Qualcuno dei suoi gli avrà detto: cheffai, non vorrai mica andare da Napolitano pallido-pallido? Giusto, si sarà risposto: prima mi abbronzo e poi mi piazzo davanti al presidente in tutta la bellezza del mio grigio argento su campo bronzeo.
Così, ecco Beppe Grillo, in attesa dell’incontro al Colle, galleggiare terso nelle acque della Costa Smeralda senza obiettivi da raggiungere tranne una abbronzatura «nature». Libero e bello in questa eccellente briatorata di luglio. Lo raccontano benevole le immagini che ieri hanno fatto il giro delle redazioni: lui in acqua, lui fuori dall’acqua, in barca, gli affetti, la pace, il relax.
Ma non sta andando a fondo l’Italia? È così che dobbiamo prepararci al grande tonfo di settembre? Non è forse Grillo il titolare di una forza politica di primaria importanza, oggi, nel Paese? Non è lui la sorgente di una nuova consapevolezza che si aggrappa alla decrescita felice, a uno spartanismo dal quale il piacere viene vestito con un burqua aspro e forte? Eppure, non ha fatto altro che un bagno, una immersione, ha preso un po’ di sole, alla pari di qualche milione di italiani nell’azzurro mare delle nostre inquietudini.
Non c’è male, non c’è peccato, davvero, siamo contenti che le roi s’amuse, che il re si diverta. Del resto, ha giocato una partita difficile, sotto il profilo delle relazioni istituzionali proprio a ridosso di questa sintetica vacanza. Aveva invitato il presidente della Repubblica a dire la verità sul tracollo imminente della barca tricolore, lo aveva accusato di non voler dire come stanno le cose per ingannare i cittadini, si era lamentato di non aver ricevuto risposte ad una sua richiesta di incontro al Colle.
Il Quirinale aveva spiegato di non aver ricevuto richieste formali, ma la pratica è stata celermente sbrigata: venga, anche subito, gli hanno risposto. Ci spiegheranno perché un semplice Megafono trova tanto velocemente udienza presso i più prestigiosi «ossari» del nostro impianto democratico: magari non sono banali scatolette di tonno. Tuttavia, incalzato da questa sorprendente disponibilità, Grillo aveva chiesto tempo; cioè, vuole udienza, gliela danno subito, e lui, sorprendentemente, frena: pensiamoci bene prima di pronunciare frasi immortali.
Fatto: in costa Smeralda, che è un luogo come un altro ma non è Ostia Beach. Che gli frega, lui è un megafono, non un personaggio pubblico, un politico che deve rendere conto di alcuni aspetti del suo «privato». Un genio. Ecco, allora, che se la prende comoda e squadra le cernie con occhi preoccupati perché, alle cernie – che ne sanno, beate loro – non lo comunica, a settembre si fa il botto. La Rete gli si scaglia contro. «Ecco dov’era tanto impegnato», dicono alcuni maligni. «Mentre i grillini restituiscono i soldi, lui se li gode», scrive qualcun altro riferendosi alla restituzione dei fondi pubblici inutilizzati. Dal suo sito, nel frattempo, l’ex comico spara contro il Pdl: «Vuole chiudere il mio blog».
Che la nuova legge sulla stampa che riguarda anche i blog sia pensata in primis per lui glielo fa pensare «lo stesso firmatario del disegno di legge Salvo Torrisi del Pdl, quando spiega che non c’è nessuna censura nei confronti dei 5 stelle. Ma internet non può continuare a essere il luogo virtuale dell’impunità». Intanto, il Papa – esatto, proprio il Papa – non è stato carino con lui: è vero che se l’è presa con i prelati che viaggiano in macchine lussuose, per dire che una vita di agi conclamati non fa del bene alla Chiesa, alla sua sostanza e alla sua immagine.
E vero, quindi, che non si riferiva direttamente al capo dei Cinque Stelle, ma doveva puntualizzare giusto ieri a proposito della morigeratezza dei costumi di chi ha sulle sue spalle un carico etico difficilmente smaltibile come fuffa demodé, proprio mentre le foto di Beppe raccontavano quell’aplomb sereno e sufficiente agli italiani morsi dalla crisi? Sfiga nera, più che abbronzata. Capita: o vogliamo prendercela con un Papa che deve avere certamente rubato lo spot nella cantina di Casaleggio? Giallo estate.
L’Unità 07.07.13