«Bisogna sempre ricordare che se abbiamo vincoli così stringenti sul terreno della politica fiscale è perché nel 2011 il governo Berlusconi, unico caso in Europa, si impegnò a raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2013. È un punto fondamentale che invece dimenticano in troppi», dice Stefano Fassina, viceministro dell’Economia, già responsabile economico nel Pd di Bersani.
Questa è anche la ragione per cui anziché decidere continuate a spostare il momento della scelta, dall’’Imu all’Iva fino agli F35. Il governo del rinvio.
«Non è affatto vero che questo sia il governo del rinvio. Questo è un governo di compromesso che deve tenere insieme due parti che hanno visioni, programmi interessi diversi, spesso molto diversi e distanti. Siamo arrivati in una situazione difficilissima senza margini di manovra. Eppure vorrei sottolineare che nei primi tre mesi abbiamo preso una serie di decisioni anticicliche, per dare ossigeno all’economia reale: rientra tra queste il rinvio dell’-I-mu…».
Appunto, un rinvio.
«Sarà pure un rinvio ma è anche un provvedimento anticiclico. Come il miliardo per rifinanziare la cassa integrazione in deroga, come i bonus fiscali per le ristrutturazioni edili, come i quattro miliardi per gli investimenti infrastrutturali nei centri con meno di cinquemila abitanti, come — per finire — lo sblocco dei 40 miliardi di debiti della P.a. nei confronti delle imprese. Certo la drammaticità economica e sociale del Paese richiederebbe altri interventi. Ma i vincoli sono quelli che le ho detto ».
Eppure proprio il Pdl è come se stesse all’opposizione. Seguendo il suo ragionamento il centrodestra dovrebbe protestare contro Berlusconi e non contro Letta. È così?
«Le critiche dovrebbero rivolgerle a chi ha accettato il pareggio di bilancio a quelle condizioni. Detto ciò il Pdl non sta all’opposizione, esprime il vice presidente del Consiglio che è il segretario del partito al quale, a sua volta, appartiene il premier che ha assunto gli impegni che oggi noi siamo costretti a rispettare».
Sarà, ma intanto il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha detto al Financial Times che i conti del Tesoro sono “opachi” e segreti quanto la formula della Coca-Cola.
«Non sono d’accordo. Bisogna stare molto attenti a quel che si dice. I conti pubblici italiani sono chiari e rispettano tutti gli standard europei e internazionali. Credo che sia compito di tutti valorizzare i risultati che abbiamo ottenuto in questi anni con grandi sacrifici. Il punto vero è come riuscire a cambiare in Europa il segno delle politiche di austerità».
C’è il sospetto che l’Italia abbia abbellito i suoi conti per entrare nell’euro utilizzando i derivati. È così? Si può giocare d’azzardo con i soldi pubblici?
«Non è così e nessuno ha giocato con i soldi pubblici, come ha ben spiegato il nostro Dipartimento del Tesoro. I derivati sono serviti a proteggere una parte del debito dal rischio cambio e dei tassi di interesse. Attenzione a considerare tutto ciò che è finanza come il male assoluto».
Pubblicato il 28 Giugno 2013