Il rimbalzo è minimo, ma di questi tempi è già un successo. Dopo due mesi consecutivi in rosso le esportazioni italiane invertono il trend e tornano a crescere, grazie in particolare alla “novità” della mini-ripresa degli acquisti dall’Europa. Il bilancio globale del mese, aiutato dalla presenza di una giornata lavorativa in più, vede una crescita tendenziale del 4,4%, mentre rispetto al mese precedente il bilancio è in pareggio. La crescita annua è il risultato di un aumento di oltre sei punti nei paesi extraeuropei e di un guadagno del 3,1% in Europa, crescita che interrompe nella Ue i dati fortemente negativi di febbraio e marzo e che viene corroborata dal dato Eurostat che indica un significativo +4% per le spedizioni intra-europee. Determinante per il dato del Vecchio Continente è il segno più dei nostri primi due partner commerciali, Germania e Francia, ma il dato forse più inatteso è il recupero della Spagna, con un aumento del 3,9% che inverte per la prima volta un trend negativo ininterrotto dal secondo trimestre del 2011. Il risultato di aprile delle nostre esportazioni riporta così in attivo il bilancio dall’inizio dell’anno, dopo un primo trimestre che si era chiuso in rosso dello 0,7%, primo calo dalla fine del 2009. Sul fronte delle vendite estere aprile è stato tuttavia un mese positivo non solo per l’Italia, con Germania e Francia capaci di realizzare performance analoghe o anche superiori: per Berlino le esportazioni crescono infatti nel mese dell’8,5 per cento.
Dal punto di vista settoriale la ripresa è abbastanza diffusa, con un aumento a doppia cifra per alimentari, farmaceutica e articoli in pelle e una crescita comunque robusta per abbigliamento, chimica, gomma, elettronica e mobili. Quasi un punto di crescita dell’export è “spiegato” dall’andamento dei farmaci in Belgio, in forte crescita per il contributo rilevante che arriva dalla multinazionale Janssen. «Il nostro sito di Latina – spiega il numero uno della società e presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi – ha triplicato la produzione di farmaci grazie alla scelta di Johnson&Johnson di centralizzare qui molte attività mondiali tra cui l’area Otc, e in Europa il nostro hub di riferimento è proprio il Belgio». Tra gennaio e aprile per i farmaci l’export globale cresce del 19,6% ma i guai per il settore sono altrove. «Le scelte di investimento delle multinazionali – spiega Scaccabarozzi – sono spesso legate all’andamento del mercato interno e qui l’Italia è sempre più debole, non solo per il calo dei consumi ma anche per le penalizzazioni continue che subiamo, tra cui il continuo taglio dei prezzi della sanità pubblica». Se i farmaci corrono, qualche apprensione c’è invece per la meccanica made in Italy, con i prodotti in metallo a cedere lo 0,6% mentre i macchinari crescono del 3,4%, dunque al di sotto della media.
Ma il bilancio globale, come detto, resta positivo, con maggiori incassi per 1,3 miliardi rispetto allo stesso mese del 2012. Crescita che si confronta ancora una volta con il calo delle importazioni, giù del 2,6% ad aprile, sesto calo mensile consecutivo determinato quasi esclusivamente dalla frenata dell’energia, senza la quale invece i nostri acquisti dall’estero crescono su base annua di quasi due punti. L’altra area di difficoltà resta quella degli acquisti di beni durevoli, giù di oltre tre punti soprattutto a causa dell’ennesimo crollo per le auto, in calo del 7,8% ad aprile. A farne le spese sono soprattutto Germania e Francia, che vedono le proprie vendite in Italia di Mercedes, Audi, Bmw, Volkswagen, Porsche, Renault e Peugeot ridursi in media del 20 per cento. Dall’inizio dell’anno, solo per il settore auto, la Germania ha perso in Italia 625 milioni di ricavi, poco meno di 200 la Francia. In generale, da gennaio l’Italia ha acquistato dall’estero 8,6 miliardi di euro di prodotti in meno (soprattutto energia) e se questo da un lato testimonia la cronica debolezza della domanda interna, dall’altro offre un contributo positivo alla bilancia commerciale nazionale, con un saldo che nei primi quattro mesi dell’anno è attivo per 4,6 miliardi a fronte di un passivo di oltre quattro miliardi nel 2012.
Il Sole 24 ore 18.06.13