Apprezzamento sul metodo, guardinghi sul merito. Due ore di incontro, di prima mattina. Come promesso, Enrico Letta ha chiamato i sindacati a palazzo Chigi. Lo ha fatto in un orario molto insolito, le 9 di ieri mattina, e in modo informale, senza delegazioni al seguito. A due giorni dal Consiglio dei ministri che varerà il (primo) pacchetto Lavoro, il premier ha voluto illustrare a Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti i provvedimenti. Niente che i tre segretari generali non si aspettassero. Bonus alle aziende che assumono a tempo indeterminato con particolare, se non esclusiva, attenzione alle Regioni del Sud; ritocchi «col cacciavite » alla riforma del lavoro Fornero con pause più brevi tra un contratto e l’altro e, infine, revisione dei servizi per l’impiego. Le risorse a disposizione, un miliardo al momento, che arriverebbero da una programmazione più funzionale dei fondi europei destinati alle Regioni del Mezzogiorno, sono tali da non permettere interventi risolutivi. Sui tempi dei contratti attualmente è prevista una sospensione di 60 giorni per un contratto dalla durata inferiore ai sei mesi, mentre la pausa sale a 90 giorni per i contratti che hanno una durata superiore ai sei mesi. L’ipotesi più accreditata è quella di diminuire gli intervalli a 10 e 20 giorni. Il credito d’imposta sarà invece lo strumento per incentivare l’assuzione dei giovani (fino a 29 anni) a tempo indeterminato: un bonus fiscale che sarà destinato solo a quelle imprese che stipuleranno un nuovo contratto e non a quelle che stabilizzeranno un contratto a tempo determinato: lo scopo è quello di creare nuovi posti e non di stabilizzare posti già esistenti, seppur precari, per diminuire in modo fattivo i livelli record di disoccupazione giovanile. Quasi certamente le Regioni coinvolte saranno Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Probabile un allargamento a Abruzzo, Molise, Sardegna e Basilicata. Al presidente del Consiglio i tre leader sindacali «hanno sottolineato l’esigenza di una presa di posizione forte e di una azione incisiva del governo sulle nuove vertenze che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro», a partire dall’Indesit. Il rischio di delocalizzazioni viene ritenuto da Cgil, Cisl e Uil il vero pericolo di questi mesi e per questo hanno chiesto al governo di impegnarsi da subito per evitarli.
A LUGLIO IL CONFRONTO La vera novità riguarda invece l’impegno a confrontarsi fin «dai primi giorni di luglio» sulle richieste che erano a fondamento della grande manifestazione unitaria di sabato: «evasione fiscale», e della redistribuzione del reddito, a partire dal taglio della tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni». È quella la partita che interessa veramente ai sindacati che puntano ad una grande riforma fiscale. Sul contenuto dell’incontro i sindacti sono comunque rimasti abbottonati: «Letta non è entrato in nessun dettaglio », ha spiegato il leader della Uil Luigi Angeletti. «Abbiamo ribadito che serve una riduzione dei costi dei contratti a tempo indeterminato», ha spiegato. Píù loquace Raffaele Bonanni che ha parlato della volontà di Letta di creare un vero e proprio patto con sindacati e imprese «per costruire un’energia positiva nel Paese». «Mi pare che Letta, ma lo dirà lui, lo voglia fare su basi importanti: qui o tutti quanti convergiamo sullo stesso obiettivo o altrimenti lobby, corporazioni e interessi contrari a quelli della collettività faranno il loro comodo, nonostante la sofferenza degli italiani. Per questo – ha aggiunto Bonanni – è importante il Patto, perché bisogna preservare politiche positive». Da parte Cgil traspare invece grande prudenza. Susanna Camusso in questi giorni ha sempre accusato il governo di limitarsi agli annunci e dall’incontro di ieri la leader della Cgil non ha di certo cambiato idea: attende i fatti, provvedimenti precisi che dimostrino «il cambio di passo» richiesto al governo. Capitolo a parte merita l’ultimo impegno di Letta. Riguarda quello di «giungere rapidamente alla definizione del tema esodati». Il ministro Giovannini aveva promesso dati precisi nelle scorse settimane per un monitoraggio definitivo di quanti lavoratori siano ancora esclusi rispetto ai 130.130 salvaguardati dai tre decreti Fornero. Ma anche qui ci si limita agli impegni.Mentre i tempi si allungano.
L’Unità 25.06.13