi (4 per l’Imu e 4 per l’Iva). Sulla tassa sulla prima casa, argomento all’ordine del giorno della riunione del 18, il Pdl è ancorato alle sue posizioni: tutte le ipotesi di rimodulazione dell’imposta circolate negli ultimi giorni, dall’aumento della franchigia alla creazione di una nuova tassa complessiva, hanno suscitato reazioni indignate. E anche sul fronte del decreto lavoro, che è in discussione al Senato, il partito si è irrigidito: il capogruppo Renato Brunetta ha parlato di «decreto legge da riscrivere». E, complici le pressioni di Rete Impresa e Confindustria, il centrodestra potrebbe cercare di far rientrare dalla finestra un articolo uscito dalla porta principale: ovvero la flessibilità sui contratti per l’Expo. Il ministro al Lavoro Enrico Giovannini aveva già previsto nella bozza del decreto la possibilità di creare dei contratti a tempo determinato senza causale per tre anni (fino al 2016) per i lavoratori dell’evento di Milano, ma lasciando poi i dettagli alla contrattazione collettiva. Un’ipotesi che il Pdl aveva bocciato, volendo bypassare proprio gli accordi coi sindacati. Ora il partito di Berlusconi vorrebbe tornare sull’argomento, chiedendo la deroga alla contrattazione nazionale e la possibilità per gli imprenditori di estendere questa formula particolare di contratto a tempo causale a tutti i lavoratori. Una strada che potrebbe però scatenare un altro conflitto: «Se si pensa di utilizzare la logica dell’Expo per rilanciare la logica della deregolamentazione del lavoro e della derogabilità dei contratti — contestano in una nota congiunta Cgil nazionale, Cgil Lombardia e Camera del lavoro di Milano — si è proprio fuori strada».
Il Corriere della Sera 10.07.13